Camila, Karol, noi e la rivoluzione degli studenti cileni

 

È stato un successo! Oltre 200 persone hanno affollato il centro congressi Cavour a Roma per prendere parte all’incontro organizzato dai Giovani Comunisti e dalla Fgci con la delegazione del movimento cileno, composta da Karol Cariola, segretaria generale dei Giovani Comunisti cileni, Jorge Murua, giovane sindacalista del Cut e da Camila Vallejo, vicepresidente del movimento studentesco. Un successo di partecipazione ancora più gratificante se si pensa al gelo impietoso e alla neve che ha coperto Roma e buona parte delle città e regioni limitrofe, limitando quando non impedendo del tutto gli spostamenti dei compagni.

Ma anche un successo in sé, per la qualità degli interventi e delle relazioni internazionali di amicizia e solidarietà che in questa sede si sono dimostrate e messe a valore. I Giovani Comunisti e la Fgci hanno organizzato un grande appuntamento, riuscendo a parlare con parole semplici e dirette di quello che non va e di come si vorrebbe cambiarlo.

Dopo tutto le grandi questioni che abbiamo di fronte, in Italia e in Cile, sono le stesse: contrastare un governo di destra asservito ai grandi poteri economici e finanziari e a sua volta promotore di una cultura e di una pratica neoliberista; unificare le lotte, dalla scuola al lavoro, in un grande e unico progetto di cambiamento; fare un salto di qualità vero e reale (rispetto alle nostre stesse sconfitte e ai nostri stessi fallimenti) anche in termini generazionali.

Il movimento in Cile ci ha raccontato che è possibile farlo, anche mettendo in campo un consenso e una capacità egemonica che possano finalmente vincere.

Avevamo bisogno di una boccata d’ossigeno. Dall’iniziativa torniamo a casa con molto più ottimismo e con ancora più voglia di lottare. Grazie Jorge, grazie Karol, grazie Camila! La lucha sigue!

12 febbraio 2012

1 commento su “Camila, Karol, noi e la rivoluzione degli studenti cileni”

  1. Ma si può sapere perchè non c’è un unica giovanile comunista in questo paese?!
    Scrivete pure le stesse cose…..
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    Cosa vuol dire alla riscossa: la lezione cilena*

    http://www.fgci.it

    L’esperienza cilena di questi ultimi anni – un’esperienza che, va precisato, è in continuo sviluppo, la trasformazione non si è, infatti, ancora realizzata – evidenzia un dato che troppo spesso ripetiamo ma che non sempre interiorizziamo: il movimento comunista, a dispetto delle ripetute e cocenti sconfitte degli ultimi vent’anni, non è affatto condannato a subire, ad arretrare. Il lavoro politico, quando organizzato e fondato su presupposti scientifici, crea le condizioni concrete per la trasformazione, per l’avanzamento.

    L’organizzazione delle lotte come chiave di volta: la scelta della delegazione cilena di presentarsi in Europa con un esponente del Partito, uno del sindacato e uno dell’organizzazione studentesca sottolinea, con la matita rossa, che non esiste avanzamento collettivo che non parta dall’organizzazione unitaria delle diverse lotte. Con buona pace di chi predica la fine della rappresentanza, il culto dello spontaneismo e l’estetica del conflitto. Karol, Camila e Jorge non sono, loro, una spina nel fianco del governo cileno: sono il partito comunista cileno, e la sua organizzazione giovanile, la spina nel fianco.

    L’altra metà del cielo. La composizione della delegazione cilena rappresenta una significativa inversione di tendenza che interroga noi tutti. Vi sono delle organizzazioni politiche, in termini di genere, assolutamente plurali: come ci adoperiamo noi per raggiungere questo imprescindibile obiettivo?

    C’è poi un aspetto che sfugge ad ogni calcolo politico proprio perché non è quantificabile: la passione negli occhi. Quanto ardore, slancio, entusiasmo, hanno questi compagni cileni. Stringono i pugni, alzano la voce, sorridono: «un uragano denso». Ecco, ogni tanto dovremmo guardarci da fuori: quanto ancora devono pesarci queste macerie addosso?

    In Italia la militarizzazione del confronto politico nei e tra i Partiti comunisti oltre a farci disperdere un sacco di tempo ed energie ci fa dimenticare un dato molto importante: la battaglia si combatte fuori, sulle strade e sui posti di lavoro. Combattenti scazzati non se ne sono mai visti.

    L’umanità. In una società sempre più mediatizzata, asettica e spersonalizzante ci sono ragazzi in carne e ossa che si battono per degli ideali di uguaglianza e progresso. Scelgono di non voltarsi dall’altra parte ma di lottare; compiono grandi sacrifici, ma sono tanti, sono uniti e sono ovunque. E sono gli stessi ragazzi che in macchina di fronte al Colosseo ti chiedono di fermarti per fare una foto, e subito dopo vogliono che gli canti Bandiera Rossa. E tu che fai? Gliela canti. In un sabato di febbraio dell’anno 2012, nel bel mezzo di una nevicata a Roma (!), ti ritrovi così a cantare con delle compagne cilene «avanti o popolo alla riscossa / bandiera rossa, bandiera rossa…». I comunisti sono proprio una cosa pazzesca!

    * L’autore è Coordinatore della FGCI di Roma.

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