Gran Bretagna: le elezioni generali e una Brexit incerta

Il 12 Dicembre 2019 si terranno le general elections nel Regno Unito. Questa volta, come dicevano I Monty Phyton in un celebre film, è “qualcosa di diverso” rispetto alle ultime general elections: la Brexit non è ancora conclusa, la situazione è abbastanza instabile e difficile da prevedere.

Riassumendo, le coalizioni principali sono tre: Brexit Party e Conservative party (guidati da Boris Johnson e Nigel Farage) il cui scopo principale è concludere la Brexit dopo tre anni di tentativi falliti di uscita dall’UE e con un’agenda politica molto di destra, Labour e Co-op Party (guidato da Jeremy Corbyn) che vuole dare “l’ultima parola su Brexit” agli elettori, finanziare il sistema sanitario pubblico britannico e l’edilizia popolare, e il blocco europeista LibDems-Plaid Cymru-Green Party (guidato da Jo Swinson, Adam Price e Sian Berry) che si è unito principalmente per bloccare la Brexit ma con differenti programmi all’interno della stessa coalizione. Fuori da queste tre alleanze ci sono lo Scottish National Party (partito di centro sinistra che supporta l’indipendentismo scozzese) e in nord Irlanda il Sinn Fein (partito di sinistra e repubblicano che vuole riunire l’Irlanda) e l’estrema destra del DUP.

Non c’è molto da dire sui Tories: in questi anni è stata palese la loro incapacità di realizzare il loro programma, fallendo tutti i tentativi di concludere la Brexit e di realizzare le loro politiche regressive. Il Labour ha un programma molto progressista e spiccatamente socialista, un’eccezione nel PSE. La terza coalizione ha come punto principale quello di bloccare la Brexit pur con tre programme diversi: per esempio i LibDems sono fortemente unionisti, contro il referendum in Scozia e politicamente centristi, mentre il Plaid Cymru – che è il più importante partito del Galles e siede al Parlamento Europeo nello stesso gruppo del SNP – e il Green Party hanno un programma ecosocialista. Questa strategia è stata criticata anche da membri importanti del Green Party, come Magid che ha suggerito di non dividere il voto tra i partiti a favore del Remain.

La febbre del voto utile si affaccia anche tra gli elettori britannici (nel Regno Unito c’è una legge elettorale maggioritaria), con elettori propensi ad un voto che possa Conservatori e Brexiters. Tuttavia bisogna ricordare che i LibDems hanno governato per cinque anni con i Tories e si sono rifiutati di formare un governo progressista guidato dal Labour per bloccare la Brexit. Come sappiamo in Italia il voto utile è solo un modo per scegliere “il meno peggio” che continuerà lo stesso programma antipopolare usando parole più dolci ed è impossibile avere fiducia in questo tipo di partiti.
Per concludere, c’è solo un voto tattico: votare per chi supporta politiche di sinistra ed ha più probabilità di sedere nella Casa dei comuni. Queste elezioni non sono solo un test per il Regno Unito, ma anche per il futuro dell’Europa.

Raffaele Grande – dipartimento esteri GC

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