Tempo di Pride: l’omofobia di sinistra e la contaminazione col movimento GLBTQ

di Matteo Iannitti Diecimila persone hanno sfilato a Palermo il 19 giugno in occasione del secondo Sicilia Pride, il primo della storia di Palermo. Diecimila persone in cerca di libertà e in quel grande corteo, almeno fino alla fine della festa, liberate. Un fiume colorato e chiassoso, danzante e gioioso che si è riappropriato di una città abituata al silenzio e dominata, come troppe città del nostro Paese, dal bigottismo e dall’omofobia. C’erano i carri dell’Arcigay, dei centri sociali, delle associazioni; c’era il camion delle/dei Giovani Comuniste/i attrezzato, a mo’ di brigata, da Bar Pride per rifocillare chi è sceso in piazza a lottare anche contro il caldo del giugno siciliano.

Una straordinaria manifestazione che ha saputo coniugare l’antiomofobia con l’antimafia, l’antifascismo con l’antisessismo, la battaglia per i diritti civili con quella per i diritti sociali.

Dagli usci dei negozi partivano, non di rado, le occhiate sconvolte delle commesse. Dai balconi, ogni tanto, si percepiva lo sdegno per una manifestazione troppo libera e dirompente per chi è sempre pronto a cercare la sicurezza nelle prescrizioni del Papa e del Re.

Ma è un Pride e nei Pride sempre accade: tu canti YMCA e la passante si interroga sulla tua sessualità, tu giri in minigonna e il signore con Libero sottobraccio si chiede, fermo con lo sguardo esterrefatto, se sei veramente un uomo. Capita anche che la commessa che prima ti guardava sconvolta si accorga della presenza di Luxuria, lasci senza permesso il negozio, corra sulle note di YMCA (la mettono a ripetizione) e abbracci il volto noto per poi chiedere un autografo e una foto. Chissà se perché simbolo del movimento GLBT o perché vincitrice dell’Isola dei Famosi. Poco ci importa.

Eppure c’è anche un’altra categoria di diffidenti. Ci sono coloro che, di sinistra e forse anche comunisti, si sentono turbati da quella festa ribelle mentre a pochi chilometri Termini Imerese chiude, mentre si susseguono licenziamenti e cassa integrazioni. Ci sono coloro che non si spiegano come i sedicenti rappresentanti degli operai possano prestarsi a quella parata carnevalesca. Ci sono coloro che immaginano i “veri uomini” comunisti col fucile nelle montagne, a picchettare le fabbriche e che non vedono di buon grado quella masnada di froci, culattoni, puppi che nulla hanno da spartire con la gloriosa storia del movimento operaio. D’altronde sono passati appena cinquant’anni dall’espulsione di Pasolini dal PCI per indegnità morale frutto della degenerazione borghese.

Aspettando i prossimi Pride, a partire da quello nazionale del 26 giugno a Napoli, per gridare in faccia a tutto il Paese la voglia di libertà sessuale e di uguaglianza che anima il nostro agire politico, è qui ed ora che occorre affrontare l’omofobia e il sessismo che subdoli pervadono anche, fortunatamente in maniera marginale, la sinistra e i comunisti. Non per ambizione polemica e neanche per incoraggiare il fuoco amico ma perché convinti che nella nostra battaglia per cambiare il mondo, possiamo anche, con umiltà, tentare di cambiare per primi coloro che ci stanno accanto e ci sono più vicini.

Non occorre scomodare Reich e Marcuse per spiegarsi. Non occorre neanche, sloganisticamente, accusare gli arretrati bigotti. Bisogna, a mio avviso, partire, banalmente, dalla propria esistenza e dal proprio desiderio di felicità. Basta partire dalla quotidianità, dalla vita reale, da quei sogni e quelle speranze che si scontrano, ogni giorno, con l’umiliazione e la violenza.

Poter liberare il proprio corpo, far coincidere le proprie azioni con le pulsioni che arrivano da cuore e cervello. Senza doversene vergognare. Poter amare, chiunque, se ne si è innamorati. Senza censure. Provare l’ebbrezza di stringere la mano alla persona che si ama e fare una lunga passeggiata, magari dare un bacio. Due baci. Tanti baci. Senza stare attenti a chi passa. Ufficializzare la propria unione, sposarsi, anche se non tutti ci credono, non tutti condividono questa modalità “burocratica” di stare insieme. Ma se si vuole poterlo fare. Essere felici. Fare in modo che la battaglia per la propria felicità e libertà sia grande quanto le battaglie contro le altre ingiustizie e per gli altri diritti.

