Revoluciòn en el SOL

di Anna Belligero

Per comprendere realmente l’organizzazione di questo movimento è stato necessario, ma certamente non sufficiente, piantare la tenda al centro del villaggio. Un po’ come hanno fatto loro, nella capitale, che di certo non è un villaggio, ma che lì, proprio al centro, riesce a farsi comprendere da tutt* quell* che passano, e prova a scalfire l’indifferenza di un Paese che dicono “va risvegliato”.

Funziona tutto alla perfezione, il movimento 15 M è un corpo perfetto e regolare, con le sue articolazioni, autonome ma connesse tra loro. Ma soprattutto è un corpo. Non si rilasciano dichiarazioni individuali, non si dichiara il nome dell’organizzazione o del collettivo di appartenenza, perchè quella piazza non è una sfilata di parte, ma una lotta collettiva per tutt*. Una lotta collettiva “por el cambio”. Il cambiamento del Paese intero, mobilitato a partire dai suoi cittadini più giovani. Tantissimi ragazzi, ma soprattutto tantissime ragazze a promuovere e far vivere questa.

“Sol como la Bastiglia” è uno dei manifesti di cui è piena non solo la Puerta del Sol ma tutta la città. La Bastiglia come simbolo dell’inizio di una delle più grandi rivoluzioni della storia del mondo, fatta dal popolo contro un Ancient Regime che nella foga di salvare sempre se stesso lasciava languire il proprio Paese in una crisi sociale fortissima e molto sentita dalla popolazione. Puerta del Sol ha grandi ambizioni, e il contesto non è molto diverso (40% di disoccupazione giovanile), specie se aggiungiamo che in Spagna c’è ancora la monarchia, come nella Francia di allora. E infatti, di slogan, ce n’è anche per la “monarquìa”. O meglio, contro.

Il potere, qui come in Italia, è nelle mani delle banche e dei politici, tanti, tantissimi dei quali corrotti. Anche e soprattutto contro di loro Sol vuole diventare la nuova Bastiglia d’Europa.

“ Basta al potere dei banchieri e dei politici corrotti, vogliamo democrazia reale”, è infatti un altro degli slogan più ricorrenti e che più animano il dibattito in piazza. Non è antipolitica, è, anzi, profondissimo amore per la politica nella sua accezione primaria, la politica come spazio per la democrazia, come pratica di molti, o meglio di tutti, per il bene di tutti, la politica come questa nostra generazione non l’ha mai conosciuta, ma solo letta sui libri di bellissime teorie. Il fatto che la critica alla corruzione e allo spazio smisurato e nocivo che le banche hanno nella politica sia il centro della protesta è il paradigma della voglia che queste giovani e questi giovani hanno di mettersi in discussione. Di fare politica, di farlo per migliorare le loro condizioni di vita e quelle dell’intero Paese. Anzi, del mondo intero. Perchè tra le tante tende, che vanno dall’infermeria alla sala stampa, da quella del legal team a quella dell’arte, c’è anche quella splendidamente chiamata “Immigraction”. Il mondo è di tutt*, le risorse sono di tutt*, la mobilitazione deve diventare globale. E’ tutto connesso, in una visione assolutamente organica e radicale di cambiamento, dove “el problema es el sistema” che non è riformabile, dove internet ha un ruolo fondamentale tanto quanto l’anticapitalismo per questa rivolta. Altro che “grillismo spagnolo”, questi non appoggerebbero mai i fascisti!

Puerta del Sol è la visione dell’altro mondo possibile, è la rivoluzione moderna che prova a compiersi. In questa piazza tutto è autogestito, ma ogni cosa è connessa. Non c’è “comissìon” (li chiamano così i gruppi di lavoro) che non si relazioni alle altre, in un’idea di collettività che non sa affatto di individualismo.

“Nada es perdido se aun queda libertad”, la scritta su un cartello che campeggia proprio sulla tenda dei migranti, dice però, anche, del ruolo centrale che la libertà ha nella democrazia. La libertà che non si contrappone all’uguaglianza, alla giustizia sociale. Qui lo sanno, sono consapevoli della inscindibilità delle due cose. E infatti la democrazia, che oggi più che mai tutto è, fuorchè una rivendicazione borghese, è la “somma” di uguaglianza e libertà. La democrazia è quando in una comunità, in un Paese, in una città, tutte e tutti possono esprimersi, liberi da qualunque forma di ricatto. La democrazia è poter dire no al padrone senza il rischio di perdere il posto di lavoro; la democrazia è l’accesso di ogni cittadina/o agli elementi base del diritto di cittadinanza, come istruzione, sanità, diritto alla casa; la democrazia è la pratica che non ti discrimina, né perchè sei nero, né perchè sei gay, né perchè non hai abbastanza soldi per permetterti di studiare . La democrazia è quello che rende uguali, davanti alla legge ma anche davanti ai diritti.

La democrazia è di genere. “La revolucìon serà feminista, no sera”, recita un grande cartello sulla tenda femminista. Le compagne, si chiamano così tra loro, si riuniscono una volta al giorno, come le altre commissioni, e discutono di maternità, di prostituzione, di libertà. “Italiana? Plena solidaridad!”, mi hanno accolta così, e l’hanno detto non con un tono scherzoso, ma col tono di chi comprende la sofferenza per noi donne di vivere in un Paese come l’Italia.

Grande determinazione di queste compagne, con un primo, seppur minimo risultato, raggiunto: nella tenda della Comunicaciòn, che è il quartier generale, dove arrivano i comunicati da tutto il mondo, dove incontri il portavoce del movimento ( che è a rotazione quotidiana), dove si raccolgono tutte le informazioni, c’è un cartello enorme che educa al linguaggio. E dice che se proprio non si riescono ad utilizzare termini generici non declinati al maschile, che almeno ci si sforzi di declinarli in entrambi i modi. E alla mia domanda, fatta ad un ragazzo, per chiedergli se era daccordo, ho capito che almeno là, in quell’accampamento, la pratica stava funzionando. “Qui è vietato escludere” mi ha risposto. Quasi mi commuovevo se penso a cosa ci tocca affrontare ogni volta in Italia con gli uomini. Compagni e non.

ANNA BELLIGERO

Portavoce Nazionale Giovani Comuniste/i

28 Maggio 2011

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