Fatti gravissimi accadono in Sardegna, fatti che non possiamo ignorare, fatti che dimostrano la precarietà della nostra libertà e della nostra democrazia, fatti che svelano la repressione attuata dalle forze dell’ordine contro chi si ribella alle ingiustizie.
Arrivano in Sardegna circa 40 denunce contro molti militanti, impegnati sull’isola nella lotta all’occupazione militare da parte dell’Esercito Italiano e dalla NATO, in seguito alle indagini condotte dalla Digos e dalla procura di Cagliari. Le stesse denunce arrivano prima alle redazioni dei giornali locali che agli indagati e ne scaturisce un attacco mediatico per creare il terrore fra la popolazione e le organizzazioni. È doveroso ricordare che la Sardegna ospita innumerevoli poligoni di tiro, depositi di carburante, impianti radio, campi di addestramento per forze armate italiane e straniere che causano gravi danni alla regione, con i suoi abitanti. La terra sottratta a chi la abita, gli innumerevoli danni ambientali causati dalle esercitazioni e dall’utilizzo di sostanze inquinanti nei poligoni e campi, lo spopolamento delle zone limitrofe alle fabbriche della morte sono degli esempi dei gravissimi danni causati da questa occupazione.
“È il segnale di uno Stato impaurito dalla possibilità che il popolo sardo decida finalmente di lottare per riavere indietro la sua terra, occupata abusivamente da decenni dalle Forze Armate italiane” dichiara in una nota pubblica il movimento A Foras, molto attivo sull’isola e che ha visto coinvolti in questa vicenda alcuni dei suoi militanti.
Rifondazione Comunista e i Giovani Comunisti/e saranno presenti al fianco di A Foras nella manifestazione del 12 ottobre, a Capo Frasca, per ribadire che il popolo sardo non sarà mai sottomesso a nessuno. Inoltre esprimiamo solidarietà e vicinanza a tutti coloro che sono stati vittima di questi attacchi, perché il silenzio uccide quanto le armi degli eserciti.
Giovani Comunisti/e Sardegna