Non possiamo condannare la rabbia

di Matteo Iannitti

Ho avuto paura il 15 ottobre nelle strade di Roma. Non fatico ad ammetterlo nella consapevolezza che la politica si fa con il corpo e con la testa, entrambi impauriti mentre a pochi metri da piazza San Giovanni impazzavano i roghi ed impazziva la gente, sempre di corsa a scappare da non si capiva bene cosa. Era impotenza di fronte alle auto bruciate, ai negozi assaltati, alle banche sfasciate. Era paura vera all’idea che la polizia potesse colpire, come avrebbe poi fatto in piazza, da un momento all’altro.

Genova tornava negli occhi di chi non c’era nel 2001 ma l’ha ricordata appena qualche mese fa. Non solo Carlo, non solo le cariche ma anche la Diaz, Brignole, Bolzaneto. Non ti sentivi sicuro da nessuna parte, un topo in gabbia. Quando eravamo partiti da Catania eravamo certi di rimanere accampati a Roma, nel pomeriggio non desideravamo altro che scappare. E col rombo dell’elicottero sulla testa a Termini, una volta aggregati tutti, siamo andati via.

Eppure è stata una giornata straordinaria. Eravamo tantissimi. Se fossimo arrivati a conclusione ed avessero permesso al corteo di sfilare compatto, avremmo detto, senza imbrogliare, che eravamo più di 500 mila. Un corteo variegato, incazzato, indignato. Per la prima volta un corteo marcatamente anticapitalista, antiliberista, antisistema e non per questo vecchio e identitario. Studenti, operai, migranti, compagne e compagni da ogni parte d’Italia. E soprattutto tantissime e tantissimi giovani consapevoli della necessità della lotta, esausti di una vita precaria, pronti a conquistare il futuro.

C’era gioia nell’essere tanti ma c’era anche rabbia e c’era la convinzione, ampiamente condivisa, che questa data doveva essere diversa dalle altre. Non il solito corteo. Per questo la polizia aveva blindato tutti i passaggi verso i palazzi governativi, per questo c’eravamo portati le tende ed al grido “Yes we camp” eravamo pronti a restare a Roma. Berlusconi aveva appena acquistato una nuova fiducia, la BCE aveva appena chiesto manovre aggiuntive, il mondo si apprestava a far sentire la sua indignazione. Era il momento giusto per dare un segnale forte. Ne eravamo convinti.

Ma non eravamo pronti. Abbiamo passato mesi interi a costruire la mobilitazione del 15 ottobre ed in nessun volantino o appello mancavano riferimenti alle mobilitazioni in Tunisia o Egitto, Grecia o Spagna. “Dovremmo fare come in Grecia” abbiamo pensato in molti ripetendo slogan del KKE e guardando con invidia e ammirazione le azioni degli anarchici. Abbiamo guardato con interesse, negli anni scorsi, i roghi delle banlieu francesi. Segno di una generazione esasperata. Abbiamo provato simpatia, pur con alcune riserve, verso i giovani inglesi: anticapitalisti invidiosi dei ricchi. Quelle macchine bruciate, quei palazzi in fiamme, quegli scontri davano il senso del conflitto e della rivincita. Ci davano l’idea di un movimento reale pronto a mettere in crisi gli sfruttatori.

Abbiamo solidarizzato con quella gente, con quei compagni.

Proprio per questo non possiamo cadere anche noi nell’ipocrisia, cedere alla propaganda dominante, cambiare casacca non appena la nostra appare troppo ingombrante. Pur con le naturali differenze le pratiche violente adoperate da una minoranza alla manifestazione di Roma sono le stesse che abbiamo visto in Grecia, sono molto meno gravi di quelle adoperate in Inghilterra nella scorsa estate.

Condannare tali pratiche in sé e per sé dimostrerebbe un opportunismo vigliacco e ipocrita.

È infatti il contesto in cui i fatti sono avvenuti, l’arroganza che li ha generati, l’insensatezza di alcuni di essi, l’isolamento rispetto al sentire comune dei manifestanti che oggi mi ha portato a starne lontano. A considerarli sbagliati, inutili. Ma non a condannarli.

I roghi e gli assalti sono stati funzionali all’immagine che in Italia si voleva dare dei manifestanti, come conferma la presenza di infiltrati delle forze dell’ordine. Sono stati funzionali a mutare la notizia del giorno. Le azioni hanno terrorizzato migliaia di compagne e compagni che partecipavano, anche per la prima volta, ad una grande manifestazione nazionale. Ma soprattutto, quelle azioni, hanno impedito che il corteo producesse altre azioni forti con certamente maggiore valenza politica. Non solo il presidio permanente a Roma di tende, compagni e idee ma anche altre azioni che la rabbia della piazza avrebbe certamente generato.

Forse l’unica differenza tra il 15 ottobre romano e la Grecia, Londra, la Val di Susa è il consenso dietro le azioni di lotta e conflitto, di attacco e di resistenza. Di massa e condivise altrove, minoritarie e disgreganti a Roma. È per questo che in nessun modo credo che sia stato utile produrre quel livello di scontro.

Non per questo però presto la mia voce al nemico. Non per questo scelgo la via facilissima della condanna. L’ipocrisia di solidarizzare solo quando è lontano da noi.

Seppur fosse possibile condannare i gesti violenti, non riesco in nessun modo a non dare ragione a chi crede che sfilare in corteo non basta più. Condivido la rabbia di una generazione umiliata, depredata, violentata che nell’isolamento in cui è gettata coltiva la voglia di riscatto e riesco a comprendere, pur senza condividere, gli atti di violenza volti a far uscire dal silenzio, a irrompere in una società indifferente. Come si può condannare senza un minimo di riflessione chi vuole attirare l’attenzione con gesti eclatanti, quando manifestazioni con milioni di persone non hanno intaccato per nulla le politiche europee e del Governo? È vero, dobbiamo essere pacifici e non violenti. Ma è anche vero che una pratica si attua nella consapevolezza della sua efficacia. Cosa abbiamo ottenuto finora? Se la risposta non può e non deve essere la violenza, quale via d’uscita abbiamo all’inefficacia delle nostre sfilate?

Non difendo chi ha adoperato violenza inutile ma non posso neanche essere d’accordo con chi condanna senza ragionare.

Non posso accettare che in Italia lo scandalo sia qualche vetrina frantumata o qualche auto incendiata mentre migliaia di persone perdono il lavoro, migliaia di giovani sono disoccupati, mentre i nostri aerei incendiano e devastano la Libia con gli applausi di tutto l’arco parlamentare. Mentre i militari italiani in Afghanistan distruggono più di qualunque cosiddetto “black bloc” e noi li accogliamo da eroi. Il vero scandalo, i veri violenti sono seduti nel palazzo. Nelle strade ce ne sono stati molti di meno ma hanno fatto molta più notizia.

