L’asino di Buridano-Calenda, che non sa scegliere tra destra e sinistra.

Il congresso di Azione finalmente ci consegna l’estremista di centro. Una categoria fantapolitica che trovava
talvolta spazio nella satira come ossimoro, come un concetto impossibile; si può essere estremisti solo se si
è di destra o sinistra, NAR o BR, Servire il Popolo o Terza Posizione.
Ed invece l’impossibile si è avverato nel luogo meno quotato per un miracolo: il congresso nazionale di
Azione.
Il liberale Calenda ha affermato che è necessaria la cancellazione di un altro partito, il Movimento 5 Stelle,
perché esso ha delle idee diverse su alcuni temi. Ecco formatosi l’estremista di centro, pronto a mettere le
bombe nei chioschi di giornali che vendono il Fatto Quotidiano.
Affermare, nel nostro sistema repubblicano che tendenzialmente è lontano da questo linguaggio
(linguaggio, magari non dalla celata intenzione), soprattutto quei partiti o movimenti di stampo liberale,
questa affermazione di cancellazione dell’avversario politico è abbastanza grave. Eppure è passata come
uno scherzo, una boutade, una notizia di cui discutere in positivo e non in negativo.
Questo può destare un po’ di preoccupazione soprattutto per quella tendenza che hanno ed hanno avuto i
liberali in Italia che al momento di scegliere cosa fare dei comunisti, hanno preso la stessa decisione dei
fascisti o presunti tali. Se a dover essere cancellato è il Movimento 5 Stelle, che pure ha delle posizioni che
sono condivisibili e condivise a sinistra, perché ritiene sbagliato destinare 800 miliardi di euro al riarmo
europeo agitando lo spettro dell’invasione russa, figuriamoci cosa può pensare l’ex ministro Calenda dei
comunisti e delle comuniste. Di gente che vuol fare addirittura la rivoluzione, che vuol dare il potere agli
operai. Che roba contessa!
Ora il secondo momento di creazione dell’estremista di Centro Calenda è stato quando la Meloni è salita sul
palco ed ha detto che dopo la relazione di Carletto avrebbe portato lei un vento di moderatismo in quella
assise. E la cosa divertente è che aveva ragione. Tant’è che il pensierino di far fuori la Lega dalla compagine
governativa per sostituirla con il centro di Azione e magari Italia Viva le sarà sicuramente venuto, tant’è che
ha dovuto rassicurare la stampa che non vuole assolutamente un rimpasto di governo. Excusatio non
petita, accusatio manifesta (?).
Se uno ha vagamente presente la storia italiana non può che consegnare il commento di questo bello
spettacolino alla massima attribuita a Marx “la storia si ripete sempre due volte, la prima volta come
tragedia, la seconda come farsa”. Un centinaio di anni fa fascisti e liberali si unirono per fermare socialisti e
comunisti, oggi si trovano concordi sul tema della guerra e della cancellazione del nemico politico.
In verità non possiamo semplificare come appena fatto ed è giusto porre i tasselli nelle giuste posizioni: FdI
è leggermente meno pericoloso del PNF, il movimento socialista e comunista non esiste più, i liberali invece
sono più o meno rimasti gli stessi, ed è per questo che fanno paura.
Non si può neanche definire il Movimento 5 Stelle come socialista o comunista, certo. Al massimo possiamo
parlare di soggetto tendenzialmente socialdemocratico, ma con il primo rappresentante in Italia della post
politica e del concetto della grande tenda è difficile porre etichette e categorie novecentesche (purtroppo).
La riproposizione del 1921 sarebbe farsesca se non vi fosse il riarmo europeo come spada di Damocle sulle
nostre teste. L’ubriacatura bellicista dei liberali italiani ed europei (e purtroppo non solo dei liberali)
assomiglia molto di più ad una tragedia, ad un’imminente tragedia. Forse una tragedia bellica, di sicuro una
tragedia sociale, determinata dall’aumento della spesa militare, della fine dei fondi di coesione sociale,
della volontà di aumentare la percentuale di PIL destinata all’apparato bellico, a discapito ovviamente dei
bisogni di cittadine e cittadini.
E quindi, con un PD lacerato dagli scontri interni e con una fronda moderata che disobbedisce agli ordini di
scuderia nelle votazioni europee da una parte, ed una FdI pronta a farli entrare al governo Calenda si trova
come l’asino di Buridano, a dover scegliere tra bere e mangiare.
La speranza è che faccia come l’asino e non riesca a scegliere, consumandosi fino a cessare di esistere.
La Storia però ci ha insegnato diversamente, purtroppo.

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