Come denunciato dall’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione, tra i requisiti per l’iscrizione all’albo degli educatori non rientra solo quello di essere in possesso di uno dei titoli di studio necessari ad esercitare la professione, ma anche quello di “essere cittadino italiano o di uno Stato membro dell’Unione europea o di uno Stato rispetto al quale vige in materia la condizione di reciprocità”.
Ciò significa che una volta entrano in pieno regime l’albo, numerosi educatori resteranno disoccupati pur essendo qualificati.
Noi di Rifondazione Comunista e Giovani Comunisti/e riteniamo indegno di un paese civile inibire ad una persona di svolgere una determinata professione in base al proprio paese di provenienza e invitiamo le educatrici e gli educatori a mobilitarsi per difendere i posti di lavoro messi a rischio da una legge che tutto fa meno che valorizzare la professione educativa.
Di Simone Antonioli