Forse, piuttosto che ragionare su come dissociarci, dovremmo affrontare il fenomeno ad occhi aperti, pronti a sostenere anche posizioni scomode. Il conflitto sociale in Italia sta montando. Operai, studenti, precari, disoccupati, migranti, emarginati ne saranno protagonisti. È compito della politica dargli voce, altrimenti, in ogni modo, se la prenderanno, ce la prenderemo. A Roma, chi sfasciava, non era certamente solo chi pagava il prezzo della crisi. C’era infantile voglia di azione, c’era voglia di distruggere un percorso politico. Delegittimare chi con pazienza aveva costruito un’enorme mobilitazione. Ma l’esasperazione esiste e l’abbiamo vista in Campania, l’abbiamo vista in Val Susa, l’abbiamo vista in tanti gesti estremi in giro per il nostro Paese.

Oggi è a rischio la possibilità di manifestarla. I fatti di Roma hanno solo accelerato la deriva repressiva del Governo e dell’opposizione parlamentare. Il susseguirsi di ipocrite condanne sta incoraggiando chi vuole isolare, annientare, criminalizzare chiunque porti avanti il conflitto sociale. La crisi tende a renderci soli, uno contro l’altro. Vergognati e colpevolizzati per la condizione che viviamo. La povertà ci rinchiude nelle nostre case, a meno che non abbiamo perso anche quelle.

Il nostro compito è unire emarginati, precari, sfruttati. Reclamare reddito, case e diritti.

Per farlo non possiamo fare il loro gioco. Non possiamo accettare, senza resistere, le loro parole d’ordine. Non possiamo abbassarci al loro livello. Non possiamo assecondare il loro “politicamente corretto”. Non possiamo venderci allo squallido contingente calcolo elettorale. Per resistere al Sistema ed alla sua violenza, per non dar ancora più spazio all’inutile violenza di strada, dobbiamo comprendere, confrontarci, ragionare piuttosto che isolare.

Ho avuto paura nelle strade di Roma il 15 ottobre. Avrei voluto fermarli. Ho provato tanta rabbia. Ma non condanno. La rabbia, la sofferenza, la violenza sono colpa del Sistema, colpa del Governo.

Noi, tutte e tutti, siamo le vittime.

La rivoluzione non è un pranzo di gala.

MATTEO IANNITTI
Esecutivo Nazionale Giovani Comuniste/i

19 ottobre 2011


39 commenti su “Non possiamo condannare la rabbia”

  1. Salve sono un membro dei GC federazione picena…..volevo chiedere al compagno Iannitti che automobile ha??? Cosi magari gliela brucio alla prossima manifestazione visto che sono arrabbiato anche io….e magari mi da pure ragione….anzi mi aiuterà perfino a bruciarla….tanto è un atto rivoluzionario no??Ma per favore come fa un elemento del genere a stare dentro Rifondazione….questo è il tipico ragionamento del borghesuccio viziato che gioca a fare la rivoluzione….ma hai visto le auto bruciate in via Cavour?? Erano 1 suzuki…1 citroen di una pensionata…1 smart….NEMMENO UN AUTO BLU…bella rivolta…complimenti..con la polizia schierata sulle scalette laterali che non muoveva un dito…davvero una grande opera d’arte…inoltre complimenti anche per aver devastato un negozio di alimentari dove lavoratori e studenti che difendiamo andavano a rifornirsi di cibo…e complimenti anche per il negozio di souvenir distrutto…senza dubbio chi vende statuette del Colosseo è il principale responsabile dell’attuale crisi…NEMMENO UNA BANCA HANNO TOCCATO…ma a quale corteo sei stato tu???
    I protasgonisti degli scontri di sabato sono un branco di vigliacchi…senza palle…e con le spalle coperte da mamma e papà…quelli che vanno col Mercedes alle serate dei centri sociali….e non hanno colpito uno..ma dico UN SIMBOLO DELLA CRISI…se la sono presa con i poveracci…ANZI INIZIO A PENSARE CHE PARECCHIA DI QUESTA GENTE FOSSE ANCHE PAGATA….il tutto per oscurare noi
    Distinti saluti

  2. Ma chi è questo Matteo Iannitti? Le cose che scrive sono semplicemente demenziali e in totale contraddizione con la linea (ottima) tenuta in piazza dai Gc e dal Prc e dalla Fds e poi ovviamente spiegata e rivendicata successivamente dai suoi dirigenti.
    Un po’ di serietà ogni tanto!!

  3. Non condivido il vostro entusiasmo per le distruzioni di Atene, Parigi e Londra, anzi, ne questo civettare con gruppi squadristi ad alto tasso di opacità. Lo trovo un atteggiamento estremista e pericolosissimo, e non perchè io non voglia ragionare, anzi…
    Dalle foto della manifestazione di Roma si vede chiaramente che quasi tutti i “neri” avevano 16-18 anni, massimo 20, mentre i capi che li organizzavano ne avevano 30-40.
    Avendo visto un po’ di mondo, ho pochi dubbi sul fatto che la truppa 18enne fosse reclutata fra bulletti di periferia, curve e sottobosco okkupante (anarcoide e\o fascista).
    Sui 30-40enni, organizzatissimi e professionali, giudicate voi… Chi sono? Chi li protegge, chi li dirige?
    Col vostro atteggiamento sui black bloc “compagni che sbagfliano”, voi rischiate di fare il gioco di quella P2 che ha largamente in mano il paese e non ha rinunciato a plasmarlo in senso autoritario.
    Ecco che cominciano a proibire le manifestazioni della FIOM; Di Pietro e Maroni (!) chiedono il ritorno della legge Reale (il fermo di polizia, 96 ore senza poter sentire il proprio avvocato, autorizzare l’uso delle armi di fronte ai manifestanti).
    D’altra parte, era prevedibile: più ingiustizia sociale richiede più repressione. Vedi gli Stati Uniti, dove se dici “pè” vai dentro e buttano via la chiave.
    La vedo dura, soprattutto per i ceti deboli, che nel corso del prossimo anno verranno definitivamente massacrati (finiranno i risparmi che fino ad ora hanno consentito a tutti di mascherare il crollo di condizione economica), senza poter più neanche fare una manifestazione…
    State molto, ma molto attenti, tanto più che non siete cani sciolti, ma militanti di un’organizzazione politica che aspira a governare il paese: La rivoluzione non è un pranzo di gala, ma neanche una scampagnata a Roma con le molotov, dopo di che si torna a casa a giocare con la playstation. Se invece di giocare alla “rivoluzzzione” cercassimo di metter su un governo di centro-sinistra che facesse pagare le tasse agli evasori e con quelle finanziasse occupazione e sviluppo?
    Saluti comunisti

  4. Perfettamente d’accordo, credo sia nostro compito non condannare la rabbia di chi è stato depredato del futuro, lavandocene beatamente le mani. Nostro compito è dare uno sbocco politico, di speranza in un reale cambiamento dello stato di cose presenti, la possibilità che ci sia qualcos’altro oltre la semplice vendetta. Condannare vuol dire solo allontanare ancora di più da noi i disperati, e non credo che in questa fase ce lo possiamo più permettere.

