I PIRATI CHE VELEGGIANO CON TSIPRAS

Intervista a FelynX, uno dei portavoce del Partito Pirata in Italia

partito-pirati-playmobil-162713Una pic­cola ano­ma­lia. Pic­cola quanto si vuole ma signi­fi­ca­tiva. Quasi ovun­que in Europa – anche se i media spesso non sanno nean­che di che si tratta – si pre­sen­tano a que­ste ele­zioni, i par­titi pirata. Alle scorse con­sul­ta­zioni con­ti­nen­tali ebbero due seggi, entrambi con­qui­stati in Sve­zia. Ora ci ripro­vano e tutto fa capire che in qual­che paese potreb­bero far­cela. Forse anche in Ger­ma­nia, dove comun­que l’effetto valanga delle ele­zioni di un anno e mezzo fa s’è molto atte­nuato. O forse in Fin­lan­dia, dove si can­dida coi pirati un vero e pro­prio «mito» del mondo hac­ker, il fon­da­tore della «Pirate Bay» Peter Sunde. Que­sto nel vec­chio con­ti­nente. In Ita­lia, invece, i mem­bri del gruppo hanno votato (col loro stru­mento di demo­cra­zia digi­tale: Liquid Feed­Back) e hanno invece deciso di soste­nere la lista Altra Europa per Tsi­pras. FelynX – con la «x» rigo­ro­sa­mente in maiu­scolo –, 50 anni ben por­tati, è uno dei «por­ta­voce» più cono­sciuti e più impegnati.

Per­ché avete scelto di soste­nere la lista Tsipras?
Se in Ita­lia ci fosse una legge meno liber­ti­cida ci saremmo pre­sen­tati col nostro sim­bolo. Ma non avendo un gruppo euro­peo di rife­ri­mento (a Stra­sburgo i due pirati sve­desi si sono “appog­giati” in que­sta legi­sla­tura ai Verdi, ndr) avremmo dovuto rac­co­gliere 250mila firme. Impos­si­bile. Detto que­sto, però, sap­piamo che le euro­pee sono un’occasione irri­pe­ti­bile per le nostre sfide.

E avete scelto l’Altra Europa.
E chi altri sennò? Abbiamo pen­sato che que­sta sia dav­vero una delle ultime occa­sioni per la sini­stra anti­li­be­ri­sta di rin­no­varsi. Di aprirsi alle nuove con­trad­di­zioni di un mondo, quello digi­tale, che è un mondo com­plesso dove però sono chiari i con­flitti: di qua i colossi delle infra­strut­ture, di qua le OTT (Over-the-top, i for­ni­tori di ser­vizi tipo Net­flix, Skype, Goo­gle, etc., ndr) – che potranno anche scon­trarsi nel breve periodo ma che hanno gli stessi obiet­tivi stra­te­gici. Di qua milioni di utenti sem­pre più espro­priati del loro diritto a con­di­vi­dere cul­tura, infor­ma­zione e saperi. Di là mul­ti­na­zio­nali che hanno bilanci pari a quelli di decine di stati. Sì, abbiamo pen­sato che o la sini­stra impara ad essere un po’ pirata – uso le parole che ci ha detto Luca Casa­rini – o è desti­nata ad essere sconfitta.

E si può trarre già un primo bilancio?
Il lavoro è stato enorme. Assieme ad altre asso­cia­zioni abbiamo dato vita a Digi­Tsi­pras. Un sito, un punto di rife­ri­mento col quale abbiamo scritto a cento mani il pro­gramma per i diritti digi­tali della coa­li­zione. E’ avan­za­tis­simo, è fatto di pro­po­ste con­crete. Alcune ambi­ziose, altre sem­pli­ce­mente di “buon senso”.

E come ha rispo­sto la lista Tsipras?
Molto inte­resse. All’inizio. Poi – è inu­tile negarlo – molta «delega»: occu­pa­te­vene voi, avete carta bianca. Un gesto di fidu­cia impor­tante ma anche rive­la­tore di una con­sa­pe­vo­lezza non ancora piena. In Ita­lia stiamo già spe­ri­men­tando cosa signi­fi­chi per il diritto alla libera cir­co­la­zione dei pen­sieri e delle opere, il rego­la­mento liber­ti­cida dell’Agcom. Abbiamo pre­sente, allora, cosa potrà signi­fi­care in Europa – anche sul ver­sante dei diritti digi­tali – l’eventuale rati­fica del Ttip? Non esa­gero: sarebbe la fine della demo­cra­zia, sarebbe la fine di una con­ce­zione del diritto con­so­li­dato da secoli. Ecco, su que­sto non c’è piena con­sa­pe­vo­lezza nella sini­stra, come se que­ste bat­ta­glie potes­sero soste­nerle solo i pirati, gli hac­ker e gli addetti ai lavori. Ma qual­cosa sta cambiando.

Che cosa?
Qual­cosa si è mosso. Tre­dici can­di­dati hanno ade­rito a Digi­Tsi­pras (Fini­guerra, Lip­pe­rini, Padoan, Sei­bezzi, Cirelli, Lugli, Casa­rini, Fat­tori, Medici, Zanardo, Fur­faro, Bolini e Ago­stini) e hanno preso l’impegno a col­la­bo­rare con i pirati eletti negli altri paesi per con­durre assieme le bat­ta­glie con­tro i signori del copy­right e con­tro il Ttip. Tutti hanno assi­cu­rato che que­sta bat­ta­glia non fini­sce col voto di domenica.

Intanto però c’è addi­rit­tura chi – anche a sini­stra – sostiene che la «net neu­tra­lity» andrebbe rivi­sta. Per­ché pena­liz­ze­rebbe le Tele­com ma favo­ri­rebbe Google…
Sono ragio­na­menti assurdi. Il diritto ad avere una sola rete (e non due reti, di cui una per i ric­chi, che pagano per avere più con­nes­sione) mi sem­bra un prin­ci­pio tal­mente scon­tato che non meri­te­rebbe nean­che una replica. Noi siamo chiari nel pro­gramma: le infra­strut­ture di rete devono tor­nare ad essere in mano pub­blica. Che sull’ammodernamento dovrà inve­stire. E tanto. Accesso per tutti, uguale per tutti, al costo minimo pos­si­bile. La rete come bene comune: vogliamo riappropriarcene.

GIACOMO LOSI

da il manifesto

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