Non solo l’utero, anche la testa è mia!

Le polemiche che in questi giorni si stanno susseguendo sui social e sui mezzi d’informazione sono davvero aberranti e, non credo affatto di esagerare, soprattutto se pensiamo che certe affermazione sono venute proprio dalla voce di due donne.

La presa di posizione dell’Onorevole Giorgia Meloni, in uno dei suoi post parla di discriminazione nei riguardi dei medici obiettori, probabilmente però non si è resa conto che è lei stessa a produrre una discriminazione nei confronti di tutte quelle donne che nel momento in cui per mille e più motivi potrebbero voler interrompere una eventuale gravidanza devono scontrarsi con il muro dell’obiezione.

La legge 194, approvata nel 1978, è stata una grande conquista per tutte le donne, porta con sé il principio di autodeterminazione (che non è solo dei popoli!); questo principio affonda le sue radici nella storia di tante donne che già nel cosiddetto secolo dei lumi ( penso a Olympe de Gouges pubblicava la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina nel 1791), rivendicavano la libertà di poter scegliere e nel caso specifico di poter scegliere di interrompere una gravidanza che per una serie  di motivi può non essere desiderata.

Si può non volere un figlio perché è frutto di una violenza, perché non è il momento giusto, perché costituirebbe un rischio per la salute della donna e per l’eventuale nascituro, si può semplicemente non volerne.

Abortire, così come portare avanti una gravidanza, ha delle conseguenze, dei risvolti fisici e psicologici che non possono e non devono essere sottoposti a giudizio alcuno.

Il testo di legge (per quanto possa sembrare obsoleto sotto alcuni punti di vista) è chiaro, dice che “la donna può interrompere la gravidanza entro i primi 90 giorni. La donna che accusi circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica, in relazione o al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, o a previsioni di anomalie o malformazioni del concepito, può rivolgersi ad un consultorio pubblico o a una struttura socio-sanitaria a ciò abilitata dalla regione, o a un medico di sua fiducia”.

Capite bene quindi da dove viene la discriminazione…

Lo scopo è quello di garantire alle donne che si trovino in specifiche condizioni la possibilità di poter interrompere la gravidanza.

L’articolo 15 della suddetta legge stabilisce inoltre che “le Regioni, d’intesa con le Università e gli enti ospedalieri, promuovono l’aggiornamento del personale sanitario (…) sui problemi della procreazione cosciente responsabile, (…) e sull’uso delle tecniche più moderne, più rispettose della integrità fisica e psichica della donna e meno rischiose per l’interruzione di gravidanza.”

Possiamo dire quindi che il governatore del Lazio ha messo in atto un provvedimento che possa rendere effettivo un diritto, senza mettere in atto discriminazione alcuna; ha agito in forza di legge, quella stessa legge il ministro Lorenzin chiede di rispettare; rispettare una legge però significa rispettarla nella sua interezza e non solo negli aspetti che più ci fanno comodo!

La legge 194, recita il testo stesso, non è nata come strumento di controllo delle nascite (per quello ci sono i preservativi) ma nasce dalla precisa volontà di poter permettere ad una donna di poter decidere di gestire il proprio corpo. Non è stato messo in discussione il diritto di invocare l’obiezione di coscienza che peraltro la legge stessa non mette in discussione.

Siamo donne e uomini liberi e, liberamente decidiamo di seguire un credo piuttosto che un altro, liberamente decidiamo di non seguirne alcuno, liberamente scegliamo cosa indossare, liberamente decidiamo di non volere figli e altrettanto liberamente decidiamo di volerne.

Non si è affatto snaturato l’impianto della legge come pure alcuni esponenti del clero in questi giorni hanno affermato. Non si possono accettare certe ingerenze in uno stato che si definisce laico! Altro che “dittatura della morte” come afferma Giorgia Meloni, qui l’unica cosa che si vuol far morire è la libertà di scelta, è il principio di autodeterminazione. Ciò che per l’ennesima volta è stato calpestato è il corpo delle donne. Non è certo il provvedimento del governatore Zingaretti ad essere incostituzionale, come affermato da Giorgia Meloni, al contrario la nostra Costituzione sancisce all’art.3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana” . La nostra Costituzione non ci giudica in base alle nostre scelte!

Angelica Perrone

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