Quo usque tandem Calenda?

Dopo la figuraccia rimediata in settimana davanti alla Magneti Marelli, dove gli operai lo hanno lasciato da solo e lui ha tentato di inseguirli, Calenda ha pensato bene che la risposta più adatta all’episodio fosse dare dello stalinista a Landini. Citando “cose da stalinismo degli anni ‘50”. Il povero carletto però è anche poco avvezzo con le date, visto che gli anni ’50 non si possono proprio considerare un decennio staliniano, tutt’altro. Forse Calenda pensava più al fatto che negli anni ’50 la condizione operaia in Italia era ai minimi termini in fatto di repressione e magari rimpiangeva quei tempi dove l’operaio davanti al padrone doveva, fondamentalmente, stare zitto e chinare la testa.
In realtà Calenda non ha detto questa parola a caso, non è stupido né male informato. Calenda attacca il sindacato e quindi la sinistra usando una parola che all’orecchio del cittadino medio sembra brutale, dicendo che se non si è d’accordo con lui si è per forza stalinisti e per le purghe. Questo denota ovviamente un passo in avanti nella distruzione delle categorie di sinistra, una mossa alla Berlusconi che inietta nel popolo italiano la paura dei comunisti, quando questi semplicemente non ci sono più (o almeno non come prima).
Ed in questo caso la paura dei comunisti equivale alla paura nei confronti della classe operaia e del sindacato, sintomo che Calenda, aldilà delle esternazioni di facciata, non ha alcun interesse nel portare avanti proposte politiche per una porzione di popolazione per la quale prova, da manager, solo disprezzo.
Per carità Landini non è Di Vittorio e la CGIL attuale ha più luci che ombre, ma rimane in ogni caso il maggior strumento della classe lavoratrice in questo momento. E attaccarlo così nettamente pone Calenda in una posizione di contrapposizione totale. Certo il suo elettorato (ricco, borghese e imprenditoriale) probabilmente plauderà alla frase lasciandosi abbacinare dalla salvifica figura del guru contro gli operai ignoranti e quindi a Calenda probabilmente importa poco. O forse no, data la reazione.
Ma in ogni caso, fatta la figuraccia si parla di Stalin, che sarebbe il caso lasciare dove è senza doverlo nel bene o nel male tirarlo fuori ogni due secondi. Perché questa è una riduzione ai minimi termini del confronto, dell’elaborazione e della dialettica. E sinceramente dopo un po’ ha anche stancato.