Ordini del giorno approvati dal Coordinamento nazionale del 6/11/2016

Pubblichiamo gli ordini del giorno, relativi alla linea politica, approvati dal Coordinamento nazionale del 6 novembre 2016.*

 

*Tale seduta del Coordinamento Nazionale, con i relativi odg, è stata annullata dal Collegio Nazionale di Garanzia del PRC.Si mantiene la pubblicazione degli odg politici per la consultazione quale contributo alla discussione.

Odg per un Bilancio politico dell’esperienza greca (Gimona, Candeloro, Pollio)

L’organizzazione dei Giovani Comunisti/e, per legami storici e di profonda solidarietà politica con il popolo e la sinistra greca, è stata sicuramente quella più attiva ed attenta alla vicenda greca, pur con pochi mezzi la nostra organizzazione non ha mai fatto mancare il proprio sostegno e la propria complicità all’esperienza che veniva creandosi oltre lo Ionio.

Siamo stati i primi ad attivarci con video (con migliaia di visualizzazioni e larga diffusione in Grecia) e materiali per il sostegno a Syriza, probabilmente gli unici che hanno occupato ripetutamente molte facoltà di Italia per poter far parlare compagni e le compagne della nostra organizzazione sorella di Grecia.

Fin dalla creazione della lista “L’Altra Europa con Tsipras”, i/le Giovani Comunisti/e hanno ricoperto ruoli direttivi negli ambiti unitari, ruoli organizzativi per la creazione di eventi (come ad esempio la visita di Tsipras in Italia con una piazza piena di bandiere rosse) dove, avendo messo la faccia, hanno avuto la possibilità di essere riconoscibili, credibili e punto di riferimento per le altre singolarità.

L’investimento in definitiva che la nostra organizzazione ha fatto sull’esperienza greca e sulla solidarietà internazionalista ad essa legata è stato enorme e difficilmente discutibile. Ogni esperienza merita un bilancio politico, è negli obblighi dei partiti comunisti (e di chiunque investa del tempo in un’attività) la messa in discussione di un percorso, che esso abbia esiti più o meno positivi o più o meno negativi.

È un dato di fatto che l’esperienza greca sia tanto sparita dai giornali e dalle tv che dal nostro dibattito interno, in generale non sono presenti nella penisola momenti formativi e di discussione su quest’esperienza pur avendo sul nostro territorio e oltre mare ancora moltissimi compagni e compagne in grado di relazionarsi con noi. Il Partito di fatto si limita ad un rapporto formale che va poco oltre le dichiarazioni elogiative ed acritiche.

Che è successo in Grecia nell’ultimo periodo?

Dopo la vittoria dell’OXI (di un “No”) e la conseguente ed oggettiva prosecuzione di un NAI (cioè di un sì), il governo greco vive un vero e proprio commissariamento: negli uffici del parlamento di Atene è da tempo ormai installato un “checkpoint” legislativo che risponde a Bruxelles, che stabilisce se leggi e le politiche promulgate dal governo greco siano o meno compatibili con i “piani di salvataggio” a marchio Europeo.

Negli ultimi mesi gli effetti di questa cancellazione de facto dell’autonomia politica greca non sono stati meno evidenti ad occhio attendo: il 21 ottobre il governo greco appone la sua firma sul trattato CETA, il 27 ottobre i rappresentanti del governo greco votano all’Onu contro una risoluzione per il disarmo nucleare unilaterale, allineandosi al voto di Renzi che il nostro Partito ha subito denunciato. L’ennesimo rimpasto di governo è notizie di poche ore fa, il crollo di popolarità e la necessità di avere uomini di governo più “efficienti” sulle privatizzazioni in corso ha fatto gongolare pure il nostrano “Sole 24 ore”.

Sullo sfondo di tutto questa inizia il percorso del congresso della Sinistra Europea, strettamente connesso a queste vicende, che vede la discussione dell’avvicinamento o meno al Partito del Socialismo Europeo, riconosciuto come co-responsabile delle politiche neoliberiste. Il dibattito del Congresso del PCF (che propone un’alleanza politica col PS francese), unito alle discussioni in seno alla Linke e alla stessa Syriza non possono non essere messe a tema. Tutti quelli elencati, invece, sono fatti e meritano una discussione approfondita, una discussione che sia d’esempio in ogni campo della nostra attività politica: ogni esperienza deve avere un bilancio ed un’organizzazione seria ha il coraggio di arrivare alle conclusioni con un punto di vista indipendente ed autonomo dalle dinamiche politiciste della fallimentare sinistra italiana.

Pertanto il coordinamento nazionale dei Giovani Comunisti, rivendicando il proprio impegno, la propria solidarietà e complicità con l’esperienza greca fino all’OXI, avvia immediatamente una seria riflessione su quello che oggi è l’esperienza riformista di Syriza, partendo dagli ultimi sviluppi fino ad arrivare alle ragioni originarie, un’esperienza che deve mettere a giudizio il suo carattere europeista, il commissariamento del governo di Atene da parte della Troika. Una seria riflessione impone un ragionamento libero anche su noi stessi, sui nostri errori di valutazione e, partendo da questi, su quali prospettive politiche rivoluzionare possa essere costruita un’alleanza dei popoli mediterranei.

Odg Costruire il popolo (Candeloro, Pascale)

I Giovani Comunisti/e intendono porre tra le priorità della propria attività politica la lotta egemonica per la costruzione del popolo, identificando nell’affermazione di un egemonia culturale di tipo progressista, uno dei presupposti per combattere l’atomizzazione sociale, costruire identità politiche e creare il terreno per riattualizzare la lotta di classe negli anni dieci del ventunesimo secolo.

Ritengono, infatti, di far parte di una generazione che, per motivazioni storiche ed economiche, non si riesce a riconoscere più in maniera maggioritaria in alcuna identità politica, e per questo motivo ritengono necessaria ripartire dal riconoscimento in identità sociali e dall’individuazione di alcuni temi in grado di essere aggregativi di un fronte sociale, e divisivi rispetto a coloro che ancora detengono le leve dello sfruttamento economico, finanziario e politico.

In un momento storico come l’attuale, caratterizzato dal rilevante ruolo dei media e dei social networks nella costruzione del senso comune, i giovani comunisti/e ritengono quindi essenziale analizzare la modalità di funzionamento di tali mezzi, sia dal lato di estrazione di plusvalore che linguistico, identificare le tematiche che potrebbero avere un ruolo egemonico al fine della costruzione del senso comune del popolo, capire come utilizzare i mezzi di comunicazione nella maniera più proficua per effettuare questo lavoro all’interno della società,allargando il campo oltre la sinistra storica.

Si impegnano, perciò, a dedicare i prossimi mesi ad una tale analisi e alla costruzione di un discorso politico capace di raggiungere gli obiettivi appena descritti, e si vincolano, a partire dal 2017, a portare avanti in maniera compatta il linguaggio politico così elaborato in tutte le proprie attività e contesti territoriali.

Odg “Per il superamento della parola d’ordine di unità della sinistra, per la costruzione di un fronte popolare per la transizione al socialismo (Candeloro, Martinelli, Di Cesare)

Conformemente al documento di indirizzo strategico approvato dal Coordinamento Nazionale in data 17 gennaio 2016, e tenuto conto del completo fallimento della costituente della Sinistra e del cattivo risultato elettorale dei comunisti alle recenti amministrative,che hanno portato a una riduzione ai minimi storici del numero di eletti comunisti, nonché a serie difficoltà di riconoscibilità da parte dei cittadini, i Giovani Comunisti intendono abbandonare la parola d’ordine dell’Unità della Sinistra, così come la conseguente associazione strategica con forze della “sinistra” borghese il cui intento di “umana” e solidale gestione del capitalismo è intimamente incompatibile con la nostra prospettiva strategica di abbattimento rivoluzionario del capitalismo, nonché con la necessità tattica di prendere le distanze da forze e personaggi compromessi con l’ordine vigente e (spesso non a torto) percepiti dalla nostra classe di riferimento come parte di una “casta” volta solo all’autoconservazione. A ciò si aggiungono la scarsa sensibilità di alcuni di questi interlocutori alla questione morale e loro dubbi e pericolosi legami internazionali,quali emersi in occasione delle crisi siriana, libica e ucraina e su cui il recente scandalo Dc Leaks (a prescindere dalle inestricabili vicende di spionaggio internazionale che hanno dato luogo all’hackeraggio e alla sua successiva diffusione) sembra gettare ombre assai inquietanti.

Piuttosto che lo spettro di una “unità della sinistra”, con forze che remano in ben altra direzione rispetto a ogni sincero rivoluzionario,riteniamo necessario evocare la parola d’ordine della ricostruzione del fronte popolare: senza più scorciatoie politiciste, una strada di partecipazione attiva alle lotte e di creazione, ove non ve ne siano, di nuovi fronti di lotta e di movimento al fine di far esplodere le contraddizioni sociali insite nel nostro sistema economico e politico. Una partecipazione nei movimenti di lotta non acritica, ma quale luogo dove poter affiancare la necessaria lotta economica particolaristica alla necessità di prospettiva teorica e strategica che solo una organizzazione comunista può offrire senza il rischio di finire in logiche tradeunioniste o culturalmente subalterne.

