GRILLO CON LA SINISTRA NON C’ENTRA NULLA

1441704711-406x270E perché quindi non va sostenuto alle europee Premessa: ho sempre detto che un voto a Grillo è meglio che un voto al Pd. Il partito a 5 stelle non ha responsabilità diretta nelle politiche di austerità che hanno causato e aggravato la crisi economica e Grillo sta raccogliendo una rabbia e una frustrazione generalizzate che, benché spesso cieche e senza prospettiva, sono in ogni caso sacrosante di fronte al disastro in atto in questo paese.
E tuttavia, Grillo non è di sinistra, ma soprattutto non ha idea di come risolvere la crisi economica, che è la vera emergenza del paese. Inoltre stimola e poggia la sua forza anche elettorale su una serie di impulsi di pancia degli italiani che sono causati a loro volta dalla crisi in atto e sono quindi inutilizzabili ai fini di una trasformazione radicale dell’esistente. C’è un motivo per cui 30 anni di reazione neoliberista ci hanno reso spaventati, cinici, arrabbiati, individualisti, forcaioli…non sarà con queste armi che si rovescerà il mostro. Laddove questo è accaduto, nella storia, c’era sempre nella testa di chi ha combattuto per il cambiamento un’idea di società e di vita completamente diversa da quella vigente.
C’era una teoria rivoluzionaria, si sarebbe detto un tempo. Grillo invece, a mio parere, è un maestro nella antica tecnica reazionaria dell’individuazione del nemico esterno. E non ha alcun progetto politico complessivo e coerente. La “Sinistra”, nella storia, si è definita sostanzialmente per alcune cose fondamentali, in opposizione alla “Destra”. (Dirò, brevemente e rozzamente, come è inevitabile in una sede come questa, nulla di nuovo, ma cercando di sistematizzare il mio pensiero) Innanzitutto, la Sinistra ha sempre favorito e incoraggiato la PARTECIPAZIONE popolare quanto più larga possibile alle decisioni politiche ed economiche. La storia della Sinistra è la storia dell’inclusione delle masse popolari, una volta puramente sottomesse ai sovrani e poi ai padroni di terre e industrie, all’interno dei sistemi politici degli stati nazionali.
Questa tendenza generale ha fatto associare più volte al concetto di Sinistra le idee di uguaglianza, di liberazione, di sovversione dell’ordine costituito, di trasgressione della morale e della cultura dominanti. La Destra, al contrario, ha sempre difeso i principi di CONTROLLO, di ordine, di gerarchia, di conservazione nell’organizzazione della società. Tratto caratteristico è la difesa in ogni campo della tradizione e la forte associazione della religione alla politica. Lo slogan “Dio, Patria e Famiglia” è perfetto per descrivere qualsiasi cosa è mai stata realmente di Destra. A corollario di quanto detto sopra, la Sinistra ha sempre puntato il dito contro le inuguaglianze e le ingiustizie presenti all’INTERNO della società.
Ci sono ricchi e poveri, padroni e lavoratori, meridionali e settentrionali, sfruttati e sfruttatori. La Sinistra ha sempre sottolineato la presenza di interessi economici, politici, culturali differenti delle varie componenti della società. Ci sono classi diverse e in conflitto fra loro, si sarebbe detto un tempo. Parallelamente, ogni vera Sinistra è stata internazionalista. Non è mai stata “contro gli inglesi” e ” per i russi”. E’ stata al fianco dei lavoratori russi e inglesi contro i loro rispettivi padroni. La Destra, al contrario, ha sempre postulato l’esistenza di un “Popolo” unito, per molti aspetto sacro, spesso derivante da epoche storiche mitiche la cui purezza va recuperata contro le degenerazioni e la corruzione prodotte dalla modernità e dalle idee di Sinistra. Quindi, la Destra ha sempre creato e combattuto un nemico ESTERNO, contro il quale ricompattare l’integrità del popolo, portatore di un unico interesse indivisibile.
