A cosa serve l’utopia? Per continuare a camminare.

L’utopia è come l’orizzonte: cammino due passi, e si allontana di due passi.
Cammino dieci passi, e si allontana di dieci passi. L’orizzonte è irraggiungibile.
E allora, a cosa serve l’utopia?
A questo serve, per continuare a camminare.
Eduardo Galeano

Il 26 Maggio in molti comuni d’Italia, oltre all’atteso evento delle europee, si terranno le elezioni per il rinnovo delle amministrazioni comunali. Si tratta di un appuntamento che coincide con una fase profondamente difficile per un Paese che sembra essersi abbandonato al più bieco individualismo, alla paura dell’altro, all’aporofobia, che reagisce impetuosamente alle sirene del razzismo, della xenofobia, della discriminazione economica e che di contro vede le sinistre, e noi con loro, uscire da un trend negativo di consenso, trovandosi in un campo smantellato e tutto da ricostruire alla luce delle sfide della fase e di un popolo disperso in una diaspora di gruppi più o meno rilevanti e più o meno litigiosi tra loro. Riteniamo questo un percorso fondamentale per la crescita di ogni singolo militante dei/lle Giovani Comunisti/e, in quanto la buona pratica della militanza comunista si rinviene nel consenso popolare che ottiene, ed un indicatore importante di essa sono sicuramente le elezioni, specie di un’istituzione così vicina al cittadino come il Comune. La campagna elettorale inoltre può rivelarsi di primaria importanza per diversi motivi; primariamente perché è un periodo in cui la percentuale dei cittadini che si interessa alla politica aumenta, di conseguenza si possono intrecciare rapporti importanti con le vertenze e le lotte locali ed inoltre si possono veicolare con più facilità le nostre proposte programmatiche. Come Giovani Comunisti/e riteniamo che sia importante caratterizzarci anche all’interno delle liste del partito o unitarie nelle quali siamo presenti, con delle proposte che siano al tempo stesso pragmatiche, perché attuabili sin dal giorno dopo le elezioni, sia innovative, perché è compito dei giovani quello di portare all’interno dei movimenti nuove pratiche, nuove politiche, nuove strade. Ci permettiamo di dare alcuni piccoli stimoli che, qualora non fossero già stati attuati nei comuni al voto, potrebbero essere un buon punto di partenza per un’amministrazione veramente differente rispetto al piattume dell’amministrazione dell’esistente operato dai liberisti di ogni risma.

La tematica ambientale è con molta probabilità una delle più cogenti per la nostra generazione, la massa di giovani che si è ritrovata a scioperare per chiedere un ambiente più salubre ed un mondo in cui la produzione sia più sostenibile, per la natura e l’uomo è sicuramente una contraddizione sulla quale i comunisti insistono da sempre, che si interseca dunque con il movimento reale. Nel concreto della proposta locale, essa deve essere necessariamente ben curata, ed alcuni piccoli accorgimenti possono aiutarci subito a fare un cambio di passo, qualora non fossero già stati intrapresi. L’eliminazione delle posate usa e getta e l’introduzione di materiale lavabile nelle mense, a partire da quelle scolastiche, può sicuramente essere un passo rapido con il quale dare un primo ma importante segnale nella gestione delle municipalità. Contando sulle peculiarità geografiche e demografiche che ogni Comune si trova a dover affrontare l’obiettivo è quello di incentivare un percorso verso la strategia “Rifiuti Zero”, che porti a una un ciclo virtuoso del rifiuto in modo che da un peso sociale diventi una risorsa economica e generi un indotto lavorativo.

Da anni purtroppo i comuni non hanno più lo spazio di manovra di un tempo, sia per ragioni economiche che di competenze. Per poter aggirare questo vincolo è perciò importante monitorare costantemente le opportunità rappresentate dai programmi europei. Calibrandolo sulle dimensioni dei comuni sarebbe vantaggioso istituire un ufficio che si occupi in misura prevalente di costruire progetti e reti per l’intercettazione dei fondi insiti nei programmi, che riesca a trascinare e lavorare in modo integrato con le amministrazioni e le realtà locali più importanti, che vada quindi a intercettare le necessità territoriali e che ne vada a colmare le problematicità non gravando sul bilancio comunale ma andando ad aggredire fondi da utilizzare per strutturare progetti su ogni tematica e di vari gradi di complessità e vastità.

Per ridurre la distanza tra amministrazione e cittadino si può subito proporre l’introduzione della pratica di bilancio partecipato, una forma di partecipazione diretta dei cittadini alla vita politica della propria città, consistente nell’assegnare una quota di bilancio dell’Ente locale alla diretta gestione dei cittadini, permettendogli in questo modo di interagire e dialogare con le scelte delle Amministrazioni per modificarle a proprio beneficio in un meccanismo di gestione virtuoso della cosa pubblica. Questa pratica è sicuramente un punto di rottura molto importante con la normale amministrazione delle nostre città, e risulta anche direttamente un’azione di diffusione del potere.

Infine un’ultima battaglia nella quale i/le Giovani Comunisti/e possono distinguersi rispetto al panorama della sinistra riguarda la battaglia sulla cannabis terapeutica. Quello che sta in molte Regioni configurandosi come un diritto, ovvero il curarsi tramite cannabis, risulta di fatto come un non-diritto, in quanto è arcinota la difficoltà per lo Stato di sopperire alla scarsità di terapia legittimamente richiesta dai malati. Si devono coadiuvare i cittadini che hanno questa necessità medica nella costituzione di cannabis social club delle municipalità. L’obiettivo è quello di dare un supporto fattuale a tutte quelle persone che si curano con la cannabis e che hanno gravi difficoltà nel reperimento della propria medicina, unire interessi simili e convergenti per sensibilizzare la cittadinanza e fare pressione sulle istituzioni; dunque non incentivare il suo uso ma permettere ai malati di poter usufruire di un diritto e di spingere le istituzioni verso l’autoproduzione collettiva, la gestione democratica e la socialità nella produzione della terapia.

Riccardo Nicosanti – Coordinamento Nazionale Giovani Comunisti/e