Pomigliano non si piega, Pomigliano resiste!

Intervento introduttivo di Domenico Loffredo (segretario del Circolo Prc Fiat auto – Avio, Gc) all’incontro Pubblico con i lavoratori della Fiat di Pomigliano e con i compagni del Circolo di Fabbrica, organizzato dal Prc giovedì 8 luglio 2010, a Pomigliano d’Arco

Non posso fare altro che aprire questa riunione dicendo che tutto il nostro sostegno va ai lavoratori della Fiat Sata di Melfi che stanno scioperando contro i carichi di lavoro e che siamo al fianco dei delegati della Fiom licenziati in queste ore. Così come salutiamo lo sciopero di 2 ore fatto a Mirafiori oggi per il premio di risultato che Fiat non ci vuole corrispondere, siamo inoltre solidali con gli operai della Mangiarotti caricati dalla polizia.

Questa iniziativa è importante non solo per la presenza di Ferrero e di Rinaldini oggi qui, ma anche perché segna una continuità del lavoro politico svolto dal Partito della rifondazione comunista sul tema FIAT. C’è un filo infatti che collega questa iniziativa con quella che più di un anno fa in fase differente ma altrettanto importante della lotta abbiamo organizzato sempre con i due segretari come circolo di fabbrica.

Infatti sotto questo aspetto il nostro è stato l’unico partito che dall’inizio della vertenza, circa 2 anni fa, si è sempre schierato al fianco dei lavoratori in modo chiaro e deciso, sia nelle istituzioni ove siamo presenti ma soprattutto nelle piazze come accaduto nello sciopero cittadino del febbraio 2009 a Torino nella manifestazione del gruppo FIAT, fino ad arrivare allo sciopero generale del 25 giugno scorso dove era presente un nutrito gruppo di compagni. Per non parlare del continuo lavoro svolto dal circolo della FIAT AUTO-AVIO che ha prodotto o contribuito a produrre diverse iniziative, a Pomigliano come a livello nazionale.

Come compagni presenti in fabbrica ci siamo però concentrati rispetto al nostro luogo di lavoro, provando a praticare quel radicamento sociale di cui il nostro partito e l’intera sinistra ha bisogno. Si tratta di un lavoro quotidiano, per riconquistare metro per metro la fiducia dei lavoratori.

Abbiamo prodotto con regolarità volantini e comunicati che esprimessero la nostra posizioni rispetto ai punti di svolta essenziali della vertenza in questi anni e abbiamo provato a praticare concretamente l’unità dei lavoratori, mettendo in piedi un vero e proprio tour per gli stabilimenti dell’indotto o del gruppo Fiat a livello nazionale, a cominciare da quelli campani, ma anche a Termoli o alla Fiat-Sata e alla Lasme di Melfi.

Il nostro impegno ha prodotto diverse idee, su cui dopo ritornerò, che possono essere messe a disposizione delle forze che vogliono aiutarci a svilupparle, e che sono volte alla risoluzione della vertenza di Pomigliano.

Sono idee, come quella dell’auto ecologica,che abbiamo sviluppato coinvolgendo alcuni compagni di Legambiente, provando a coniugare il sapere operaio con la ricerca e l’innovazione scientifica e ambientale.

Questo lavoro lo abbiamo fatto nel contesto difficile degli ultimi due anni di lotta.

Lotta che, come è visibile a tutti, per mezzo della determinazione dei lavoratori che sono stati per mesi e mesi sulle barricate, ha reso possibile che Pomigliano avesse una sua missione produttiva, cosa per niente scontata e non prevista nelle intenzioni originarie di Marchionne.

Come non era previsto da Marchionne l’esito del referendum.

I sindacati filo padronali che hanno firmato l’accordo farebbero bene a riflettere su quanto siano realmente rappresentativi nello stabilimento.

Il risultato del referendum che si è avuto in fabbrica da l’idea dell’ingiustizia ricevuta dai lavoratori, che nonostante la portata enorme dell’attacco che metteva in discussione la continuità lavorativa, hanno trovato forza e dignità per dire no all’out-out di Marchionne,ora però, necessita trovare il modo per alimentare la speranza generata in tutti i luoghi di lavoro del paese da quest’evento.

La Fiom all’inizio della vertenza risultava isolata e facile bersaglio, per chi come la CONFINDUSTRIA e l’attuale governo vorrebbero  una società assoggettata al mercato, e senza conflitto, in cui non ci sia possibilità di ragionare su aspetti diversi, a partire dal ruolo dell’uomo nelle sue concrete condizioni di operaio e dei suoi diritti. Da una parte la destra che voleva usare la Fiat di Pomigliano per cancellare il diritto di sciopero e i contratti nazionali e dall’ il Pd ormai assoggettato alla Confindustria che non solo sosteneva il si ma addirittura presentava una protesta perché la Fiom secondo loro andrebbe troppo sui media a difendere i diritti dei lavoratori.

A questo progetto noi vogliamo mostrare tutta la nostra contrarietà stando al fianco della FIOM.

Lo abbiamo già fatto schierandoci con lei prima dell’accordo lo continueremo a fare dopo. Anche perché essa resta l’unica organizzazione di massa che prova, tra le tante difficoltà a dettare una linea di margine alla deriva della nostra società.

