Licei Brevi: E’ ora di cambiare rotta. Con urgenza
Apprendiamo con ferma contrarietà ma senza sorpresa la notizia della firma, da parte del Ministro dell’Istruzione, del decreto che dà l’avvio alla sperimentazione dei licei in 4 anni, con le prime 100 scuole che hanno aderito e che potrebbe fare da apripista ad un modello esteso a tutti gli istituti secondari superiori.
Apprendiamo ciò senza sorpresa, si diceva, perché la misura è in perfetta continuità con le politiche squisitamente di destra portate avanti dal governo Renzi e dall’attuale, che ne è una fotocopia sbiadita nei toni ma ahinoì identica nei contenuti : il processo di riduzione degli spazi, dei tempi, del significato e delle prospettive della formazione scolastica nel nostro Paese continua, applicando i medesimi modelli neoliberisti (vedi laurea breve) che hanno portato l’Italia a sprofondare nella barbarie culturale, economica e valoriale che colpisce lo scenario sociale che quotidianamente vediamo e viviamo.
In un periodo di storico di aumento degli abbandoni scolastici, di fragilità del ruolo dell’istruzione,di definanziamento e di svuotamento progressivo della funzione di emancipazione della scuola, il governo pensa bene di ridurre di un anno la scuola secondaria, congestionando l’offerta didattica in 4 anni con un aumento delle ore annuali, introducendo per la supervisione non meglio precisati comitati scientifici e modificando i piani di offerta formativa.
Il tutto ovviamente senza sfiorare il tema cruciale : quello del rifinanziamento organico e strutturale al mondo dell’istruzione, dal punto di vista qualitativo della didattica e infrastrutturale, senza andare a ripensare il ruolo dei saperi ma anzi rilanciando sull’ambiguo tema della valutazione.
Apprendiamo quindi inevitabilmente con ferma contrarietà, continuando a rivendicare una scuola inclusiva, pubblica, gratuita ed attenta : attenta a non lasciare indietro nessuno, attenta e concentrata sul proprio ruolo – centrale – in una società sempre più priva di riferimenti e di modelli culturali.
Una scuola che non diventi semplice meccanismo asservito ad una logica esclusivamente valutativa ed “aziendalizzata”.
Una scuola che valorizzi territori, esperienze, differenze e che abbia gli strumenti e i bagagli per affrontare le sfide di questi decenni di impoverimento morale.
Una scuola che oggi non può permettersi di essere il laboratorio di misure che mirano ad un contingentamento dei tempi, sacrificati in nome di efficienza e profitto.
E’ ora di cambiare rotta.
Con urgenza
Filippo Vergassola – Responsabile Scuola e Università Giovani Comunisti/e