Il comunista che sfidò Hitler

di Ettore Trozzi

La storiografia ufficiale nega ogni forma di resistenza alla Germania nazista. La Germania fino al 1945, nella concezione di molti, è soltanto nazista e i cittadini tedeschi felici di vivere ai piedi del loro capo. La frottola per cui Hitler salì “democraticamente” al potere senza dubbio mette in risalto quale sia la teoria portata avanti ormai da decenni. Ma non è così: la resistenza in Germania fu molto più strutturata e organizzata di quello che si possa credere. La realtà dei fatti ci racconta infatti di tante storie di persone coraggiose che con coraggio si opposero a una delle più tremende dittature della storia umana.

Una di queste storie di resistenza è sicuramente quella di Ernst Thälmann, operaio e militante comunista, ucciso su ordine di Hitler il 18 Agosto 1944 nel campo di concentramento di Buchenwald. Lo vogliamo ricordare oggi a sessantanove anni dalla sua morte.

Ernst Thälmann nasce ad Altona, oggi distretto della città di Amburgo, nel 1886. Già nella scuola elementare il piccolo Ernst si scopre un bambino pieno di interessi e molto curioso. Eccelle nello studio della storia, della biologia, della matematica e nella pratica dello sport. Non sembra invece interessato alla religione, materia che lo annoia profondamente. In questi anni si rende conto delle forti differenze sociali  in cui viveva la popolazione. I ricchi da una parte, con il loro benessere e la loro ricchezza; i poveri dall’altra, con la loro sofferenza e la loro povertà. Fu nella piccola bottega dei genitori che il giovane Thälmann si rende conto delle differenze tra le classi. I poveri, che vivevano nella miseria e nella fame, per i loro figli potevano compare pochissimo, spesso nemmeno l’indispensabile; i ricchi invece potevano permettersi anche l’inutile, anche lo spreco.Inizia a lavorare con i suoi genitori a soli 8 anni, ma poco dopo cerca un lavoro come manovale “non qualificato” nel porto. Lo trova ed è proprio qui che inizia la sua attività di difesa dei diritti dei lavoratori.. A soli 10 anni Ernst partecipa allo sciopero dei lavoratori portuali di Amburgo che durò da Novembre 1986 al Febbraio 1987. Questa esperienza lo colpisce molto, tanto che anni più tardi scriverà alla figlia che quello sciopero, “la prima battaglia politica”,  ”rimarrà per sempre inciso nel mio cuore”.

Nel 1904 trova un lavoro come fuochista in una nave da carico e rimanendo a contatto con la sua classe, la classe lavoratrice, rafforza il suo amore per essa. Una volta a terra trova lavoro come cocchiere e partecipa e organizza scioperi per rivendicare diritti per i lavoratori. In questi anni inizia infatti la sua attività politica e sindacale. Il 15 maggio 1903 si iscrive alla SPD, il partito socialdemocratico. Il 1 febbraio 1904 si iscrive invece al sindacato del commercio e dei trasporti dei lavoratori tedeschi.  Una volta terminata la guerra fonda assieme ad altri compagni di lotte l‘USPD, i socialisti indipendenti, formazione di cui diventerà subito il segretario. In questi anni la sua popolarità tra la classe lavoratrice cresce: viene eletto nel parlamento dei lavoratori e in quello della città di Amburgo. Prende contatti con il Komintern e quindi con il KPD, il Partito Comunista di Germania. Propone ai suoi compagni di confluirvi: il 98% lo segue e viene quindi sancita la nuova unione tra i due gruppi. Viene quindi eletto tra gli applausi nel comitato politico centrale del partito.

In questi anni continuò con spirito generoso a difendere i lavoratori di Amburgo, spesso condividendo con loro i suoi già miseri guadagni, aprendo le porte di casa sua a quanti cercavo il riparo dal freddo nei mesi invernali. Sempre in prima fila nella difesa degli ultimi, si impegno anche nella lotta agli sfratti delle famiglie operaie. Si racconta che in uno di questi sfratti urlò all’ufficiale “con quale coraggio guarderà gli occhi di sua moglie quando vuole buttare fuori di casa una giovane madre e la sua prole?”.

L’insurrezione di Amburgo

I primi anni ’20 sono anni di duro malcontento per la casse operaia amburghese. Thälmann, preoccupato dalle condizioni sempre più misere della sua classe, organizza e guida quindi un insurrezione armata ad Amburgo alla quale partecipano decine di migliaia di operai. Le bandiere rosse sventolano per oltre due giorni, grazie a un’eroica resistenza degli insorti e alla brillante guida tattica di Thälmann.

Nonostante la sconfitta sul campo, la classe operaia apprezza molto questo tentativo di rivoluzione e Thälmann diventa per molti la “guida della classe lavoratrice”. Nel 1925 diventa presidente del comitato centrale del KPD.

