Dalla Grecia al TTIP, il punto è la democrazia

11709783_10206978246353808_786494532926236678_nL’ordine del giorno della ses­sione di ieri mat­tina del Par­la­mento euro­peo pre­ve­deva il dibat­tito sulla situa­zione in Gre­cia, alla pre­senza di Junc­ker e Tsi­pras e la vota­zione sul Ttip, il trat­tato di com­mer­cio tra Ue-Usa. Vero oggetto della discus­sione in entrambi i casi, filo rosso tra due que­stioni fon­da­men­tali per il pre­sente e il futuro dell’Ue, la demo­cra­zia in Europa. Da un lato, un primo mini­stro che ha con­vo­cato un refe­ren­dum anche per­ché potesse eser­ci­tarsi pie­na­mente la sovra­nità popo­lare, e che in aula afferma con forza che «o l’Europa è demo­cra­tica o non è »; dall’altro la riso­lu­zione su un trat­tato, il cui man­dato nego­ziale è rima­sto a lungo segreto, e la cui appli­ca­zione svuo­te­rebbe ulte­rior­mente la demo­cra­zia rap­pre­sen­ta­tiva attra­verso mec­ca­ni­smi come il con­si­glio di coo­pe­ra­zione rego­la­to­ria e l’istituzione di tri­bu­nali arbi­trali per diri­mere le con­tro­ver­sie tra Stati e multinazionali.

Le parole di Tsi­pras — accolto dagli abbracci dei depu­tati del gruppo Gue-Ngl, di cui fa parte anche Syriza — risuo­nano di quello stesso orgo­glio, di quella dignità che ha por­tato il popolo greco a dire ’oxi’ (“no”)  al ricatto di Fmi e  Brus­sels group: «La mia patria è stata tra­sfor­mata in labo­ra­to­rio delle poli­ti­che di auste­rità, ma quelle ricette hanno fal­lito». Tsi­pras riven­dica che un governo demo­cra­ti­ca­mente eletto debba poter sce­gliere se repe­rire risorse tagliando le pen­sioni o tas­sando i ric­chi. E, dopo aver evo­cato la neces­sità di una con­fe­renza euro­pea sul debito in pole­mica con il capo­gruppo Ppe Weber, Tsi­pras chiude citando l’Antigone di Sofo­cle, il «diritto umano» che pre­vale sulla legge degli uomini, il diritto del popolo greco alla sua dignità che pre­vale su ogni memo­ran­dum. A spaz­zare via le men­zo­gne di chi rap­pre­sen­tava il refe­ren­dum come scelta tra euro e dracma, o la vit­to­ria del no come gre­xit, le parole del par­ti­giano Gle­zos: «Non solo non lasce­remo l’Europa. Non vi lasce­remo l’Europa», rivolto ai pala­dini dell’austerità.

A pre­sie­dere un dibat­tito acce­sis­simo Mar­tin Schulz, quello che faceva cam­pa­gna per il sì nono­stante il suo ruolo di Pre­si­dente. Lo stesso che nella scorsa ple­na­ria ha can­cel­lato voto e dibat­tito sul Ttip per­ché non vi era accordo nella grande coa­li­zione. Ecco, oggi è stato ancora più lam­pante come chi ha a cuore “almeno” la demo­cra­zia debba essere con Tsi­pras e con­tro Schulz.

E come nella subal­ter­nità nel dibat­tito sulla Gre­cia e nella com­pli­cità con i popo­lari nel voto sul Ttip i socia­li­sti euro­pei abbiano smar­rito qual­siasi fun­zione sto­rica, per usare un eufe­mi­smo. Appro­vato il com­pro­messo voluto dal duo Malmstrom-Schulz sul punto più con­tro­verso (la nuova ver­sione dell’Isds), la riso­lu­zione appro­vata ignora com­ple­ta­mente le pre­oc­cu­pa­zioni mani­fe­state in que­sti mesi da atti­vi­sti e movi­menti su que­stioni fon­da­men­tali come il prin­ci­pio di pre­cau­zione, la salute ali­men­tare, la per­dita di posti di lavoro.

Ieri è stata una gior­nata impor­tante anche per la ride­fi­ni­zione del ruolo stesso del par­la­mento euro­peo, che come Tsi­pras stesso ha ricor­dato avrebbe potuto essere coin­volto molto prima nella discussione.

Ora, se in Ita­lia smet­tes­simo di discu­tere di lea­der e for­mule, se lavo­ras­simo a unire soste­gno alla Gre­cia e lotta all’austerità, con­tra­sto al Ttip e bat­ta­glie per il diritto a lavoro e salute, forse potremmo sen­tire e com­pren­dere meglio l’orgoglio di Tsi­pras e del suo popolo, e costruire una sini­stra, una alter­na­tiva al socia­li­smo euro­peo e alle destre che ricordi, almeno vaga­mente, il Pride (in cui si uni­vano atti­vi­sti LGB e mina­tori) del bel film di Mat­thew Warchus.

ELEONORA FORENZA
Par­la­men­tare euro­pea L’Altra Europa con Tsipras

da il manifesto

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