    Claudia, gc Bologna

  5. …bè, la storia dicono che insegni qualcosa anche se molti autorevoli sostengono il contrario. La rivoluzione non sarà un pranzo di gala, ma che modello di società può nascere da chi distrugge vetrine di bar e banche senza distinzione alcuna, da chi in maniela arrogante monopolizza l’intera manifestazione per i propri scopi?…non credo che quelle forme di protesta siano montate spontameamente, c’era dietro una volontà, e chi le ha volute cmq aveva una strategia politica ben chiara…

  6. Ciò che penso, cari compagni, l’ho scritto. Non devo giustificarmi con nessuno e credo che ciò che vi sta facendo condannare, non criticare ed attaccare come è ben chiaro nel mio ragionamento, è la profonda ignoranza su ciò che è successo a Roma. Io c’ero ed ho visto tutto. Ma per carità, pronto a ricevere tutte le critiche del mondo da chi, facendo la politica rinchiuso nelle sue stanze, autistico di fronte alle dinamiche di movimento, pensa che ha la verità su come si cambia il mondo. Bravi, un bell’autobus a due piani, atse di bandiera coreografiche, slogan violenti pronunciati da chi, appena c’è un po’ di casino, corre a chiedere che si arrestino i compagni. Bravi, complimenti, applausi. Comunque si ragioni, si discuta, ci si confronti, facciamo parte della stessa organizzazione e sono nell’esecutivo nazionale. Pronto ad ogni critica e ad ogni confronto, come sempre. Ma io non condanno e reputo sbagliato condannare. Fortunatamente nei GC esistono posizioni diversificate. è un valore.

  7. CARO Iannitti, di chi stai parlando? Fai i nomi e i cognomi di chi “fa politica rinchiuso nelle sue stanze”, di chi è “autistico di fronte alle dinamiche di movimento”, di chi pensa di avere “la verità su come si cambia il mondo”…..

    Devi fare i nomi e i cognomi….. Perché questa volta hai davvero pestato una merda bella grossa. Il tuo articolo è pieno di spocchia, di presunzione, questa sì, di chi pensa di avere la verità in tasca. A chi ti riferisci? Chi ti dà il permesso di fare l’apprendista stregone? Stai parlando forse dei compagni della tua organizzazione e del tuo partito !!! che hanno gestito dal primo all’ultimo momento per due mesi il corteo? Stai parlando dell’Arci, della Fiom, dei Cobas, dei Cub? Di chi stai parlando? Chi ha pronunciato slogan violenti e poi “corre a chiedere che si arrestino i compagni”. Questo è veleno puro! Devi fare i nomi, altrimenti sei semplicemente un ragazzetto viziato come hanno scritto già altri e altre che gioca sulle spalle degli altri, mettendo in giro veleno, infamie, vergogne che non sono tollerabili tra essere umani, figuriamoci tra compagni dello stesso partito comunista.
    Nei Gio.co. chi ha queste posizioni infamanti dei compagni spero non abbia mai diritto di cittadinanza. Mi firmo come piace a te, nei tuoi ambienti, anonimo e con il passamontagna in faccia (il cervello vuoto e nelle mani spranghe che servono a spezzare il movimento, la sua forza, la sua carica veramente rivoluzionaria). Complimenti. Sappi che sta volta hai veramente oltrepassato il limite e hai fatto ridere a tutti. Te lo dice un compagno che non c’entra niente con quelli che tu odi per puro carrierismo, per puro spirito di competizione interna. Te lo dice uno che viene dal mondo delle BSA e che all’Aquila ha conosciuto cosa può fare, davvero, OGGI, un partito comunista. Con molta delusione e molta incazzatura. Da oggi sappi che tu non rappresenti nessuno.

  8. Anche io a Roma c’ero, ma mi sono sentito usurpato del mio diritto di manifestare. Altro che nascondersi dietro un monitor a pontificare. Ho dovuto battere in ritirata per colpa di chi va a sfasciare un supermercato chiamato Elite pensando che sia un market extralusso.
    Non condannare? perchè? a voi piace chi “manifesta” a volto coperto? chi si nasconde sotto quella sciarpa? Cosa ha da condividere con me? cosa vuole ottenere con quell’atteggiamento di sfacio tutto così mi sfogo? Si può per ora dire che ha compattato la maggioranza e l’opposizione parlamentare ad inasprire le pene, a vietare il corteo alla FIOM ed a bloccare i cortei a Roma per un mese. Ottimo risultato, chissà quali altri magnifici regali ci potrà portare questo tipo di autunno caldo

  9. Caro Matteo,
    io sono incazzato nero contro gli incapucciati. Non ero presente alla manifestazione ma me la stavo “gustando” con gioia, vista la grande presenza di popolo, su rai news mentre contemporaneamente sentivo su radio popolare che gli indignati di New York esultavano per la grande manifestazione di Roma. La gioia e l’esultanza sono spariti in pochissimo tempo. Questo perchè una minoranza ha deciso sulla testa di un popolo di giocare a fare i cattivi. Io alla manifestazione non sono venuto perchè cardiopatico e non posso permettermi lunghi e affaticanti viaggi. Ma, mi chiedo chi si può arrogare il diritto di mettere in gioco l’incolumità di donne, bambini, disabili, anziani ammalati e lo fa nel disprezzo totale della pratica democratica di un intero movimento? Secondo me questo “diritto” non se lo può arrogare nessuno. Ma agli incapucciati (non voglio eticchettarli diversamente)del diritto a manifestare della nostra gente non gli importa niente. Io preferisco delle grandi manifestazioni in cui cardiopatici come me, disabili, bambini e anziani possano esprimere liberamente la loro indignazione e la loro rabbia senza dover avere la paura che qualcuno possa giocare con la loro vita. Ecco un tema di cui secondo me dovremmo discutere.

  10. Gianluca Ricupati

    Caro Matteo,

    condivido la tua analisi, tuttavia credo che necessaria conseguenza di ciò che dici sia la doverosa condanna di quello che è successo a Roma.
    Una condanna ovviamente contestualizzata e razionalmente spiegata, diversa da quella dei Vespa, dei Gasparri, degli Alfano, ecc ecc.

    Sarebbe stato bello che quella manifestazione si concludesse con l’accampamento dei giovani nei pressi dei palazzi del potere, che si cercasse di arrivare nella piazza di Montecitorio (la cui blindatezza poteva essere affrontata prima con la diplomazia, poi eventualmente con la rabbia) per rimanerci fino al cambiamento dell’attuale sistema politico.

    Invece, i facinorosi che si sono resi protagonisti di gesti senza senza hanno non solo fatto fallire qualsiasi altra conclusione della manifestazione, ma dato un’opportunità ai veri ipocriti del nostro Paese di oscurare le ragioni anticapitaliste della protesta.
    Hanno in pratica indebolito, se non distrutto, un movimento diverso dal passato che da anni si tentava di costruire.

    La rivoluzione va fatta con la gente (proviamo a costruire un’egemonia culturale delle idee che ci animano.. egemonia che scontri come quelli distruggono spingendo la gente che in quella manifestazione c’era a non scendere più in piazza e la gente che non c’era a non unirsi mai a noi), con la ragione… non incendiando quattro macchine o distruggendo qualche negozio.

