Berlinguer, la memoria, la morale, il lavoro

10325521_630399680388798_3960034006857427365_nTrent’anni fa moriva Enrico Berlinguer. Il suo ricordo è ancora vivo se Renzi e Grillo – che con i comunisti non c’entrano niente – hanno fatto la gara, nel corso dell’ultima campagna elettorale, a chi – a parole, ovviamente – era più berlingueriano dell’altro.

Berlinguer ha denunciato per primo l’emergenza della questione morale nel nostro Paese. Con quell’espressione il segretario del Pci intendeva indicare la deriva di un modello di sviluppo sbagliato e devastante, fondato sull’illegalità, sull’alleanza tra gli apparati dello Stato e la criminalità organizzata, sulla trasformazione dei partiti che stavano al governo in comitati di affari, su imprese e imprenditori che fanno profitti a suon di bilanci falsi e di sfruttamento dei lavoratori.

Le ultime vicende dell’Expo a Milano e del Mose a Venezia dimostrano, una volta di più, l’attualità della riflessione di Berlinguer: le grandi opere – basate sul consumo del territorio e sulla distruzione dell’ambiente – rappresentano spesso una grande opportunità per pochi di arricchirsi depredando le casse pubbliche.

Berlinguer andò davanti ai cancelli della Fiat di Torino – quando nel 1980 vennero annunciati 15.000 licenziamenti – per dire che il Pci stava e doveva stare dalla parte dei lavoratori anche e soprattutto quando le cose sembravano andare nel peggiore dei modi.

Una grande lezione politica e morale che tanti hanno dimenticato: sia Renzi che Fassino, quando la Fiat ha scelto di non riconoscere il contratto nazionale di lavoro e di dichiarare di fatto “illegale” la presenza della Fiom – si sono schierati dalla parte di Marchionne senza se e senza ma.

Ancora, vogliamo ricordare il Berlinguer che sostenne il referendum per difendere la scala mobile, ovvero l’adeguamento automatico dei salari al costo della vita.
Anche in questo caso Berlinguer – malgrado tanti ne reclamino l’eredità – è rimasto inascoltato: è sufficiente pensare alle diverse leggi e provvedimenti – da ultimo il Jobs Act – che hanno peggiorato le condizioni dei lavoratori a suon di precarietà, cancellazione dei diritti e disoccupazione di massa.

Noi pensiamo che il pensiero di Berlinguer sia indelebile e di grande attualità, perché ancora ci parla della necessità di costruire un’opposizione alle politiche che in questi anni hanno portato la disoccupazione e la povertà ai livelli più alti da quarant’anni a questa parte; della necessità di affermare con nettezza il permanere della questione morale e l’urgenza di un modello di sviluppo diverso; della necessità di costruire una sinistra coerente e radicata in grado di cambiare il paese.

REDAZIONALE

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