Avanguardia del Partito (per la giovanile della Rifondazione Comunista)

di Dmitrij Palagi, Coordinatore Regionale GC Toscana La domanda da cui si dovrebbe partire è: che senso ha una giovanile in un partito che elettoralmente non rappresenta neanche il 2% degli italiani? Perché impegnarsi nella costruzione di un’organizzazione interna ad una struttura politica che in molte realtà ha difficoltà evidenti di militanza e pianificazione?

Fuori da ogni ubriacatura giovanilista, che in passato ha reso anche i GC luogo di carrierismo appiattito sul livello del Partito, occorre inserirsi nel contesto attuale, consapevoli che le critiche del passato rischiano di essere fuori tempo per il presente. A noi spetta il compito di intercettare le generazioni che, orwellianamente, possono comprendere il passato per controllare il futuro. Riuscire ad essere avanguardia del Partito, sapendo che non vale lo schema del 1921, in cui l’avanguardia del PSI decide di scindersi e dare vita al Partito Comunista d’Italia. Non esistono le condizioni per cui si può parlare di un Partito riformista e una giovanile rivoluzionaria. Esiste un partito che ha scarse condizioni di salute, che talvolta pare una barca priva dei mezzi necessari per tenere una rotta chiara (navigando con rimedi di fortuna). Esiste una situazione interna fin troppo dilaniata dalle divisioni, talvolta neanche di contenuto, per cui si finisce che alcuni compagni si vantano di un Partito Comunista “fatto di frazioni” (Rifondazione come una Federazione?).

Immaginatevi di andare in una scuola occupata, con ragazzi dai 14 ai 18 anni. Immaginatevi un intervento lungo contro il Governo, la Gelmini, l’estemporaneità di alcune proteste, contro l’ambiguità del PD e gli errori fatti (anche dai comunisti) nel corso degli anni, rispetto ai tagli e all’apertura verso le privatizzazioni. Finito il discorso, se ben impostato, è probabile che alcuni verranno a chiedere, in termini non leninisti, “che fare?”. Qui trova spazio l’invito a entrare in una giovanile attenta alle problematiche specifiche (che esistono) degli under30, dalla scuola all’università, dal precariato ai diritti civili: problematiche specifiche, quantomeno, perché emergono spesso per la prima volta nella loro vita, con un livello di reazione ed elaborazione completamente diverso da quello di un “non giovane”. Occorre declinargli la linea del Partito adattandola alla realtà specifica, abbozzare la narrazione della Rifondazione Comunista, del progetto politico che punta all’uscita dal capitalismo.

Attraverso lo studio e la formazione si prende atto del passato, attraverso la militanza si opera nel presente, attraverso la politica si costruiscono campagne per l’immediato futuro. Già riuscire a trattare di questo, senza spaventare o allontanare chi non si è mai interessato alla politica, è impresa ardua. Figuriamoci mettersi a spiegare che nel Partito ci sono quelli buoni e quelli meno buoni, quelli stalinisti e quelli movimentisti, quelli rivoluzionari e (udite, udite!) gli opportunisti. Nella giovanile di un Partito occorre superare tutti quei difetti che Rifondazione Comunista sta mostrando in questi mesi, con rancori legati ad un vissuto che vede sempre più ridotti (numericamente) i comunisti, con dirigenti che finiscono per essere generali senza truppe, con discussioni e polemiche, spesso autoreferenziali.

Fuori da noi si registrano grandi movimenti, dal continuo subbuglio di proteste più o meno estemporanee (Onda, Popolo Viola, vertenze aziendali, …) alla crisi della Seconda Repubblica. In molti ci diciamo (ormai da mesi però) che il 2013 sarà un punto imprescindibile da cui passare e che questo periodo privo di imminenti scadenze elettorali deve prepararci a questo primo traguardo. Vero. Cosa vuol dire però? Siamo consapevoli che non sarà la situazione attuale quella che si presenterà nel 2013? Occorre tornare a ipotizzare concretamente il contesto in cui ci muoviamo e ai GC va il compito di contrastare la degenerazione che in molte scuole e università è maggioritaria (per non parlare dei luoghi di lavoro dove imperversa il precariato): disinteresse, ignoranza, indifferenza, superficialità, scoraggiamento, mancanza di speranza. Non è un caso se questi sentimenti, talvolta, vengono incanalati in forze di chiara matrice fascista e neofascista.