Radicalità, riconoscibilità politica, organizzazione del conflitto, messa a disposizione di chi voglia intraprendere le lotte in cui noi stessi ci riconosciamo, del Partito e delle sue strutture, un impegno sincero per la riaggregazione della diaspora comunista, guardando in primis a tutti quei compagni che abbiamo perso per strada nel corso della nostra storia: tutti questi caratteri dovranno caratterizzare i GC, adoperandosi anche perché un simile sviluppo, irraggiandosi dalla giovanile, possa diventare patrimonio comune di tutto il Partito e salvarlo dalla spirale di confusione, incertezza e politicismo in cui pare immerso.

Si dà mandato all’Esecutivo nazionale di definire campagne di informazione e di aggregazione coerenti con la parola d’ordine del fronte popolare per la transizione al socialismo; di provvedere alla diffusione in forma indipendente tramite propri mezzi e presso gli organi di informazione nazionali di deliberazioni e prese di posizione della giovanile sul tema; di improntare ad una maggiore autonomia e indipendenza i rapporti dei GC con altri movimenti e organizzazioni politiche, privilegiando i rapporti con quelle organizzazioni e quei collettivi che, per il loro profilo programmatico o per la loro oggettiva attività, siano effettivamente parte integrante del conflitto sociale e non semplici organismi volti all’autoconservazione e alla costruzione di ceto politico, sindacale o di movimento; di riferire questa posizione assunta dal coordinamento nazionale all’interno degli organismi dirigenti di cui statutariamente fanno parte i due portavoce (fatta salvo ovviamente la possibilità di assumere posizioni diverse in quanto dirigenti del partito, oltre che della giovanile), e stimolare una discussione nel corpo diffuso del Partito sul tema del superamento della parola d’ordine dell’“Unità della Sinistra”.

Odg Rompere la gabbia dell’UE (Gimona, Pascale, Zolea)

Conformemente al documento di indirizzo strategico approvato dal Coordinamento Nazionale in data 17 gennaio 2016, i Giovani Comunisti ribadiscono la propria valutazione politica strategica dell’Unione Europea come una sovrastruttura politica intimamente reazionaria, liberista e irriformabile, una dittatura del grande capitale la cui permanenza soffoca ogni prospettiva di cambiamento rivoluzionario e progressista nel continente, condannando le masse popolari a una perenne e irreversibile degradazione dei propri diritti e condizioni materiali di esistenza, mentre la ricchezza sociale si concentra sempre più in meno mani. Per rendere possibile qualunque avanzamento del conflitto sociale e delle istanze dei lavoratori, i Giovani Comunisti reputano pertanto prioritario l’abbattimento dell’Unione Europea e della moneta unica europea, in questo momento più che mai vacillanti e finalmente vulnerabili, e promuoveranno una campagna nazionale per l’uscita dell’Italia dall’Unione Europea, dall’Euro e dalla NATO, chiedendo lamassima mobilitazione di ogni territorio. Tale campagna dovrà essere articolata con parole d’ordine chiare, che associno le istituzioni e gli organismi della governance europea, nonché i loro presupposti politici di sussidiarietà e primato del mercato alle concrete sofferenze dellemasse popolari, recuperando la centralità della dimensione nazionale nella battaglia strategica per la rivoluzione socialista e adottando una campagna volta a costruire un sentimento popolare di contrapposizione tra lavoratori, a prescindere dalla nazionalità, e capitale parassitario, in antitesi alla propaganda xenofoba e razzista delle destre neofasciste.

L’intento di costruire un fronte sociale progressista in ambito giovanile intorno alla parola d’ordine dell’uscita dall’UE dovrà avere un ruolo centrale nella prossima attività dei GC e nella costruzione di un profilo pubblico dell’organizzazione, maggiormente definito e attrattivo. Si dà mandato all’Esecutivo nazionale di definire e avviare la suddetta campagna, riferendone periodicamente al Coordinamento nazionale lo stato di avanzamento; di provvedere alla diffusione presso gli organi di informazione nazionali e internazionali delle deliberazioni e prese di posizione della giovanile sull’Unione Europea; di improntare al nuovo ordine di priorità i rapporti internazionali dei GC, privilegiando i rapporti con quelle organizzazioni giovanili che, per il loro profilo programmatico o per la loro oggettiva attività, condividano questa prospettiva di abbattimento dell’UE come passo necessario e prioritario per il diffondersi di una prospettiva rivoluzionaria nel nostro continente; di riferire questa posizione assunta dal coordinamento nazionale all’interno degli organismi dirigenti di cui statutariamente fanno parte i due portavoce (fatta salvo ovviamente la possibilità di assumere posizioni diverse in quanto dirigenti del partito, oltre che della giovanile), discutere un coordinamento con le attività internazionali del Partito e sollecitare una più marcata presa di posizione del Partito contro l’UE e la sua assunzione della parola d’ordine dell’uscita dalla moneta unica e dall’Unione.

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