Lacrime e sangue? Abbiamo già dato.

Un nome che circolava da tempo, se non da anni. Mario Draghi è stato investito del compito di formare un nuovo governo. Mattarella ha chiesto un governo che non si identifichi “con nessuna formula politica”. Molti hanno considerato la scelta di Draghi l’ennesimo fallimento della classe politica italiana, ma in realtà dietro questo nuovo governo tecnico tutto è politico. Politica è la manovra condotta da Renzi e da settori di Confindustria per portare Draghi al governo, politica è la scelta del Quirinale di investire sull’ex governatore della BCE, politiche saranno tutte le scelte future di Draghi – qualora formasse il governo – in nome “della stabilità, della salute, delle future generazioni” eccetera e eccetera.

Sono formule a cui ci aveva già abituato l’ultimo governo tecnico, quello di Mario Monti, esattamente dieci anni fa. Quel governo fu una macelleria sociale condotta contro il lavoro, la scuola, l’università, i più giovani sempre più condannati alla precarietà, gli adulti in procinto di andare in pensione. Un futuro esecutivo Draghi marcherà un’evidente discontinuità rispetto agli ultimi mesi: le politiche di austerità che erano state quantomeno messe in discussione, ora potrebbero tornare con tutto il loro impatto sociale devastante. Blocco degli sfratti e dei licenziamenti, gestione del Recovery Fund, misure per la crisi post-pandemica. Sono i grandi punti attorno a cui si percepirà la portata del nuovo governo.

Noi saremo dall’altra parte: pronti a batterci contro il governo delle politiche lacrime e sangue in nome dei profitti di pochi.