Nel maggio 1928 guida una manifestazione di oltre 100.000 persone che da Amburgo raggiunge Berlino. Qui a Lustgarten tiene un comizio in cui incita i giovani al dovere rivoluzionario che si può realizzare soltanto “costruendo fronti di lotta comune nelle fabbriche e nelle università” contro i padroni e gli sfruttatori della classe lavoratrice. Nel 1929 scoppia la crisi economica e in Germania la situazione diventa insostenibile: si superano i 5 milioni di disoccupati, l’inflazione porta il costo del pane a cifre a nove zeri, le fabbriche chiudono e ogni diritto della classe lavoratrice eliminato. Ancora una volta Thälmann organizza scioperi e manifestazioni per il lavoro, per l’abbattimento dei prezzi, contro l’inflazione. La dura repressione da parte della polizia non sembra spaventare le donne e gli uomini che quotidianamente si uniscono alle azioni del Partito Comunista.

In quanto a repressione è tristemente famoso il “maggio di sangue“, nome dato alla dura repressione sui manifestanti scesi in piazza il primo maggio. Centinaia sono gli operai, gli intellettuali e in generale i lavoratori comunisti uccisi per le vie di Berlino: le manifestazioni continuarono per oltre tre giorni fino a quando la polizia calcò ulteriormente la mano e iniziò a uccidere anche i giornalisti. Per oltre sette settimane fu censurato da parte del governo “La bandiera rossa“.

In questo clima di repressione storico è il risultato del KPD che  alle elezioni del 1930 superò i 4.500.000 voti. A questo punto la borghesia e i ricchi industriali, spaventati dal successo dei comunisti, cercano l’appoggio del partito nazista per “ristabilire l’ordine sociale”. Alle elezioni presidenziali del 1932 il Partito Comunista candida Ernst Thälmann con lo slogan “Chi vota Hindenburg vota in realtà Hitler e chi vota Hitler vota la guerra”. La storia ci ha insegnato che avevano ragione. Alle elezioni Hindenburg ottiene 19.300.000 voti, Hitler 13.400.000 e Thälmann 3.700.000.

Dopo l’ascesa al potere dei nazisti, Thälmann viene subito imprigionato assieme a numerosi altri militanti comunisti. I nazisti temono infatti il consenso maggioritario di cui il Partito comunista gode tra operai e lavoratori. Thälmann viene duramente torturato, posto in segregazione e in isolamento, spedito da un carcere all’altro fino al terribile campo di concentramento di Buchenwald, luoghi di prigionia e tortura, oltre che per gli ebrei, per migliaia di dissidenti politici. Da qui scrive alla moglie che “un uomo che ha il senso della dignità non rinuncia alle sue azioni. Ci si può accanire, è vero, nel braccare il bene e la verità, ma una volta ch’essi hanno messo radice è impossibile soffocarli per molto tempo”. Assieme a lui in quel campo morirono oltre 60.000 persone e vi furono imprigionate tra gli altri il socialista polacco Józef Biniszkiewicz,  il teologo protestante Dietrich Bonhoeffer e il comunista cecoslovacco Artur London.

In tutta la Germania si tengono numerose iniziative per chiedere la sua liberazione, purtroppo senza alcun risultato. Thälmann ispira comunque i numerosi gruppi di resistenza comunisti al nazismo. Comunisti e socialisti di sinistra costituiscono infatti gruppi illegali che si opponevano al nazismo, come il Rote Stoßtrupp di Rudolf Küstermeier e il Neu Beginnen (nuovo inizio) di Leitung von Eliasberg e Richard Löwenthal. Degni di nota sono anche la “rete degli Uomini di fiducia rivoluzionaria” e il “Gruppo dei Socialisti Internaziona-li”, che a Berlino resistette fino al 1945.

Thälmann viene ucciso, per ordine di Hitler, il 18 Agosto 1944 nel campo di concentramento di Buchenwald.

A lui fu dedicato l’eroico battaglione Thälmann delle brigate internazionale durante la guerra civile spagnola che difese la città di Madrid dal terrore fascista.

La storia di questo uomo coraggioso che guidò la classe operaia tedesca nella lotta per una vita migliore, ha ispirato e continuerà a ispirare oppressi e sfruttati di tutto il mondo. Definito dai suoi compagni “figlio della sua classe” Thälmann lottò sempre umilmente accanto agli ultimi e a tutte quelle persone dimenticate dall’ingordigia del capitalismo e della avarizia della borghesia. L’insegnamento che ci ha lasciato Thälmann è semplice ma importantissimo: lottare sempre dalla parte della classe lavoratrice, essere “figli della propria classe” proprio come lui. Viva il compagno Ernst Thälmann! Viva la classe lavoratrice!

da La Rosa Bianca

agosto 2012

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