    No?

    Gianluca Ricupati
    GC Partinico

  11. La mia casacca non è affatto ingombrante e la vesto volentieri. La vesto perché non ho alcun problema nel manifestare il rifiuto al sistema, non me ne vergogno mai, e non me ne vergogno quando un gruppo troppo folto di imbecilli decide di sfasciar vetrine, dar fuoco ad automezzi, pestare compagni che impediscono loro la loro delinquenza.
    Caro Matteo Iannitti, quelli non sono miei compagni. Non è mio compagno chi da fuoco a una Lancia Y del ’98 dal valore commerciale di 1000 euro, non è mio compagno chi tira bombe carta a un compagno che tenta di non far distruggere la vetrina di un negozio di un artigiano, non è mio compagno colui che decide in buona compagnia che il corteo non doveva giungere alla fine.
    Caro Matteo Iannitti, io non mi limito a dire che io non condivido quello che hanno fatto i neri, dico che li condanno senza se e senza ma, perché è solo grazie a loro che stiamo parlando di queste cose e non di come proseguire la mobilitazione antiliberista di massa. Hanno danneggiato le nostre mobilitazioni e io non voglio accada mai piu.
    Caro Matteo Ianniti mi è stato difficile spiegare il tuo articolo a chi sabato è salito su una corriera organizzata dal PRC come suo ospite non iscritto e mi ha chiesto stamattina “ma allora voi dite che i black blok non hanno torto?”.
    Caro Matteo Ianniti, chi sabato non è giunto a piazza San Giovanni, chi sabato le ha prese dai black blok perché tentava di disarmarli, chi è tornato a casa angosciato non pensa che i poveretti incappucciati vadano capiti, bensì pensa che essi hanno impedito a mezzo milione di persone di dire quel che dovevano dire.
    Caro Matteo Iannitti, vai tu a confrontarti o a comprendere coloro che vanno in giro con mazze e spranghe usandole contro cose o persone, compresi compagni. Vacci tu. E se ci vai, ti prego, vacci a titolo personale, non a nome del partito o dei GC.
    Caro Matteo Ianniti, se hai difficoltà a riconoscerti nell’atteggiamento del nostro partito perché condanna le violenze o perché pensa ancora che un corteo possa essere utile, penso tu possa cercare ospitalità da qualche altra parte.
    In attesa, vista l’importante mole di perplessità e critiche che io, iscritto ai GC, ho ascoltato da altri compagni che hanno letto il tuo aberrante articolo dal contenuto spaventoso, mi auguro una tua rapida rettifica. Altrimenti penso sia necessario che il partito tuteli anche la sua immagine nei confronti dei suoi iscritti e delle persone che dall’esterno ci osservano.

  12. Iannitti, non ti conosco, ma condivido in buona parte la tua analisi: chi era in piazza, non nello spezzone di partito ma in giro per il corteo, ha visto un’altra storia rispetto a quelle che ci raccontano telegiornali e giornali. Ho visto persone adulte picchiare ragazzini di 15-16 anni e sputargli addosso, ho visto “black block” passare limoni e acqua a quegli stessi manifestanti “nonviolenti” che fini a 2 ore prima voleano linciarli. Ho visto altri manifestanti che sotto il vessillo della nonviolenza hanno consegnato dei compagni alla polizia! ho visto migliaia di ragazzi, la “parte buona” del corteo(o almeno i presunti tali) rimanere sotto ai sound system a ballare e fumare spinelli e poi sentenziare contro chi ha fatto esplodere la rabbia popolare. E per chi considera quella dei GC e della FdS un’ottima tenuta di piazza(Stefano Galieni dalle colonne di Liberazione in primis) rispondo di andarvi a rivedere a che ora è partito lo spezzone della FdS da piazza della repubblica… ore 16.30, ovvero non hanno combinato un cazzo, ce credo che c’è stat un’ottima tenuta di piazza xD

  13. PEr tutti i compagni che stanno leggendo questa porcata: la potete condividere o non condivdere, ma ricordatevi che state leggendo una posizione che non è minimamente quella dei Giovani Comunisti, del Prc e della Federazione della Sinistra! anzi: mi sembra strano che questa stronzata sia sul sito dei Gc, conoscendo il gruppo dirigente dei Giovani Comunisti avrebbe dovuto bloccarlo e non pubblicarlo! Fa soltanto ENORMI DANNI a tutti noi!

  14. Sono un compagno militante che era a roma il 15 ottobre. Ho vissuto in prima persona gli scontri in piazza. Ci tengo a fare un distinguo: ci sono due tipi di violenza: i manifestanti che giustamente hanno reagito alle cariche indiscriminatie della polizia. Gli altri sono quelli che sono venuti armati e organizzati per creare i disordini. Non solo, hanno scientificamente disttrutto il corteo, anzi, lo hanno attaccato, mettendosi così dalla parte di chi questo corteo non lo volevano. Dando in questo modo la carta alla destra di reprimere i movimenti futuri, come per la manifestazione della fiom. Questi stronzi dovrebbero vergonganrsi di ciò che hanno fatto: distruggere un supermercato rischiando di ferire i lavoratori precari è fare la rivoluzione? mettere bombe carta in un negozio di animali è assaltare i canarini banchieri? Ma perfavore. Questi non sono andat davanti alla Banca centrale, non sono andati a palazzo grazioli: hanno distrutto, incendiato, caricato i manifestanti, distrutto il concentramento a piazza san giovanni. Hanno attaccato il corteo, lo hanno ferito, distrutto. Questo è da condannare senza appello, come l’atteggiamento delle forze di polizia. Iannitti il tuo articolo è orrendo, di più, è politicamente deprecabile. Di fatto ti sei schierato con chi si è messo contro il movimento. Non sapevo fossi nell’esecutivo nazionale, allora a maggior ragione sei un irresponsabile, anzi, sei politicamente connivente. La rivoluzione non è un pranzo di gala? Non è neanche sfasciare una vetrina e poi nascondersi dietro persone inermi. La rivoluzione si costruisce creando rapporti reali nelle masse, non con episodi di violenza che fanno il gioco delle destre. La rivoluzione è qualcosa che parte dalla testa delle persione che immaginano una società diversa e che agiscono per crearla, npon certo di fa boicottando i cortei antagonisti.

    “La vera rivoluzione deve cominciare dentro di noi.”
    Ernesto Che Guevara

  15. Cari compagni;

    In questi giorni si sta producendo sul web ma non solo, un ampio dibattito circa i fatti di Roma.
    Essendo presente insieme ad altri compagni, alcuni molto giovani ed impauriti da quello che è successo in P. San Giovanni alla manifestazione e ai disordini che ci sono stati, non mi sento di condividere l’analisi fatta da Ianniti.
    Quello che è successo è la prova di come sia facile, usando l’azione di gruppi violenti, demonizzare un corteo e ridurre, anzi azzerare, la capacità propositiva della piattaforma della manifestazione. E la dimostrazione è sotto gli occhi di tutti; a distanza di giorni dal 15 ottobre, non si parla delle proposte della piazza ma solo ed esclusivamente delle violenze, strumentali, avvenute.
    Questo è solo uno dei risultati di ciò che è avvenuto… Altri sono l’ulteriore restringimento degli spazi di partecipazione e di discussione (esempio la manifestazione della FIOM, seriamente compremessa) e la possibilità, che si conferisce allo stesso potere che si vorrebbe combattere ma del quale si è emanazione e strumento, di proporre il ritorno a normative speciali come la Legge Reale.
    Questo non segna un avanzamento della lotta che si vuole condurre ma un suo arresto ed ulteriore arretramento su posizioni reazionarie e fasciste.
    Sfasciare un negozio non è un atto rivoluzionario anzi… rivoluzionario sarebbe stato dare una prosecuzione alla manifestazione attraverso per esempio, un campeggio permanente che consentisse anche di parlare con le persone e di avvicinarle a questa lotta.
    Anche io sono seriamente preoccupato per il mio futuro, ma questo non mi porta a usare comportamenti violenti durante le manifestazioni di piazza.
    Sono altri gli strumenti che abbiamo, e che dobbiamo usare, per condurre anche questa battaglia e se gli spazi di discussione si riducono dobbiamo dire grazie anche a coloro che hanno permesso, con i loro comportamenti, di compiere questa operazione.
    Faccio questo ragionamento… se la partecipazione sui referendum di giugno fosse stata cavalcata da parti violente della contestazione… Quali risultati avrebbe raggiunto il referendum?

    Pace Gianmaria
    Portavoce Provinciale GC Savona
    Se l’obiettivo era questo… direi che ci sono riusciti in pieno…

  16. Indignato. Sono indignato con queste schifezze. Se Rifondazione comunista è questa cosa qui, ciao. Io vi saluto qui.

  17. A quei compagni o presunti tali che allo scritto del compagno Ianniti sanno solo rispondere con insulti e minacce, è consigliabile solo una cosa: leggere e studiare, e prepararsi, in senso gramsciano appunto. Per cominciare, sulle mitologie della non-violenza (che a volte arrivano a vere e proprie favole di marketing, come nel caso dell’indipendenza dell’India, o del dalai-lama del Tibet) e la sua utilizzazione spesso strumentale e funzionale a interessi ben precisi, è sicuramente interessante e utile il lavoro del compagno Domenico Losurdo: http://domenicolosurdo.blo​gspot.com/2010/03/domani-i​n-tutte-le-librerie-la-non​.html

  18. Iannitti, l’hai veramente fatta fuori dal vaso questa volta…. e il tuo commento è ancora più lurido e vergognoso…. ma come ti permetti di attaccare i tuoi compagni, i tuoi dirigenti, dare a loro delle spie? Ma ti rendi conto… l’odio ti accieca, sei veramente patetico!! E soprattutto sappilo, perché noi lo sappiamo: NON TI SEGUE PIU’ NESSUNO!!!!
    ANDREA BRESCIA

  19. MARIO GC, CHE E’ POI ITALO BELGA, CHE E’ POI COMUNISTI BELGIO E TANTI ALTRI FAKE IN GIRO PER LA RETE: CONTINUA LA TUA PENOSA DISCUSSIONE CON BACCIARDI SU FACEBOOK E, VISTO CHE HAI QUALCHE ANNETTO DI TROPPO, NON FARE IL CATTIVO MAESTRO TRA I GIOVANI COMUNISTI, CHE PROPRIO NON C’ENTRI NIENTE

  20. Io propongo a Matteo Ianniti di ritirare il suo articolo da questo sito, che si sta infestando di commenti di pazzi e di insulti (anche comprensibili, ma non un bello spettacolo). Per il bene di tutti potrebbe forse toglierlo e rinunciare a diventare il bersaglio di tutte queste critiche. Del resto mi pare di capire che non è molto apprezzato e c’entra come i cavoli a merenda!

  21. Caro compagno Iannitti,
    permettimi di dirti che dissento completamente da quello che hai scritto. Vedo però che ricevi molti attacchi, anche un po’ eccessivi, e me ne dispiaccio veramente, perché non è così che bisognerebbe fare. Bisogna mantenere la calma e rispondere nel merito, anche quando si considerano deliranti le posizioni altrui. Ci vorrebbe sempre il massimo del rispetto (questo però deve valere per tutti e per questo mi permetto di dirti che trovo il tuo commento molto brutto, violento e offensivo, denigratorio, discriminatorio etc: ancora peggio del tuo articolo se mi permetti)! Vedi, questo è iltono che bisognerrebbe avere sempre. Ciao
    un compagno della Puglia (non vendoliana),
    Gianni

  22. una compagna di Catania

    OpenMind Catania ….. questa è la vera Catania!!

    Non provo solidarieta’ con chi ieri ha distrutto il lavoro che pazientemente il Movimento da anni fa sul territorio. Infiltrati o no, queste persone non hanno le nostre stesse finalita’. E non si tratta di metodi o pratiche diverse, no, e’ ben altro. C’e’ un nodo, che puntualmente, ogni volta che succede quello che e’ successo ieri, il Movimento non affronta, ponendo il discorso sulla VIOLENZA SI / VIOLENZA NO. La violenza che si e’ vista ieri non e’ la violenza di chi ha perso il lavoro, di persone esasperate, no, non e’ quella. E’ una violenza programmata e attuata con logiche di guerra che non hanno mai tenuto conto delle realta’ che organizzano i cortei. Chi ci ha mai discusso con questi? Anche a Catania abbiamo esperienza di questi comportamenti, ore e ore di discussioni e poi in piazza la maggior parte del corteo lasciata come un salame per decisioni prese non unitariamente. E’ la stessa logica ed al Movimento non fa bene. Sono stanca di questa solidarieta’ data a chi viene ritenuto compagno perche’ odia le banche e la polizia. Il compagno e’ uno che conosci, che non spezza il tuo lavoro e il tuo corteo. E’ uno che conosci. Sono parassiti, si nutrono del lavoro fatto dagli altri. Che siano infiltrati o no, non cambia nulla.Non fanno bene al Movimento. NON CI FANNO BENE. Senza contare che permettono ai Governi, Polizia e Chiesa di passare per vittime. E questo non fa bene al Movimento. NON CI FA BENE. NON SONO NOSTR* COMPAGN*. Mi spaventa la fragilita’ con cui si scende in piazza, senza sapersi difendere, permettendo a una minoranza di decidere che il corteo doveva finire, li, dove loro avevano deciso. Senza essere stati in grado di ricompattarsi ed andare fino in fondo . Perche’ e’ successo? Forse perche’ in fondo hanno fatto quello che molti vorrebbero fare e non riescono? Carissim* compagn*, e’ su questo che dovremmo discutere. Per andare oltre VIOLENZA SI/ VIOLENZA NO. Con stima e affetto profondo, la compagna Sara Crescimone.

  23. E Iannitti, frustrato, fa l’unica cosa che può fare: aggiornare Rifondazione Umorista alzando il livello di infamie, nascondendosi dietro l’umorismo, così non si può toccare! Poveretto!!

  24. Riccardo Messina

    La rivoluzione non è un pranzo di gala, e chi spacca le vetrine non è rivoluzionario. Si tratta di delinquenti comuni che non hanno nulla a che fare con la storia di combatte per la liberazione degli oppressi. Queste e simili azioni non solo sono da condannare, ma bisognerebbe ragionare seriamente su come cacciare dai cortei simili loschi figuri.
    Se hanno voglia di fare casino e di “attaccare i palazzi del potere” lo possono fare tutti i giorni. Proprio oggi passavo sotto Palazzo Grazioli e ragionavo sul fatto che simili “attacchi” sarebbero stati possibili senza alcun problema. La verità è che questi professionista dell’anarchia sono anche vigliacchi. E cercano di strumentalizzare il disagio e la giusta lotta degli indignados per i loro squallidi atti di teppismo.

  25. La vera Catania? Vergognoso che qualcuno l’abbia scritto. Non conoscete nulla, allora, di quella città. Ancora vergogna.

  26. Compagni io sono allibita di come qualche commento sia degenerato nello squallore e nella offesa personale. Io spero che chi abbia scritto lo abbia fatto in buona fede, perchè se pensa che queste offese, ripeto personali, centrino con la politica ha forse qualche problema di percezione. Io invece ringrazio il compagno Matteo Iannitti per la sua presa di posizione, forse scomoda per una parte della dirigenza e della base del partito, ma che invece rappresenta il sentire di molte più persone di quelle che si possa credere; penso sia ora di rendersi conto che la fase è cambiata, che la rabbia monta tra la gente e che queste azioni iniziano a sembrare giustificabili. Con questo non voglio dire che gli “incappucciati”, con il loro metodo, volessero fare la rivoluzione o, più banalmente, fare un qualsiasi gesto di tipo politico. Voglio dire che la rabbia contro il sistema monta, che la rabbia a piazza san giovanni, contro la polizia che caricava gli inermi è montata, e che questa rabbia non è sicuramente guidata da nessun fine politico,ma che è condivisa da gran parte delle classi sociali più deboli . Questa è però la rabbia di noi tutte( e tutti),e la rabbia che condividiamo verso un sistema che ci sfrutta e ci annienta, come possiamo condannarla? Il problema di questo momento semmai dovrebbe essere: come diamo un senso politico a questa rabbia? Come facciamo in modo, mettendo la nostra struttura organizzata sul territorio nazionale a servizio di chi non ce la fa più, a servizio di un cambiamento totale del sistema,di dare gli strumenti perchè si rivolga verso i centri del potere economico e politico? Detto in pratica: come facciamo a fare in modo che la prossima volta non si brucino opel ma si assedi il parlamento? Questa deve essere la discussione post 15 ottobre: come organizzare la rabbia, che è fuori dal mondo(e contro anche il nostro progetto politico) pensare di eliminare,come politicizzarla e anche come salvaguardare chi, giustamente, non può trovarsi in mezzo a situazioni che comunque sono di pericolo. Se così non fosse, rischiamo che ci sia qualcun altro, con obiettivi ben diversi dai nostri, che ci sostituisca in questo compito, e allora sì che sarebbero dolori. Un ultima cosa: a me piacerebbe chiamare compagna( o compagno) qualunque lavoratrice o lavoratore, qualunque studentessa o studente, chiunque operi per un abbattimento del sistema capitalistico e un nuovo ordine sociale, non soltanto chi ha la tessera del prc in tasca o abbia una coscienza consapevolmente marxista. Il comunismo riguarda tutte le lavoratrici e i lavoratori, e non solo un’ elite particolarmente qualificata.
    Saluti comunisti
    Claudia Candeloro, gc Bologna

  27. Ma sapete cosa e’ grave? Che stiamo qui a commentare quello che scrive un idiota totale come questo Mattia iannitti. Ma chi e’? Chi rappresenta? Chi lo conosce? Chi l’ha mai visto ad una assemblea o riunione? Chi e ? Il nulla. Punto. Non discutiamo del nulla. Sara un bimbominkia lobotomizzato dai videogiochi e che da il rivoluzionario con i soldi del babbo. Ma fottiamocene. Il partito e un altra cosa… Ascoltate Ferrero ieri in tv e capite come va il mondo e per fortuna come va anche rifondazione…. Non parliamo del vuoto pneumatico, anche di quello che ha nel suo cervello.

  28. Grazie Claudia, hai inserito un tassello necessario alla discussione. Spero che questo dibattito possa andare avanti senza essere tacciati di follia. D’altronde, come tu stessa dici, fuori da questo sito le posizioni sono ben altre e faremmo bene a non farci intimidire da gente che, a mio parere, non ha neanche letto integralmente ciò che scriviamo.

    Matteo

  29. Gianluca Piepoli

    Finalmente,in una mare di condanne,prese di distanza,testimonianze in questura,una goccia di verità nel dibattito post-15 ottobre.
    L’analisi è pienamente condivisa anche da parte mia.Compagni e compagne,non facciamoci trascinare dentro il giochetto “dentro-fuori”,”violento-non-violento”,che la stampa di regime ed il centro-“sinistra” stanno facendo in questi giorni,è insensato oltre che controproducente.Lo avevano tentato il 14 Dicembre,lo hanno replicato il 15 Ottobre.Una cosa è non condividere le azioni del “blocco nero” altra cosa è condannare:io non condivido nel senso che non è il ribellismo espresso con macchina bruciata o la vetrina spaccata che ci farà fare il salto verso la rivoluzione,ma,allo stesso tempo,credo che la rabbia che sta esplodendo nel Paese,anche in maniera molto radicale,vada analizzata e mai condannata.
    Poi certo,tutto questo non ha aiutato il movimento,tutt’altro,ma da qui a condannare in stile sceriffo ce ne passa.Io non me la sentirei mai,piuttosto analizzerei la situazione e mi chiederei dove si è sbagliato.
    Forse se ne è parlato troppo poco,ma l’ulteriore analisi da affrontare è quella sul “Coordinamento 15 Ottobre”:in maniera molto lucida bisogna ritrovare in quella struttura grandi colpe su come è andata a finire quella giornata,dalla gestione pratica della piazza,dalle divisioni interne,dagli obiettivi politi distanti anni luce,sempre se ce ne sono mai stati.
    La discussione deve ripartire da questi dati per arrivare a domandarsi:qual’è il nostro ruolo,quello dei comunisti,in questo Paese?Davvero possiamo permetterci di essere relegati in fondo al corteo e fare “codismo” nel movimento per il resto della nostra esistenza?O forse la rotta dovrebbe essere invertita?

    Saluti comunisti,Gianluca GC Bologna.

  30. Ci può piacere o no, ma questa è la linea dei Gc e del suo esecutivo…. leggete la nota girata ai membri del coordinamento nazionale da parte di Danilo Borrelli, responsabile organizzazione.

