LA RIVOLTA DI GEZI PARK NEGLI OCCHI DI UNA GIOVANE TURCA

di Berivan Keles

Cari lettori, volevo informarvi di quello che sta accadendo in Turchia in questo momento e di come sono iniziate le cose, per ascoltare una fonte diretta.
Chi è stato ad Istanbul avrà visto Piazza Taksim. Si tratta di una delle più grandi aree aperte in città, che è stata protagonista fino a quest’anno di molte proteste, incontri, ecc. Nei pressi della piazza, dietro la fermata dell’autobus, c’è un parco chiamato “Gezi Park”, che è una delle poche aree verdi della Città, nonché l’unico a Taksim. Pochi mesi fa il governo ha deciso di chiudere Piazza Taksim per il traffico automobilistico e aprirla solo per i pedoni. Tuttavia, secondo questo piano Gezi Park sarebbe stato abbattuto per far posto ad un edificio in memoria di un palazzo militare una volta lì presente.
I responsabili del progetto borbottano circa la sorte del palazzo, alcuni hanno detto che sta per essere costruito un centro commerciale (il novantaquattresimo in Città!) altri una sala conferenze, altri addirittura un residance (con appartamenti così costosi da poter essere acquistati “solo da chi già ne possiede altri nove” si dice  – mentre, oh, ci sono milioni di persone che vivono sotto la soglia minima di sopravvivenza), il Primo Ministro Erdogan ha detto che sta per essere costruita una sala d’Opera, ed una Moschea..
Siamo stufi di centri commerciali, fottuti grandi grattacieli e moschee in questa città! 

Quello che vogliamo fare è proteggere le poche aree verdi. 

Alcuni attivisti hanno già raccolto 50.000 firme per fermare i lavori, hanno preparato volantini informativi, hanno comunicato tramite i social media e hanno usato i loro diritti democratici citando in giudizio gli autori di questo piano.
Il giudice ha deciso per la non distruzione del parco, come si voleva, ma in qualche modo(!) la decisione è stata annullata da un altro tribunale. Gli attivisti non si sono fermati e l’azione legale è proseguita. Nel frattempo il primo ministro Erdogan ha detto che ormai “si è deciso” e nessuno può fare nulla al parco ora.
Pochi giorni fa, una notte, mezzi e attrezzature edili, escavatori, bulldozer sono entrati nel parco senza alcuna autorizzazione, in quanto la decisione non è stata fatta dall’ultimo tribunale. La gente, al massimo 50 persone, è andata al parco, ha fermato i veicoli e “occupato” Gezi Park in modo del tutto pacifico.
Portate le tende, si sono accampati nel parco, leggendo libri, cucinando, cantando e ballando assieme. Tuttavia, nelle seguenti due mattine, alle 5, la polizia ha attaccato i manifestanti pacifici in modo assolutamente violento e gratuito: usando gas lacrimogeni e idranti, dando fuoco alle tende con le persone che ci dormivano dentro, ma i manifestanti non sono andati via. Dopo il secondo attacco della polizia hanno organizzato una protesta sui social media, facendo appello a quelle 50.000 persone che avevano firmato.
Il 31 maggio è stato il giorno decisivo, e circa 200.000 persone si sono riunite in piazza Taksim e nelle zone limitrofe. Riunite, hanno protestato innanzi tutto contro la dittatura del Primo Ministro Erdogan, che vede se stesso come l’ultimo sultano ottomano e agisce in modo decisionista. Poi, contro il divieto di protestare in piazza Taksim (quest’anno anche il 1° maggio non è stato consentito in piazza Taksim), contro i recenti divieti di consumo di alcol, contro le espressioni fasciste del Governo rispetto ai diversi aspetti della società turca, contro le ingerenze del governo sul corpo delle donne (il PM ha detto che ogni donna deve partorire almeno tre figli, e i risultati dei test di gravidanza, oltre che l’uso di contraccettivi orali, sono registrati e vengono inviati a mariti o padri delle donne, PM insiste anche affinché l’aborto diventi illegale, così le donne che vogliono abortire, nei fatti, vanno incontro a maltrattamenti negli ospedali).
Per farla breve, molte persone avevano da dire qualcosa e hanno avuto la possibilità di manifestare per sé stesse. La risposta del governo si è avuta con la violenza brutale della polizia. Quel 31 maggio la polizia non ha permesso alle persone di entrare in piazza Taksim, ha chiuso tutti gli accessi alla piazza, usato spray al peperoncino, proiettili di gomma e acqua pressurizzata che contiene anche un qualche tipo di gas lacrimogeno su persone del tutto disarmate e senza protezione, la violenza su chi è stato bloccato non si è fatta attendere. Molte persone sono state arrestate solo perché protestavano, molti sono stati picchiati, ci sono stati molti feriti. La violenza della polizia si è incattivita. Non stavano solo obbedendo agli ordini, stavano, di propria iniziativa, colpendo la gente per le strade, danneggiavano le case e le auto, sparavano i capsuls spray al peperoncino diretti alla testa delle persone. In quel parco e in tutto il Paese le persone manifestavano contro la dittatura di Primo Ministro e contro la violenza della polizia.

