Bonus cultura o spot elettorale?

La Costituzione Italiana sancisce, secondo l’Art. 34 :

“La scuola è aperta a tutti.
L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.
I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti
degli studi.

La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed
altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.”
L’ultima iniziativa del
governo Renzi in ambito di cultura e istruzione, prevista dalla Legge di Stabilità, è stata l’erogazione di in
un bonus di 500 euro destinato ai soli maggiorenni nati nel 1998 spendibile per l’acquisto di
libri, ingresso a musei e teatri. Per usufruire del bonus occorre ottenere prima lo SPID,
l’accredito elettronico presso la Pubblica Amministrazione che comprova l’identità
digitale, scaricando un’app (18app) sarà possibile registrarsi presso servizi
predeterminati.
Ma quanto contribuisce realmente alla nostra formazione? Bisogna segnalare numerose
limitazioni:
• maggiorenni classe 1998
• il bonus è spendibile principalmente su specifici siti internet e presso pochi esercizi
commerciali che hanno aderito all’iniziativa
• i dispositivi informatici come computer, tablet, stampanti ecc… non sono previsti
• il bonus non è estendibile ai soggetti portatori di handicap con disabilità mentali
gravi (“Per la casistica di una persona con disabilità accompagnata/assistita
da un amministratore di sostegno legalmente riconosciuto non abbiamo
ancora una risposta da parte dell’autorità che norma le attività degli Identity
Provider (AgID)”).
Emerge subito la mancanza del rispetto del principio di uguaglianza nella possibilità di fruire del servizio, ma è la tipologia di provvedimento che ci provoca forti perplessità.
Se infatti pensiamo al fenomeno della dispersione scolastica che ormai miete oltre il 15% degli studenti, all’allarmante dato dei soggetti idonei non beneficiari di borse di studio, alla grave mancanza di un progetto di lungo respiro sull’ welfare studentesco, questo provvedimento appare davvero poca cosa.
Ma c’è ancora di più, arrivando al capitolo spese : se moltiplichiamo i 500 euro per i circa 570mila beneficiari, i 285 milioni di euro circa rappresentano una somma che poteva appunto essere destinata a ben altro uso.
Invece il bisogno di mascherare spot elettorali con misere mance simboliche agli studenti (forse qui considerati più che altro giovani elettori..) è tipico di un certo modo di fare politica, soprattutto legiferando sul mondo dell’istruzione, dove i dati del nostro Paese non sono solo allarmanti, ma appaiono in peggioramento rispetto agli standard della media europea.
In questo contesto, gli ulteriori sgravi fiscali alla scuola privata e il continuo smantellamento dell’assetto della scuola pubblica proseguono, e non riteniamo che i rimpasti nei ministeri e le crisi istituzionali porteranno certo giovamento alla situazione.
La via è quella di riprendere parola spazi e protagonismo nei processi decisionali, per questo motivo chiediamo misure reali e strutturali, che vadano a migliorare effettivamente le condizioni materiali degli studenti, andando a ridurre le diseguaglianze create anche da una competenza regionale sul diritto allo studio che invece di rappresentare garanzia di tutela degli studenti, ne può mettere a rischio le possibilità reali di percorsi formativi.

Emanuela Lodato – Gc Salerno
Gianluca Ficini – Gc Pisa

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