    Care compagne e cari compagni,
    ad una settimana dalla manifestazione del 15 ottobre tutti quanti ci stiamo cimentando sull’analisi di ciò che è avvenuto e soprattutto sulla ricerca di iniziative concrete per far ripartire il movimento.
    In questa settimana abbiamo avuto l’occasione di discuterne anche come esecutivo nazionale GC e come gruppo di lavoro della Fds sul 15 ottobre.
    Di seguito qualche considerazione ampiamente condivisa sulla giornata di sabato.

    Per prima cosa dobbiamo cogliere positivamente la straordinaria partecipazione al corteo frutto di un malessere diffuso nel Paese che investe principalmente le giovani generazioni ampiamente mobilitate per tale appuntamento. Da questo punto di vista l’apporto delle strutture organizzate è stato decisivo: 1200 pullman organizzati di cui circa 200 solo come Prc – Fds a dimostrazione della nostra capacità di mobilitazione e di radicamento territoriale.

    Sullo svolgimento della manifestazione dobbiamo amaramente registrare l’azione di un gruppo organizzato (circa 300 persone) che con le proprie azioni ha impedito il regolare svolgimento del corteo stesso, offuscando i reali contenuti della manifestazione, agendo contro gli stessi manifestanti che infatti nello sdegno generalizzato hanno a tratti provato ad isolarli. Insomma, nella giornata internazionale United for Global Change, in Italia abbiamo assistito alla manifestazione più grande del mondo e anche all’unica in cui sono avvenuti incidenti e scontri. Un primato che ci dovrebbe far riflettere.
    Il giudizio politico che come giovanile e come partito diamo dell’azione di questo gruppo di persone è negativo e di condanna. La loro iniziativa infatti è incompatibile con la costruzione di un movimento di massa antiliberista.

    Il terzo elemento è quello relativo alle forze dell’ordine. Sicuramente hanno fallito nell’attività di prevenzione: con tutti i telefoni intercettati e i siti monitorati possibile non fossero a conoscenza delle reali intenzioni dei famosi “black block”?!
    Per non parlare della criminale azione a San Giovanni: rendere inagibile la piazza di arrivo di una manifestazione di centinaia di migliaia di persone, caricare selvaggiamente un corteo con idranti, lacrimogeni e blindati lanciati a tutta velocità ha compromesso definitivamente l’evolversi della giornata. A quel punto era chiaro che il corteo non sarebbe mai arrivato a San Giovanni, che il movimento non avrebbe avuto l’occasione per confrontarsi e decidere insieme quali iniziative intraprendere già da quella nottata.

    In queste ore invece assistiamo all’annunciata repressione che come prevedibile va ad agire sui diritti democratici e le libertà di movimento: da chi evoca leggi speciali ai provvedimenti del governo e di alcuni sindaci, per primo Alemanno.

    Consapevoli della necessità di ripartire da subito con momenti di discussione comuni e con iniziative che non facciano disperdere il patrimonio di forze ed idee che hanno caratterizzato il “nostro 15 ottobre” vi inviamo di seguito del materiale che approfondisce, nell’ottica unitaria, condivisa, il nostro punto di vista sulla valutazione di quella giornata.

    Colgo l’occasione anche per ringraziare le centinaia di compagne e compagni che pur nelle note difficoltà di collocazione degli spezzoni all’interno dei cortei hanno contribuito all’organizzazione di un’ottima presenza in piazza dei Giovani Comunisti. Presenza organizzata che soprattutto nei momenti difficili della manifestazione e nell’arrivo a Circo Massimo è stata punto di riferimento e di sicurezza per una parte consistente del corteo.

    Buon lavoro a tutti/e!

    Danilo Borrelli

    Responsabile Organizzazione Nazionale GC

  31. Rita Coppola Giovani Comunisti Bari

    Scusa Iannitti, ma se sei dell’esecutivo dei GC, perchè invece di andare in giro non eri a lavorare allo spezzone e poi ti permetti pure di parlare!? vergognati, in questa organizzazione si sono chieste le dimissioni permolto meno….

  32. Caro Matteo,

    Ti invito a riflettere sul fatto che uno dei tuoi commenti contenga un’affermazione gravissima per la quale ti stai assumendo una responsabilità altrettanto grave: nessuno dei giovani comunisti ha mai chiesto che si arrestassero i “compagni”!
    I militanti della tua organizzazione assumono sulle proprie spalle il peso e l’onere di contribuire quotidianamente alla costruzione di un movimento di alternativa radicale ed eterogeneo, confrontandosi in modo periodico con realtà di movimento molto più complesse ed articolate di quelle che offre la tua -meravigliosa!- città, pagando il prezzo del proprio lavoro politico anche in termini di “attenzione ossessiva” da parte delle forze dell’ordine. Sappi che la tua poco felice uscita presta sponda a chi non cerca altri pretesti per mettere a rischio l’incolumità fisica delle persone che ogni giorno lavorano per un Partito che ti piaccia o no, è anche il tuo.

    Chi ti scrive -per cultura e storia politica- non è mai stato affezionato all’ ideale “est-etico” del pacifismo. Anche per questo il 15 non ho provato paura, soltanto rabbia verso una componente costituitasi pubblicamente per smantellarci, che evidetemente non siamo riusciti ad emarginare fisicamente. Almeno su una cosa hai ragione…bisognava organizzarsi meglio. Infondo il KKE nei giorni della tua mirabolante stesura ci ha insegnato che i servizi d’ordine non sono poi un vezzo retrò di fine ottocento…

    Un abbraccio, buon lavoro!

  33. Un militante PCL

    L’analisi di Matteo Ianniti è ampiamente condivisibile.
    A questo punto tocca a lui capire che qui non siamo di fronte a posizioni “diversificate” ma incompatibili.
    Come si fa a far parte di un partito frantumato, il cui 99% (va di moda dire così) si compatta per difendere posizioni più vicine a quelle di Di Pietro che a quelle di Lenin?

    La responsabilità del nichilismo del 15 ottobre è da ricercare in anni di tradimenti.
    Come scrisse Lenin in L’Estremismo: “L’anarchismo fu non di rado una sorta di castigo per i peccati opportunisti del movimento operaio”.

    Ai compagni come Matteo Ianniti che non hanno mandato il cervello all’ammasso l’invito è a rompere con i rottami opportunisti e costruire il partito rivoluzionario. E’ ora

  34. nicastro damiano

    Scusate, ma quello che si chiama rispetto per le regole, cos’è?

    Campo Innocenza Maria era una Signora che non ha mai violato nessuna regola, mai. Eppure, si è vista sparire il conto corrente, ha presentato denuncia ma la Banca San Paolo IMI nella comunicazione, ha nascosto alla Magistratura di Ragusa il c/c 10/645629, il quale è sparito con tutti i soldi.
    Innocenza Maria ha continuato a lottare, senza violare nessuna regola. Ha inviato Esposti-Denuncia ai Ministri Tremonti e Alfano, alla Banca d’Italia, all’Ispettorato Generale del Ministero della Giustizia ecc., ma non ha mai avuto nessun risultato, mai.

    Il 15 ottobre per me rappresenta il malessere che viviamo nella società di oggi!

    Innocenza maria ha rispettato le regole, ma la banca no!!