Ormai da diversi giorni e notti, la gente unita, a prescindere da partiti o da appartenenze a gruppi particolari, si ribella alla polizia e resiste orgogliosamente ad armi, gas lacrimogeni, pestaggi. La protesta si è diffusa in molte altre città come Izmir, Ankara, Adana, Bursa, Eskişehir, Balıkesir, Mugla, Erzurum etc. La violenza della polizia è insopportabile. Hanno iniziato ad utilizzare un’altra sostanza chimica al posto dello spray al peperoncino, che viene chiamata “agente arancione”, la stessa che ha causato 400.000 morti nella guerra del Vietnam. La gente catturata dalla polizia viene costantemente picchiata e torturata nelle camionette e nelle caserme, e le donne sono minacciate di essere violentate. La polizia non pare avere pietà nemmeno per bambini e anziani. Le persone devono scrivere i loro gruppi sanguigni sulle braccia, mostrandolo quando ferite. Le infermerie gestite dai manifestanti assistono persone con traumi cranici, fratture, occhi persi. Diverse persone sono morte, ormai, alcuni a causa delle ferite, altre perché rimaste bloccate nelle camionette.

I media subiscono censure da parte del governo, la maggior parte della gente che non ha accesso ai social network pensa ancora che siamo terroristi. Il primo ministro ha tenuto un discorso in una delle sue tv e ha detto che siamo un gruppo di alcolisti e predoni. Ha anche detto che il 50% del Paese (di suoi fedelissimi) era così arrabbiato per le proteste che voleva attaccare i manifestanti, ma è stato Erdogan stesso a non permetterglielo.

Sto studiando affari marittimi in una delle Università della Turchia. Prima di questo, non ho mai protestato per nulla, non mi sono mai espressa politicamente e non ho mai attaccato alcuna ideologia politica. Ma ho perso la mia imparzialità quando ho visto i miei amici per le strade ed i danni causati dalla polizia.

È facile capire la situazione turca, il Governo prima arresta 32 ragazzi per i loro commenti su Twitter, poi infiltra agenti tra i manifestanti mostrando in tv le violenze di questi “facinorosi”.

Equiparano i manifestanti a terroristi, dicono che gettano fuochi d’artificio à-la molotov contro la polizia, che invece cerca il dialogo pacifico.

Il presidente, Recep Tayyip Erdogan ha detto `Non ci sarà alcun perdono d’ora in poi! `. Credete di aver visto perdono nei confronti dei manifestanti nei diversi video che girano su internet?

Molti avvocati vorrebbero difendere i manifestanti in piazza, e avrebbero tutto il titolo di farlo. Scendono in piazza con la toga, non si può arrestare un avvocato con la sua uniforme ma li hanno arrestati. E quando cercano di far valere le loro ragioni di fronte alle mancanze dei poliziotti, questi ribadiscono ‘Volete sapere meglio di noi cos’è legale?’.

Dalla parte della repressione arrivano anche i sostenitori di Erdogan, compreso il presidente della giovanile del AKP (Adalet ve Kalkınma Partisi – Partito per la Giustizia e lo Sviluppo) che contribuisce alle violenze. Molti video e foto ritraggono questi elementi difficilmente individuabili.

Ora, ti prego di riflettere su quanto hai appena letto. Ti senti davvero diverso da me? Non credo. Hai mai vissuto tali violenze?

Cari amici, per favore, per favore, ribellatevi per te e per me, per tutti gli amici di Turchia, per tutti i ricordi della Turchia se ci siete mai stati.

Sostieni le proteste contro il fascismo di Erdogan, supporta le proteste contro la repressione, sostieni la Democrazia!

 BERIVAN KELES

(Tradotto da Michele Vacca e Nicola Carelli)

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