Coronavirus: che fare

L’allarme Coronavirus che stiamo vivendo, in primo luogo nelle nostre Regioni e ora in tutta Italia con l’allargamento della zona rossa, non deve fermarci dal riflettere sulla situazione della sanità e del lavoro in Italia e delle riforme che in questi anni hanno permesso privatizzazioni della sanità e precarizzazione del mondo del lavoro. Non basta chiudere bar e locali se i governi regionali lasciano mano libera alle imprese che giovano del lavoro in appalto o tardano nel rendersi conto che i tagli alla sanità di questi anni hanno reso impossibile qualsiasi tipo di prevenzione efficace e pericoloso l’aggravarsi di qualsiasi epidemia.

Alla luce di ciò chiediamo che istituzioni e sindacati si interroghino su quanto c’è da fare a partire a livello amministrativo dal ritiro di qualsivoglia proposta di autonomia differenziata e all’inizio di un processo di messa in discussione da parte delle nostre Regioni del sistema sanitario regionale, favorendo una rinazionalizzazione del SSN, ora diviso in venti sistemi sanitari, uno per Regione. Una riforma del ruolo dei privati nel sistema sanitario, abolendo l’intra moenia e rivedendo il sistema degli accrediti.

A livello sanitario chiediamo la contrattualizzazione degli specializzandi negli ospedali, di cui spesso si fa abuso, la contrattualizzazione dei precari nella sanità, la riapertura di tutti i plessi ospedalieri chiusi negli ultimi anni.

Chiediamo ai sindacati che facciano sentire la loro voce nel mondo del lavoro, soprattutto nelle imprese che non possono garantire la sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici, per l’applicazione della cassaintegrazione in deroga per tutte le aziende che possono giovarsene, denunciando pubblicamente i datori che non ne facciano uso. Riteniamo inoltre più attuale che mai una ferma denuncia del lavoro in appalto e dei lavoratori e lavoratrici costretti a lavorare nonostante il pericolo di contagio, oggi letteralmente la precarizzazione nuoce gravemente alla salute.

Riteniamo necessaria una moratoria sugli affitti, in particolare delle attività commerciali, affinché i negozianti non abbiano alcun motivo valido per licenziare i propri dipendenti. Inoltre è necessario che vengano cessati immediatamente tutti gli sgomberi effettuati dai comuni in questi giorni, già vergognosi vista la pessima situazione dell’edilizia popolare in Italia e dei dormitori, oggi anche pericolosi, visto l’aumentare del rischio di contagio per gli sgomberati.

Chiediamo infine l’applicazione di misure quali un’amnistia per i reati minori e la conversione delle pene dalla reclusione in carcere ai domiciliari affinché vengano svuotate le carceri, già sovraffollate ed in pessime condizioni, ora soggette alle limitazioni del rischio epidemiologico, limitazioni che non hanno alcun senso fino a quando il numero dei detenuti è assai superiore alla capacità dei plessi carcerari.

Le Segreterie di Rifondazione Comunista e i/le Giovani Comunisti/e di Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna