Praticare una nuova resistenza per costruire una nuova egemonia

Documento politico approvato dal coordinamento nazionale dei/delle Giovani Comunisti/e il 23 settembre 2023

La situazione politica nazionale ed internazionale presenta per noi comunisti e comuniste un quadro di analisi particolarmente complesso. L’ascesa delle destre reazionarie e post-fasciste altro non è che il metodo del grande capitale di tacitare per sempre le lotte e le rivendicazioni della classe lavoratrice. Il Governo Meloni si è immediatamente schierato dalla parte degli imprenditori e della classe padronale, affermando la solita litania della necessarietà della classe imprenditoriale che produce e crea lavoro. La retorica nazionalista e sciovinista è stata sostituita da un forte atlantismo e da un abbandono dei dettami anti-europei. La acritica adesione dei neo-fascisti all’idea liberista certo non può sorprenderci, conoscendo la storia. Il fascismo fu lo strumento del Capitale per liberarsi delle forze progressiste che aspiravano a prendere il potere. Ad oggi, dove il movimento comunista internazionale subisce un drastico ridimensionamento, queste categorie rimangono comunque sempre valide ma necessitano di essere aggiornate. Il nostro viscerale antifascismo deve coniugarsi necessariamente ad una prassi anticapitalista, antiliberista e antimperialista. Solo unendo questi fronti di pensiero e lotta, potremo rinnovare la nostra analisi.

Il nostro ruolo come avanguardia di lotta

Come Giovani Comunisti/e dobbiamo impostare la nostra azione in sintonia con le lotte ed i movimenti che agitano e percorrono il nostro paese. La giovanile non può più permettersi, come successo in passato, di concentrarsi solo su questioni dirigiste e verticistiche, di rifiutare le istanze reali di lotta di base. Ricominciare a essere riconosciuti e riconoscibili come fattori di aggregazione e di supporto alla lotta diventa per noi imprescindibile fattore di sviluppo e radicamento. Radicamento territoriale e radicamento nelle lotte: due parole d’ordine che i Giovani Comunisti/e devono ritornare a pronunciare.
Ricostruire un tessuto di lotta locale e nazionale che possa dare alla giovanile una visibilità ed una forza che per decenni non abbiamo più avuto.

Il radicamento non può prescindere dalla radicalità. Una radicalità pragmatica e non settaria, propria dei metodi e dei modus che ci contraddistinguono, evitando fughe in avanti, personalismi e prassi che non portano alla giovanile alcun giovamento. Questo non toglie una radicalità di base sia nell’analisi che sia nella prassi, evitando accordi a ribasso e mezze soluzioni. Nell’attuale situazione politica e sociale la radicalità può imprimere alla giovanile di riconquistarsi uno spazio in una generazione che la radicalità sembra, in parte, reclamarla. Il peggioramento della crisi socio-sociale non può che acuire lo scontro di classe, nonostante una prevalente egemonia culturale neoliberista. Essere irenici alle contraddizioni di classe ci può permettere di aumentare il tentativo di contro-egemonia alternativo al pensiero dominante liberista.

Il nostro lavoro di questi mesi

In questi pochi mesi di attività la giovanile ha visto, in una ritrovata unità di linea e di azione, una vitalità ed una partecipazione assai incrementate. Il lavoro dei dipartimenti ha permesso di intervenire con velocità e precisione sulle questioni politiche e sociali che hanno interessato il campo nazionale ed internazionale della Giovanile.
Il buon lavoro svolto non può però prescindere dall’analisi delle possibili difficoltà che si sono verificate e che possono verificarsi in futuro. In primo luogo centrale risulta la problematica di genere, nel momento in cui la giovanile presenta una maggioranza di compagni rispetto alle compagne assai marcata. Questo risulta essere una problematica che si riflette sia sull’attrattività esterna della giovanile, la quale potrebbe non essere capace di compiere determinate analisi o compierle in maniera poco efficace; sia sulla capacità di offrire alle compagne un posto sicuro in cui svolgere attività politica e sociale.

