La scuola non ha bisogno dell’Inno di Mameli

della redazione de “Il Fatto Quotidiano”

Gli italiani non sanno l’inglese; a scuola i bambini usano poco la tecnologia anche perché spesso le aule non sono dotate di lavagne multimediali o di connessione a banda larga; non sanno chi sono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, senza parlare di Ustica (“un aereo che è caduto perché la pista era corta”), di piazza Fontana o dei fratelli Cervi (“due che sono stati uccisi a Genova”) ma la politica italiana si preoccupa di rendere obbligatorio l’insegnamento dell’inno di Mameli. Ora sia chiaro: non ho nulla contro il testo composto da Goffredo Mameli su musiche di Michele Novaro.
In occasione del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia lo feci ascoltare recitato da Roberto Benigni ma non ho mai obbligato nessuno ad impararlo perché ho ancora ben presente la noia che i bambini provavano nel ripetere per decine di volte quel testo imposto da zelanti maestre che per fare bella figura alla ennesima recita davanti alle autorità, avevano messo alla catena di montaggio i loro alunni per mesi.

Alla faccia della creatività dei bambini. I miei alunni mi confidavano: “Uffa maestro oggi ancora Fratelli d’Italia ci hanno fatto fare”. E così quel testo di grande valore storico rischia di far la fine de “I promessi sposi” che pochi di noi hanno amato e imparato ad amare dopo averlo dovuto subire in tutte le versioni possibili in classe.
Eppure la legge approvata al Senato, con la quale si istituisce la «Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’inno e della bandiera» nel giorno del 17 marzo, poteva avere un ruolo importante ovvero rendere effettivo l’insegnamento della Costituzione. Provate a entrare in una classe quinta della scuola primaria e chiedere cos’è? Chi l’ha scritta? Quando fu promulgata? Nel libro di storia e geografia che ho in dotazione (in realtà nelle scuole italiane spesso l’insegnante non ne ha una copia) ci sono due scarne righe che parlano di Costituzione e mezza pagina per spiegare cos’è una Repubblica Democratica.
A Barbiana nella scuola di don Milani erano esposti gli articoli della Carta Costituente. Nel 1948 quando la Costituzione fu promulgata, i sindaci la affissero per tutto l’anno nella sala comunale. Sarebbe bello, ora con questa Legge, che tornasse ad essere esposta nelle scuole. Altro che inno di Mameli!
Continuerò a insegnare la Costituzione. Non ci dovrebbe essere bisogno di una Legge per questo. Dovrebbe far parte della logica (non quella dei test del concorsone) dell’insegnante. E in educazione musicale al posto di Mameli continuerò a insegnare e appassionare i ragazzi a De Andrè, a Vinicio Capossela, a Giorgio Gaber, alla musica popolare italiana e a quella africana. Proprio come ho fatto stamattina: mentre in Senato approvavano la Legge che rendeva obbligatorio l’inno nazionale, in classe ascoltavamo e ballavamo musica africana e indiana, perché nella mia scuola non ci sono solo bambini italiani ma indiani, rumeni, africani.

IL FATTO QUOTIDIANO

novembre 2012

1 commento su “La scuola non ha bisogno dell’Inno di Mameli”

  1. ciao a tutti, ho 16 anni e vengo da una scuola alberghiera e da quando frequento “LE AGENDE ROSSE” porto sempre sul petto la spilla di falcone e borsellino…c’è una cosa che mi sciocca profondamente… NESSUNO e sottolineo NESSUNO conosce quei volti!! ad eccezione di un ragazzo che dice che “hanno fatto bene ad ucciderli”.
    beh io sono sconvolto e quando guardo qst persona sono schifato!!! io inserirei nel programma delle scuole medie e/o superiori una settimana di “educazione all’ anti-mafia” o comunque farli trattare di questi argomenti!!!

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