Nella storia nemici esterni per la Destra sono stati stati stranieri, popolazioni migranti, gruppi etnici e religiosi (ad esempio, per l’Europa, gli ebrei), ma anche gruppi sociali o politici interni alla nazione ma descritti come traditori, untori, agenti del nemico straniero, terroristi…insomma come corpi separati. Davanti a questo schema, come si pone Grillo? In primo luogo, il partito 5 stelle ha fatto della partecipazione una delle sue parole d’ordine fin dalla nascita. La struttura orizzontale, l’uso del web, le votazioni online, la retorica contro i partiti e i loro tradizionali strumenti di decisione burocratici e ristretti. Se si guarda più da vicino, però, quella del 5 stelle appare invece come una enorme struttura di controllo, una piramide schiacciata, dalla base molto larga ma governata in maniera monocratica dal vertice. Senza “corpi intermedi”, cioè senza organismi dirigenti elettivi, il 5 stelle assomiglia ad un grande popolo di comparse chiamate di volta in volta a ratificare le decisioni del capo. In un rapporto diretto capo/popolo che è stato, storicamente, un’altra caratteristica della Destra.
I racconti dei militanti, fuoriusciti e non, parlano dell’esistenza di pochissimi dirigenti (o, nel loro gergo, “organizers”), non eletti ma “riconosciuti” direttamente dall’alto, che governano di fatto le attività del “movimento” sui territori. Una piccola schiera di pretoriani, insomma, impegnata talvolta nella pratica tutta partitica e burocratica delle espulsioni e della messa ai margini dei dissenzienti, rigorosamente senza organismi di garanzia. In secondo luogo, Grillo ha spesso utilizzato argomentazioni classiche della Sinistra. In relazione alle europee, ad esempio, ha ragionato dei trattati europei, dello strapotere artificioso della Germania, delle ingiustizie del sistema economico e bancario. Tutte cose che sosteniamo anche noi dell’Altra Europa con Tsipras. Ma questi, al di là degli enunciati, non sono mai stati in realtà il cuore del suo programma politico. (Per cui per l’Europa non va oltre la proposta irrealizzabile e inutile di un referendum sulla permanenza nell’euro).
Il vero nocciolo della forza di Grillo sta nella mobilitazione continua della paura, della rabbia e della frustrazione degli italiani contro una serie di nemici esterni, contro i quali abbaiare furiosamente. Se si segue la sua pagina FB, condotta con vero rigore pubblicitario, si noterà come uno zelante militante grillino dovrebbe, seguendo il suo capo, indignarsi, trasalire, meravigliarsi, incazzarsi circa 7-8 volte al giorno, scoprendo sempre fatti naturalmente mai successi prima e straordinari. Cosa sono se non nemici esterni le varie e proverbiali “caste” di cui parla Grillo? Politici, sindacalisti, giornalisti, banchieri. Tutti intenti in corruzione e ruberie che rovinano il “Popolo” italiano. Questa enorme costruzione di senso, che in realtà è stata portata a battesimo dal giornale del capitalismo italiano (il famoso libro “La Casta” uscì nel 2007 a firma di due prestigiosi editorialisti del Corriere della Sera), fa sì che nel senso comune sia confuso anche il ruolo dei veri responsabili della crisi attuale. Si pensa infatti che il problema sia non tanto il sistema economico, non tanto i principi del capitalismo e dell’ideologia neoliberista, bensì l’esistenza di circoli di truffatori intenti a complottare contro il popolo italiano.
