Per uscire dall’isolamento, un’offensiva dai territori

di Giuliano Ezzelini Storti

Da molti mesi non traspare, per quanto ci riguarda come Partito e come Federazione della Sinistra, un nostro ruolo chiaro nello scenario politico nazionale. Ovviamente non mi riferisco alla nostra utilità sociale o alla presenza nei conflitti: il nostro ruolo è ampio e la nostro presenza è spesso decisiva, dalle grandi vertenze di settore (vedi Chimica e Porto Marghera; Fiom e Fiat) alle lotte contro la “riforma” Gelmini (vedi la mobilitazione studentesca di questi giorni). Tuttavia, per chi è all’esterno di questi grandi conflitti, il punto è come veniamo percepiti e, addirittura, se veniamo percepiti. I sondaggi la dicono lunga – per quanto veri o falsi siano, seppur per un minimo, qualcosa diranno! – sulla scarsa considerazione che gli elettori hanno di noi.

E’ vero che in varie fasi altaleniamo tra un crollo di consensi e una considerevole ripresa, ma mai si consolida un segno chiaro e pieno di quale risultato porteremmo a casa se andassimo al voto. I sondaggi non vanno sopravvalutati, ma, io penso, nemmeno ignorati del tutto. Quindi? Il punto è che non veniamo percepiti perché, anche se legittimamente e giustamente ci fa schifo ammetterlo, siamo completamente esclusi dalle dinamiche della politica parlamentare. Si badi bene, sappiamo tutti benissimo che i media non pubblicano niente di quello che diciamo, ma possiamo dire con certezza che è solo colpa dell’esclusione forzata che i giornali esercitano nei nostri confronti o, piuttosto, abbiamo anche noi stessi qualche responsabilità? Piaccia o non piaccia, Vendola è presente e riesce a dire la propria al pari di altri, pur essendo anch’egli, come noi, fuori dal Parlamento: si può liquidare questo fenomeno come l’artificioso meccanismo di alcune testate giornalistiche per meri fini di indirizzo politico del Partito democratico, come pure ho sentito dire da qualche compagno?

Non possiamo, penso, se abbiamo un minimo di umiltà, dire solo che “il mondo è cattivo”, che è contro di noi, che ci impedisce la visibilità. In Vendola e in SeL si è connotato un valore simbolico notevole per il popolo della sinistra e sbaglieremmo se lo liquidassimo in due parole, definendolo come fa D’Alema il “berlusconismo di sinistra”. Ho avuto occasione, nella sua venuta a Vicenza, di sentire il compagno Nichi e di vedere la reazione della gente alle sue parole: ovazioni da stadio e salone della fiera pieno nonostante il maltempo (nevicava di brutto!). Possiamo dire quindi che questo sia solo un effetto del “berlusconismo di sinistra”? Direi di no. La soluzione sta nel fare come Sinistra Ecologia e Libertà, che insegue un leader e accresce il consenso sulla sua scia? No, non credo sia questa la strada. Penso, e in questo dovremmo copiare Vendola, che non dobbiamo avere “timidezza” né a destra, né a sinistra. Bisogna sfatare un altro mito: nelle assemblee di Nichi non si parla solo di primarie, si parla di politica e si dicono le cose che diciamo sempre noi, anche se, a differenza sua, non ci ascoltano in molti. Sulla Fiat, sull’acqua, sull’ambiente non ci sono differenze con quello che diciamo sempre noi! Perciò?

Se vogliamo cominciare a contare dobbiamo “attaccare” e smettere di stare sulla difensiva e all’angolo. Come? Lanciando un’offensiva sui territori, promuovendo assemblee con esponenti di tutto il centrosinistra (almeno una per provincia!), rimettendoci al centro della dinamica politica nazionale su quattro punti principali: unità a sinistra per cambiare la società e dare risposte concrete ai movimenti; richiesta immediata di elezioni con proposta di coalizione di centrosinistra per battere Berlusconi con un accordo su alcuni punti per noi fondamentali; difesa della Costituzione; infine, se il Pd tentenna o non accetta, non dobbiamo esitare a lanciare l’ipotesi di un quarto polo, un “polo dell’alternativa di governo”, composto da Federazione della Sinistra, Italia dei Valori e Sinistra Ecologia e Libertà.

Cosa ho detto di nuovo sui primi tre punti? Nulla: mettiamo in pratica la linea che da mesi approviamo e mai applichiamo! Sul quarto polo, invece contrattacchiamo, ci mettiamo al centro di una discussione politica nazionale e incalziamo SeL, Di Pietro e il Pd su dei punti chiave sui quali convergiamo, non come quelli che stanno fuori alla finestra a guardare e poi peregrinano un posto in parlamento al Partito democratico. Ma soprattutto non ci mettiamo in condizioni di difficoltà se, per un’ipotesi folle, davvero si concretizzasse un’alleanza fra Pd e i centristi, tanto auspicata nell’ultimo periodo. Il quarto polo, potremmo sperimentarlo subito se non ci fossero le elezioni politiche nazionali: ci sono molte tornate elettorali amministrative nel 2011 e in molte realtà il dialogo fra noi, Di Pietro e SeL è più avanzato e coordinato di quanto si pensi.

Qualcuno potrebbe dirmi che un’alleanza con l’Italia dei Valori è impossibile, però siamo già stati al governo con Di Pietro, senza contare che l’IdV è concorde con tutti i punti sopra elencati.
Ciò che ho scritto sopra è chiaramente una provocazione, un’esortazione a discutere di questa fase politica e a uscire dal nostro immobilismo, ma se fosse un’ottima risposta alle nostre esigenze? Aspetto commenti.
Sulle primarie dico solo una cosa: se Vendola ce le chiedesse per un accordo, perché negarle? Potremmo perfino appoggiarlo: se ci fosse una coalizione con il Pd, perché non dovremmo farlo? In quella sala a Vicenza non ho visto un popolo tutto nuovo, ho visto molte facce che una volta venivano alle nostre assemblee di Rifondazione: se ci fossero le primarie e non appoggiassimo Vendola saremmo ancora più isolati e sempre meno riconosciuti e considerati dal nostro popolo che non vede le differenze che noi notiamo.

GIULIANO EZZELINI STORTI

Coordinamento nazionale GC

9 Gennaio 2010

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