La voglia di cambiamento che abitualmente ogni ragazzo e ragazza vive, almeno in una fascia d’età, arriva a coincidere da subito con il desiderio di auto realizzazione. Il punto non è come cambiare il mondo, come pensare un sistema alternativo a quello attuale. Il punto è come sistemare se stessi e, magari, anche gli altri, comunque solo se possibile, in un chiaro livello gerarchico. Il volontariato, la difesa della legalità, le singole istanze sociali: sono realtà in cui resiste l’idea di solidarietà, però non più connotata da una visione “di classe” e spesso del tutto priva di progettualità.

Non c’è studio, non c’è comprensione del presente e quindi non ci si può aspettare nessun movimento politico. I GC hanno senso se recuperano il senso di una storia gloriosa (non priva di pagine oscure) che è capace di guardare in basso a sinistra ma anche volgere lo sguardo in alto (sia per sognare, sia per comprendere i messaggi di chi ci ha preceduto come Saramago, recentemente scomparso). “Veniamo da lontano e andiamo lontano”: di questo dobbiamo convincerci noi per primi e poi farlo comprendere anche agli altri. Quando offendono o scherniscono con l’aggettivo comunista (che varia dal venduto opportunista all’estremista nostalgico fuori dal tempo) occorre guardare negli occhi l’interlocutore, senza spaventarlo, e spiegargli che noi abbiamo un’analisi del presente completa (scientifica) e una proposta politica per il futuro adatta al presente (che quindi usa i metodi di analisi marxisti ma non può riproporre modelli del passato). L’orgoglio della propria storia e l’umiltà nell’agire presente, la convinzione delle proprie idee e il rispetto degli altri.

Ragionare di elezioni e alleanze non ha alcun senso se non siamo capaci di capire se Rifondazione mira a una togliattiana democrazia progressiva o ad essere un partito rivoluzionario in senso stretto (o, come auspico, altre prospettive). Non ha alcun senso discutere di tattica se non si conosce la strategia. I GC hanno il dovere di prescindere dalle distrazioni, dai litigi (che sono cosa diversa rispetto alle discussioni) e di mettersi al servizio del Partito, portando idee nuove, senza distaccarsi dal Partito e dalla propria storia ma conservando un’autonomia, che deve tradursi nella creazione di sfere di competenze diverse (perché l’equivalente di una giovanile asservita ai gruppi dirigenti del Partito è una giovanile asservita ai gruppi dirigenti delle minoranze interne). Da giovani comuniste e comunisti abbiamo il compito storico di creare un’avanguardia che riadatti la forma partito al presente.

Formazione, partito sociale, sostegno ad ogni vertenza dei lavoratori, radicamento nel territorio: tutti aspetti che devono convergere nella definizione di un progetto politico che ci vede impegnati nel lungo periodo e che ci rende chiaro non tanto “cosa fare” (perché confrontandosi con la realtà dovremo essere sempre capaci di correggerci e autocriticarci) ma il “perché si fa”. Dare nuovamente un senso alla parola comunista e non lasciare che le singole aree diano le loro risposte Le aree servono se declinano visioni diverse di una linea di Partito, e così potranno declinare in modo diverso le visioni di come dev’essere una giovanile. Se poi qualcuno vorrà applicare l’entrismo e fare un partito nel partito lo faccia. Nell’attuale situazione storica non possiamo certo metterci a indagare su chi fa cosa. L’importante è che il gruppo dirigente diffuso dei GC e del Partito definiscano la linea politica (che sia chiara), per ridare fiducia e speranza ai militanti, per convincere sempre più giovani ad entrare nel PRC e perché la Federazione della Sinistra sia un progetto serio, dentro al quale i comunisti possano contribuire in modo centrale all’edificazione di un polo alternativo e autonomo dal duopolio PD-PDL.

I comunisti sono quelli che non si arrendono alla realtà ma la comprendono e la piegano al proprio progetto politico. Torniamo ad esserlo.

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