Una élite di finanzieri, dirigenti di banca, politici, quelli che Grillo individua giustamente a saltare fra mille incarichi e mille consigli di amministrazione, diventano non l’effetto di un’organizzazione ingiusta e feroce dell’economia e della società, ma la causa di tutti i mali. (Non è un caso che Grillo peschi molti suoi sostenitori nei tanti frequentatori online delle miriadi di teorie del complotto, anche le più strambe). Basterebbe, quindi, sostituire questi mostri con persone oneste, pulite e col curriculum scintillante per risolvere la crisi italiana. Questo pensano, secondo me, consapevolmente o meno, milioni e milioni di italiani e di elettori di Grillo. Non sono portatori, cioè, di nessuna idea complessiva di trasformazione. Essi sono persuasi che esista una soluzione ai problemi che sia valida per tutto il popolo sano e buono, quello che non ruba, per capirci. Una soluzione “tecnica”, insomma, che viene nascosta per favorire il nipote del politico o il figlio del banchiere.
Una soluzione che quasi sempre non è un provvedimento a favore di questo o quell’altro settore della società, ma è una trovata tecnologica, una novità che bisogna introdurre. E’ un’idea, questa, che non li pone troppo distanti dai feroci ideologi del neoliberismo come i tecnici Monti o Fornero, per cui una “riforma” coerente col loro pensiero farebbe il bene, tramite la famosa “mano invisibile”, di tutta la società. Non è un caso poi che la rabbia di Grillo si scateni (come oggi quella di Renzi, ma non posso certo farla ancora più lunga parlando anche di lui) sui sindacati. E non tanto sulle singole scelte e posizioni dei sindacati, che sono invero molto criticabili, ma sull’idea stessa che ci sia un corpo intermedio deputato a contrattare, a rivendicare, in molti casi a frenare il furore di chi prende o dovrebbe prendere le decisioni.
I sindacati sono sempre descritti come intenti a difendere piccoli privilegi, illegalità, trucchetti. Cosa che in diversi casi è anche vera, ma quella che passa è la classica idea della destra secondo cui ogni diritto di chi lavora è privilegio e tutto quello che conta è l’efficienza economica e tecnologica. Spesso il risparmio (che non è mai guadagno, dovremmo dire noi napoletani al genovese Grillo) viene preferito al benessere dei cittadini o alla stessa democrazia. Altro aspetto dirimente è poi la nota retorica contro i partiti, sulla quale non occorre dilungarsi molto.
Non contro questo o quel partito ma contro “i partiti” in quanto tali. Grazie a Grillo se oggi ci fosse un referendum per abolire del tutto il parlamento e i consigli regionali, molto probabilmente vincerebbe il sì, con buona pace dell’impianto democratico costituzionale conquistato dalla Resistenza e dopo la guerra. E’ bene ricordare che lo stesso fascismo arrivò al potere sull’onda della rabbia contro la partitocrazia, il parlamento e i sindacati negli anni di crisi successivi alla prima guerra mondiale. In ultimo, vorrei far notare (questa la mia tesi di fondo) che di tutte le proposte di Grillo e del suo “movimento”, quelle che sono state assimilate dal senso comune e stanno addirittura passando nella legislazione grazie ai governi tecnici e a guida Pd, sono le proposte più di destra secondo lo schema che ho provato a tracciare all’inizio. Quindi la riduzione dei parlamentari, il taglio del Senato (Grillo vi si oppone ma in cuor suo l’elettorato approva), il calcio ai sindacati, l’abolizione del finanziamento ai partiti. Nessuna notizia invece delle proposte di sinistra, dal reddito garantito ai rifiuti zero, alle energie rinnovabili.
Ma appunto, l’elettorato di Grillo è sostanzialmente soddisfatto anche se col suo 25% non ha influito in nulla nel quadro politico italiano, perché sui temi “veri”, quelli più sentiti, avvertono che l’azione di Grillo a suon di urla e insulti è in fin dei conti efficace. E infatti continuerà a votarlo alle europee. In sostanza, per me il grillismo non ha nulla a che fare con la Sinistra ed è anche un’utile e funzionale valvola di sfogo per il sistema economico e politico in carica. Renzi stravince anche grazie alla semina di Grillo, che purtroppo è ancora in corso.

ANTONIO PERILLO
Portavoce Giovani Comuniste/i – Napoli

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