Ricostruire un rapporto dialettico, per individuare il campo dell’unità

fotoantimoQuando i comunisti in Italia avevano ancora un peso e l’egemonia culturale, il rapporto dialettico tra le parti era molto fine e raffinato. Mai si scadeva nel banale o nell’isterico personalismo.

Fa accademia lo scontro tra Italo Calvino e l’allora Segretario generale del PCI, Palmiro Togliatti, su questioni internazionali di grande portata.

Definito il terreno dello scontro, il mezzo resta unico nel suo genere, la letteratura, novelle marinaresche che ben fotografavano la situazione politica italiana e quella interna al PCI.

“La gran bonaccia delle Antille”di Calvino accusava il gruppo dirigente di immobilismo, in cui la nave corsara restava immobile dinnanzi ai galeoni papisti, mentre la risposta fu a firma di Maurizio Ferrara con “La grande caccia delle Antille” dove il Vecchio riesce a vincere contro i gabbieri. A questi due racconti la cronaca del tempo ci narra di risposte “dure” da parte di Togliatti e di quelle di Calvino.

Ove mai si leggessero i testi integrali in quel “duro” confronto politico ci si troverebbe dinnanzi ad uno livello del confronto che celava anche un profondo rispetto. Due posizioni, Calvino che con altri intellettuali più i giovani universitari del partito accusavano i fatti d’Ungheria e Togliatti dall’altro che con profondo stile difendeva con fermezza l’unità e la tenuta del partito nella società.

Il nostro congresso è andato ad articolarsi diversamente, da un lato c’è chi si è scagliato contro quello che era rimasto del precedente gruppo dirigente e dall’altro chi condivide con esso visioni e pratiche politiche. Ciò ha fatto si che, per adesso, non ci ha diviso la politica. Io che ero nella commissione elettorale posso tristemente affermare che lì è avvenuta la divisione tra le tre anime del partito, due compatte su una posizione e l’altra che indicava altre strade. Chiaramente mi assumo le mie responsabilità sul come si è concluso il congresso e dello strappo, nonostante avessi provato a mediare insieme ad altri fallendo miseramente. Capisco però che i matrimoni si fanno in due, forse, è mancata la volontà da parte di tutti. Questo strappo ha portato alle liste contrapposte. Sul punto politico il documento approvato dalla maggioranza in realtà è il documento politico che è stato scritto fino a quel momento in modo unitario, quindi per me un’ottima base da cui far ripartire il confronto e il dialogo.

Senza nascondermi dietro le formalità so benissimo che, anche se le questioni politiche non sono emerse in seno a quella che è l’attuale maggioranza, con il tempo dovranno palesarsi. L’intelligenza ci suggerirebbe un tentativo di gestione unitaria del partito, visti sia i numeri risicati della maggioranza sia la fase molto articolata, per non rischiare di cadere nello stesso immobilismo causato dagli stessi dirigenti GC che oggi sono altrove.

Prendendo le distanze dell’aria viziata del congresso uno dei temi del confronto potrebbe essere far emergere la ragione, intima, del nostro essere comunisti. Quello a cui faccio riferimento è se intendiamo la nostra militanza in seno all’unità del paese e alla risoluzione della questione sociale, o se siamo per la destabilizzazione del sistema anche (forse) in mancanza di rapporti di forza. Prima di chiudere questo mio contributo voglio specificare che queste due anime hanno sempre percorso trasversalmente tutte le aree e le tendenze del movimento operaio e comunista. Infine sulla questione sociale testardamente la continuerei a definire ancora come lo scontro capitale-lavoro e non capitale-vita semplicemente perché questa versione totalizzante parla troppo del tutto e del niente. Consapevole e speranzoso di avviare con tutti un lavoro di elaborazione teorica e pratica auguro un sincero in bocca al lupo a tutti i membri del coordinamento nazionale.
Al lavoro e alla lotta.

ANTIMO CARO ESPOSITO
coordinamento nazionale GC – Napoli

8 novembre 2015

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