In secondo luogo non si può prescindere dall’analisi territoriale della giovanile, nel momento in cui vi sono moltissimi territori dove non vi siamo oppure la nostra presenza non è organizzata e/o organica. Nonostante la nascita di nuove federazioni e l’incremento del numero di iscritti ed iscritte, rimangono notevoli difficoltà nel rendere veramente nazionale la nostra organizzazione, che risulta essere presente sul territorio nazionale a macchia di leopardo. Il radicamento territoriale rappresenta per noi Giovani Comunisti/e una tematica fondamentale. Questa problematica vede una sua possibile risoluzione nei Coordinamenti regionali che, come definito nella VII Conferenza, rappresentano il tentativo della giovanile di superare l’impasse politico ed organizzativo che viviamo. La costituzione dei Coordinamenti regionali, dei quali si auspica la completa elezione entro la fine dell’anno, va nella direzione di risolvere un atavico problema di non collaborazione e cooperazione politica tra le varie federazioni. Dal 2001 in poi la questione regionale è divenuta di fondamentale importanza nell’analisi politica di noi comunisti/e. Ciò rende lo strumento ancora più necessario per noi comunisti/e. Una trattazione comune di tematiche regionali permette l’allargamento di visioni e la creazione di una dialettica interna che permette lo sviluppo di posizioni e linee più cogitate.
Nuovi strumenti per nuove sfide che ci attendono.

PER UN AUTUNNO CALDO

Cosa prevede questo autunno per l’Italia e i Giovani Comunisti? Questi due quesiti devono andare di pari passo, perché se è vero che i GC non hanno la forza per incidere sui processi sociali, in atto e nell’immediato futuro, è altrettanto vero che il rafforzamento della nostra organizzazione, tanto quantitativo quanto, soprattutto, qualitativo, espresso in termini di crescita nella capacità di analisi e in quella di partecipazione alle lotta da parte dei compagni, passa attraverso un più approfondito radicamento nei sommovimenti che inevitabilmente percorrono il paese. Emblematico, da questo punto di vista, il caso della Network Contacts, dove i compagni di Molfetta hanno saputo portare una solidarietà attiva ai lavoratori in lotta da mesi. Su questa falsariga, sarà cruciale rimanere ancorati allo scontro in corso a Mondo Convenienza, dove il nostro compito si presenta forse ancora più complesso. Da un lato, infatti, dobbiamo continuare a seguire i presidi indetti dai SI Cobas, che hanno optato per questa forma di lotta della quale abbiamo il compito di seguire la traiettoria; d’altra parte, tentare un ruolo di “colla”, nei confronti della CGIL che rappresenta la maggior parte delle RSU della GKN. Due casi, quelli appena citati, che rappresentano solamente esempi di quanto accade e accadrà in un paese in cui l’inflazione morde i salari ed il governo non è stato in grado di fornire alcuna risposta, se non la riconferma di un timido cuneo fiscale, introdotto da Draghi e in scadenza a dicembre, sul quale destino non c’è alcuna chiarezza.
A questo scenario drammatico, la CGIL ha finora risposto in maniera modesta e insufficiente, puntando tutto su manifestazioni di rito e appiattendosi sulle posizioni moderate della linea dei sindacati confederali. I bassi numeri partecipativi non impensieriscono governo e padroni e La via maestra di Landini sembra l’ennesimo tentativo di rimandare la costruzione dello sciopero generale di cui i lavoratori di questo paese hanno bisogno .
Detto questo però rimane fermo il compito dei compagni iscritti alla CGIL di partecipare alle assemblee ed ai momenti di discussione, al fine di provare non certo a spostare la linea del sindacato, quanto quello di dare dignità a posizioni che avrebbero pieno titolo a stare in un programma di lotta di un’organizzazione di lavoratori. In questo contesto la manifestazione del 7 ottobre a Roma può essere un appuntamento nazionale per la nostra giovanile che possiamo provare a caratterizzare con i temi a noi cari e sperimentare nuove comunicazioni di piazza. D’altronde, lo sciopero dei lavoratori del settore automobilistico negli Stati Uniti, uno sciopero che ha coinvolto circa il 10% degli iscritti alla UAW, lo sciopero generale dei lavoratori in Grecia, le mobilitazioni in Germania per gli aumenti salariali, ed altri esempi nel mondo dimostrano che i lavoratori sono pronti a scendere in campo se nessuno chiede loro di fare un passo indietro per mandare avanti le burocrazie sindacali. I GC sono un’organizzazione piccola, ma abbiamo le carte in regola per renderci protagonisti di un autunno che speriamo davvero caldissimo dove continuare a seguire i nostri temi: firme per il salario minimo, vertenze Mondo Convenienza, Contact Networks, campagna di reindustrializzazione della GKN, campagna contro gli omicidi sul lavoro.

Presentato da: Paolo Bertolozzi, Auro Bizzoni.

Approvato all’unanimità.