    La Banca San Paolo IMI, oggi Intesa San Paolo, ha dimostrato di fregarsene di Innocenza maria, della Magistratura e della stessa Banca d’Italia.

    Vorrei solo dirvi che ora, non mi sorprendo se nella nostra società vi sono “malesseri” diffusi. Certo, se chi predica e giudica non rispetta le regole, e parlo delle nostre Istituzioni, come si può condannare chi agisce in modo attivo?

    Innocenza Maria si è spenta lo scorso agosto dopo avere chiesto Giustizia alle Istituzioni per otto anni, senza avere mai ricevuto nessuna risposta sul suo conto corrente n. 10/645629 e sui soldi.

    L’esempio deve venirci “prima” dalle nostre Istituzioni!
    Damiano Nicastro

  35. Nicastro Damiano

    Ma cosa sta succedendo nel nostro paese?
    Qualcuno può darmi delle risposte?

    IL Professor Francesco Pesce, redige perizia grafologica attestante la falsità della firma apposta a nome “Campo Innocenza” su un’assegno tratto dal conto corrente n. 10/645629 nascosto alla Magistratura di Ragusa.
    L’assegno è stato versato alla Northfield Savings Bank di New York, con firma apocrifa.
    Tale perizia è stata depositata dalla signora Campo Innocenza Maria al Sostituto Procuratore della Repubblica Dott. Emanuele Diquattro in data il 14-02-2006.
    Il 6-11-2006 il Sostituto Procuratore Dott. Emanuele Diquattro scrive: ” al Sig. Procuratore Capo della Repubblica – Sede : Con riferimento al procedimento contro Ignoti in oggetto, informo la S.V. che in data 22/12/2003 la signora Campo Innocenza Maria depositava presso il Comando Guardia di Finanza di Ragusa un esposto con cui lamentava varie truffe e appropriazioni indebite da parte di promotori finanziari mediante assegni e documentazioni con sottoscrizioni pretesamente false… In data 29/9/2006 ho ordinato il sequestro di tutta la documentazione citata nell’esposto incaricando all’uopo il Comando Compagnia della Guardia di Finanza di Ragusa. Non appena verrò in possesso della documentazione originaria disporrò una CTU grafologica al fine di accertare la fondatezza dell’esposto”.
    Il Procuratore Capo Dott. Agostino Fera, il 18 giugno 2007 relaziona a S. E. il Procuratore Generale di Catania allegando la nota del 6-11-2006 del Sostituto Dott. E. Diquattro.
    Il 26 gennaio 2007 il Sostituto Procuratore Dott. Emanuele Diquattro emette altro decreto di sequestro incaricando il Comando Compagnia Guardia di Finanza di Ragusa: “urgenza di sequestrare in originale tutta la documentazione bancaria citata dalla Campo Innocenza nei suoi esposti. Raccomando l’urgenza”.
    Il 30 dicembre 2009 Campo Innocenza Maria scrive all’Ispettorato Generale del Ministero della Giustizia: ” Oggetto: conto corrente n. 10/645629 acceso presso la Filiale della Banca San Paolo IMI di Ragusa… Onorevole Signor Ispettore Capo del Ministero della Giustizia…. Il 12 luglio 2007 l’indagata Arestia Giovanna, nell’interrogatorio reso alla Guardia di Finanza di Ragusa dichiara: “ed ho curato l’apertura di un suo conto avente numero 10/64 56 29”….. Nonostante il Sostituto Proc. Dott. Emanuele Diquattro abbia emesso Decreti di Sequestro il 29/9/2006 e il 26 Gennaio 2007, la CTU non ha a disposizione gli originali. Il CTU Giuseppa Marraro ha avuto colloqui telefonici con la Signora Tomatis ma non riceve da questi nessuna risposta”.

    La signora Tomatis è, o quantomeno era, facente funzioni, segretaria del DIRETTORE GENERALE di San Paolo IMI.

  36. Nicastro Damiano

    Quanta rabbia contro le ingiustizie.

    Questa è la risposta di Intesa San Paolo alla mia domanda del perché hanno nascosto il c/c 10/645629 di Innocenza Maria, alla Dott.ssa Anna Landi della Magistratura di Ragusa diretta dal Dott. Agostino Fera.

    From: Assistenza.Reclami@intesasanpaolo.com
    Sent: Wednesday, November 30, 2011 5:32 PM
    To: nicastrodamiano@alice.it
    Subject: PROTOCOLLO: 9514/2011/ORD/IntesaSanpaolo – RO

    Gentile Sig. Nicastro,
    facciamo riferimento alla sua comunicazione del 16 corrente.
    Esperiti gli opportuni approfondimenti, siamo rammaricati nel comunicarle di non aver avuto la possibilità di reperire l’asserito esposto da lei citato del 30 dicembre 2009.
    Peraltro – salvo errori – non ci risulta che sia in possesso della titolarità necessaria o eventuali deleghe a richiedere i chiarimenti del caso, motivo per il quale non ci è possibile fornire compiuto riscontro alla sua richiesta.
    Nel rimanere senz’altro a disposizione per valutare ulteriori informazioni intenda fornirci, porgiamo cordiali saluti.
    Pasquale Brusco
    Laura Bettio

    La titolarità ??

    La prova che Intesa San Paolo ha ricevuto l’esposto-denuncia del 30 dicembre 2009 è pubblicata nei video-denuncia.

    Il dott. Roberto Traini titolare della Divisione Banca d’Italia di Torino, il 4 febbraio 2010 mi dichiara:
    “io in base alle linee che noi ci siamo dati in base a come l’ordinamento per trattare questo tipo di segnalazione io chiedo a Intesa San Paolo che cosa è successo e chiedo anche a Intesa San Paolo di chiarirsi con il suo cliente okay?”

    “Cioè noi valuteremo perché Intesa San Paolo non ha fornito la documentazione richiesta oppure devo essere più generale perché è tutto da dimostrare valuteremo perché Intesa San Paolo non ha ritenuto che nell’elenco dei documenti da produrre all’Autorità Giudiziaria non ci fosse anche quel quel”
    Nicastro: “conto”
    Dott. Traini: “ehh quel conto corrente”

    Dott. Traini: “la signora si è rivolta a una serie di istituzioni ciascuno ci si augura opererà secondo le sue competenze!”
    Nicastro: “Bene e voi per le vostre!”
    Dott. Traini: “Esatto! E questo glielo garantisco!”

    Dott. Traini: “sicuramente come siamo intervenuti e come interverremo su Intesa San Paolo glielo ribadisco un’altra volta “
    Nicastro: “uhm ho capito”
    Dott. Traini: “ chiedendo chiarimenti su quello che è accaduto”

    Dott. Traini: “da un lato i imponiamo diciamo alla banca invitiamo la banca con invito forte a chiarirsi con la persona che ha scritto che ha fatto la lamentela in questo caso il profilo lei mi mi capisce è un po’ più delicato perché in teoria dovrebbe chiarirsi con l’Autorità Giudiziaria!”

    Questi fatti sono estremamente gravi.

    Nicastro Damiano

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.