Nell’anniversario della sua scomparsa, un approfondimento sul compagno Zhou Enlai

"Zhou Enlai in meditazione". Scattata dal famoso fotografo italiano Giorgio Lodi nella Grande Sala del Popolo a Pechino il 9 gennaio 1973.

Oggi ricorre l’anniversario della morte di Zhou Enlai. Marxista, rivoluzionario e diplomatico amatissimo in tutto il mondo, fu Presidente del Comitato Nazionale e Primo Ministro della Repubblica Popolare Cinese.

Abbandonato dai genitori in Jiangsu fu adottato da una famiglia a Tiantsin. Studiò in Giappone e poi in Francia dove si avvicinò ai movimenti comunisti ed anarchici. Zhou come giovane poeta animato dai più alti ideali divenne uno dei leader del movimento studentesco del 4 maggio 1919. Nel ’20 fu arrestato come sovversivo e professò la teoria marxista in carcere. Divenne poi uno dei primi otto fondatori del Partito Comunista Cinese. In mezzo alle file degli universitari in rivolta conobbe la compagna Deng Yingchao, femminista radicale anch’essa leader del movimento studentesco di Tianjin; nacque così una struggente storia d’amore durata oltre sessant’anni.
Nel periodo dell’accademia Whampoa divenne una figura importante nei movimenti sindacali, promuovendo vari scioperi e guidando la terza rivolta armata dei lavoratori, riuscendo a scacciare le truppe dei signori della guerra Beiyang di stanza in città.
Dopo la svolta fascista di Chiang Kai-shek e le conseguenti persecuzioni che i comunisti subirono, Zhou Enlai fuggì dalla costa est e si rifugiò insieme ad un gruppo di altri compagni sopravvissuti nella base rivoluzionaria rurale centrale in Jiangxi. L’evento segnò il fallimento della tattica formulata dall’Internazionale a guida sovietica della rivoluzione operaia urbana, verrà così formula la teoria “dalle campagne colpiremo le città”; era ufficialmente iniziata la Lunga Marcia.

Si impegnò in prima persona nella guerra antimilitarista ed antimperialista giapponese e successivamente nella guerra antifascista contro il Guomingtang. Nel ’49 si può vedere sulla tribuna di Piazza Tiananmen durante la cerimonia di fondazione della “Nuova Cina”.
Come diplomatico fu un fervente internazionalista, spingendo per l’intervento dell’esercito volontario in soccorso della corea e guidando la delegazione cinese alla Conferenza di Ginevra dove raggiunse un accordo, attraverso negoziati, che permise l’indipendenza del Vietnam del Nord, ed ottenendo il riconoscimento internazionale di Laos e Cambogia.
Negli anni successivi si concentrò sullo sviluppo economico cinese, ponendo le basi per l’industrializzazione del paese e la costituzione dello stato sociale.

“Il buon primo ministro del popolo”, così come viene chiamato dai cinesi per il suo carattere calmo e gentile, morì a Pechino l’8 gennaio 1976 per un male inguaribile. Nell’aprile di quell’anno, un gran numero di membri del partito, lavoratori, studenti e persino soldati e contadini tennero una manifestazione spontanea in piazza Tiananmen a Pechino per commemorarlo.
Quando ricordiamo il compagno Zhou Enlai dobbiamo sentirci coinvolti dalle sue convinzioni salde e dai suoi nobili ideali, che si riflettono nella sua infinita lealtà al partito ed alle masse popolari. Questa è stata la fonte di forza della sua lotta per tutta la sua difficile vita. Il compagno Zhou Enlai viene ricordato come un uomo positivo ed ottimista; terremo perciò sempre a mente una delle sue più famose citazioni: -I comunisti esistono per superare le difficoltà ed andare avanti. Avere paura delle difficoltà e non saper mantenere la calma non sono qualità di un comunista.-