Noi abbiamo l’obbligo morale di dare un nostro contributo per cambiare le regole del gioco, che oggi sempre più vertono nel pensiero unico dettato dalle destre. E lo facciamo riconoscendo i meriti della FIOM ma anche cercando alternative valide come possono essere la ricerca di nuovi prodotti ecocompatibili, come nel nostro caso di vetture ecologiche da produrre, difendendo i diritti e le leggi che tutelano chi produce e consuma quei beni.

In questo senso va anche detto che proprio in virtù di questo ragionamento, il nostro no convinto a questo accordo presentato agli operai di Pomigliano, va esteso oltre che ai diritti inviolabili, anche ai peggioramenti delle condizioni di lavoro proposte.

E cioè, vogliamo ribadire che la FIOM che sosteniamo con forza è quella che dice no all’accordo a Pomigliano, ma anche quella che dice no ai 18 turni di Melfi. In continuità col proprio passato di sindacato che sappia dire si ove possibile ma che dice no quando si svende l’integrità fisica e morale dei lavoratori che essa rappresenta.

In quest’ottica salutiamo con piacere la nascita dell’area programmatica che si da come obiettivo quello di rendere la CGIL un sindacato più conflittuale, e magari più libero da legami con forze politiche, che hanno preso strade divergenti dalla natura e la storia del sindacato più grande d’Italia. Per questo allo sciopero generale dello scorso 25 Giugno abbiamo lanciato dallo spezzone di Pomigliano lo slogan “la Cgil che vogliamo siamo noi”ripreso da larga parte del corteo; perché una sinistra sindacale può vivere solo se si basa su lotte come queste , sulla loro partecipazione, sul protagonismo operaio e sulla loro radicalità.

Questo percorso può essere fecondo e per la Federazione della sinistra chiediamo  una  scelta di campo netta e senza ambiguità al fianco di questa prospettiva. Infatti siamo preoccupati per il silenzio assordante di alcune componenti della Federazione  sulla questione Pomigliano, da cui non abbiamo sentito nessuna differenziazione rispetto alla segreteria regionale in cui siedono in Campania che ha sostenuto il si al referendum. Simili posizioni ci sembrano in continuità con il loro appiattimento avuto in passato sulle posizioni di Epifani e dello stesso Bassolino.

A partire da oggi, e in verità non da oggi, ci consideriamo tutti in trincea, nella lotta per una società giusta, e chiediamo alla FIOM una strategia di mobilitazioni per rendere tutto questo effettivo a partire sin da subito.

Una mobilitazione che serva a sciogliere i nodi attorno alle prospettive per lo stabilimento che sia anche da stimolo a tutti quei lavoratori che ci hanno espresso la loro solidarietà, e si sono sentiti e si sentono come noi in trincea in questa battaglia decisiva, “in campo” come hanno detto i compagni di Mirafiori.

Come recita l’odg approvato all’assemblea de la Cgil che vogliamo “costruiamo comitati di sostegno che promuovano controinformazione sulle reali condizioni di lavoro nelle fabbriche Fiat e momenti assembleari, coinvolgendo lavoratori e delegati sindacali degli stabilimenti in Italia e all’estero (Brasile, Polonia e Serbia)”.

Su questo si misura la capacità delle forze della sinistra di essere di nuovo punto di riferimento e non sulle passerella fatte da tanti politici nei giorni delle manifestazioni. per avere un loro tornaconto mediatico. Spero per tanto che il fronte della difesa dei diritti diventi sempre più ampio, senza generare come spesso succede, specie nelle formazioni politico sindacali che si rifanno alle tradizioni della sinistra comunista, un continuo antagonismo inconcludente, tale da spaccare le difese di una lotta come la nostra .

Abbiamo bisogno che la classe operaia e le organizzazioni che più conseguentemente la rappresentano, escano dall’assedio a cui sono sottoposte, che si metta all’ordine del giorno la possibilità di porre un limite all’arretramento, un punto fermo da cui si cominci a risalire la china. In fin dei conti è questo il messaggio più forte che viene da Pomigliano.

Noi saremo in campo con il nostro bagaglio culturale, con le nostre conoscenze, col nostro essere comunisti fieri delle nostre idee, orgogliosi del nostro prossimo operato.

Siamo convinti che questa possa essere l’inizio di una grossa mobilitazione che difenda il popolo del mondo dal sempre più aggressivo  capitalismo, con le sue regole del tutti contro tutti.

Eppure in questa lotta, abbiamo riscoperto la necessità dell’internazionalismo, come auspicato anche dal documento dell’assemblea del 1 luglio in cui la Fiom si è detta pronta ad una stretta collaborazione per evitare che le grosse multinazionali mettano gli uni contro gli altri, in una logica di competitività, lavoratori delle varie zone ove esse sono presenti.

Sta a noi lanciare la nostra globalizzazione, la globalizzazione dei diritti!

Un saluto a tutti i compagni che sono oggi qui; è più che mai giusto viste le difficoltà che dovremo affrontare il nostro classico saluto al lavoro ed alla lotta.

1 commento su “Pomigliano non si piega, Pomigliano resiste!”

  1. Un impegno solidale va rivolto nei confronti dei compagni lucani. In Basilicata troppe fabbriche chiudono e troppi lavoratori vengono licenziati.
    La povertà nel nostro Paese è ormai evidente anche se il Presidente dice che ormai non c’è più bisogno di parlarne, è acqua passata. Propongo inoltre di prolungare gli scioperi per far meglio capire la disastrata situazione che si presenta oggi in Italia.

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