Forse vale di più la lotta contro le morti bianche di quella contro i suicidi di ragazzini gay incapaci di comunicare e affrontare la loro sessualità in un mondo che non ti accetta se non come fenomeno da baraccone? O forse possiamo permetterci di difendere un bracciante schiavizzato africano massacrato dalla ndrangheta lasciando nella solitudine un omosessuale picchiato selvaggiamente da una squadraccia fascista? Possiamo davvero accusare la Lega di razzismo quando parla di “negri” e poi convergere sull’appellativo frocio e sulle battutacce contro chi, tra mille difficoltà, esprime la propria sessualità? Non ci vergogniamo a tenere le stesse posizioni dei bigotti democristiani sui Pride, visti come offesa alla morale pubblica? Quanti considerano uno sciopero generale molto più importante di un Pride ? Quanti sono pronti a mobilitarsi se accoltellano un compagno, e quanti scendono in piazza quando stuprano una lesbica? Quanti accettano l’omosessualità per essere politicamente corretti ma poi mantengono sempre le distanze? Quanti, ancora, considerano anormali e malati i transessuali? Quanti, in nome del machismo antifascista, sono pronti a definire gay coloro che non se la sentono di reagire fisicamente ai fasci? Quanti ancora, in cuor loro, non sentono il bisogno di rivendicare oltre il diritto al lavoro, il diritto alla piena libertà sessuale? Quanti pensano che un bambino cresca comunque meglio in una famiglia con due genitori eterosessuali? Quanti, di fronte a matrimoni ed adozioni, storcono ancora il naso, giustificandosi con la solita cazzata che la società non è pronta?

È accogliendo il punto di vista del movimento GLBT che riusciremo a debellare definitivamente il virus omofobo che purtroppo ancora si annida in molti ambienti di sinistra. Abbiamo il dovere di diventare comunità GLBT, di accogliere le istanze di chi, magari anche incravattato, subisce una delle più atroci forme di repressione e ingiustizia. Abbiamo il dovere di lottare accanto al popolo GLBT non per senso del dovere, non per correttezza politica ma per piena convinzione. Come possiamo pensare di spezzare le catene del capitalismo se non riusciamo a rompere il patriarcato, a distruggere il sessismo, a strappare quella coperta omofoba che ci avvolge e ci accompagna.

Abbiamo il dovere, almeno tra compagne e compagni, di trovare quel clima di rispetto e condivisione che ci permetta di acquisire una nuova consapevolezza. La maturità comunista ci ha permesso di ripudiare guerra,fascismo e razzismo; oggi dobbiamo trovare tutte e tutti lo spazio, con fermezza e convinzione, per aggiungere con pari dignità l’omofobia tra i mali da debellare.

Quest’anno a Catania, il 10 luglio, si svolgerà l’Independent Pride. Un pride fortemente antifascista e di rottura rispetto all’annacquamento che spesso si fa delle cause di Gay Lesbiche Bisessuali e Transessuali. Un pride rivoluzionario perché a partire dai corpi e dalla libertà sessuale ha l’ambizione di creare un orizzonte di contatto tra tutte le lotte che si intrecciano nel nostro Paese. Ad aprire il Pride ci sarà il camion dell’Open Mind GLBT, delle/dei Giovani Comuniste/i e delle realtà antagoniste e di movimento catanesi. A guidare il camion sarà il compagno Nino, bracciante agricolo e militante di Rifondazione di Randazzo. Un compagno iscritto allo stesso PCI che ha espulso Pasolini e che ora grida assieme a Trans e Drag Queen: Froci sempre, Fascisti mai!

MATTEO IANNITTI

Coordinatore GC Catania, coordinamento nazionale GC

24 Giugno 2010

13 commenti su “Tempo di Pride: l’omofobia di sinistra e la contaminazione col movimento GLBTQ”

  1. Vorrei sapere cosa pensa il compagno ianniti dell’antico slogan urlato alle manifestazioni dagli operai:

    “come mai come mai, sempre in culo agli operai”

    p.s. Io avevo studiato che il conflitto centrale per i comunisti era tra capitale e lavoro, tra borghesia e proletariato, non tra intolleranza omofoba e contaminazione libertaria.

    Saluti Giacobini!!

  2. E chi ha detto che le due cose sono in contrapposizione? Chi sostiene che non ci interessa e non ci riguarda la lotta degli operai se lottiamo anche col mondo GLBTQI? Noi crediamo che si debban fare entrambe le battaglie, e non solo queste, tant’è che siamo stati a Pomigliano, come a Termini Imerese, come al Pride di Palermo e a quello di Napoli. Senza conflitti o pregiudizi, ma solo perchè sentiamo nostra la necessità di liberazione dall’oppressore, che si chiami capitale, che si chiami padrone, che si chiami sessismo, che si chiami omofobia.
    Per chiudere sullo slogan ti dico solo che tu, sicuramente, non eri nato, come non ero nata io. Per questo oggi non sarebbe il mio slogan, ma ne avrei un altro, per dire le stesse cose, senza fare finta che nulla sia cambiato negli ultimi 40 anni nel dibattito e nel mondo anche operaio.

  3. Ripeto: “La liberazione dall’omofobia” non è cio che caraterizza un partito comunista (a dimostrarlo sta il fatto che sono a favore di queste cose anche i radicali). Questi ragionamenti che fate sia tu che il compagno ianniti stabiliscono che le preferenze sessuali sono elementi per classificare le persone. Con questa presunta lotta si cerca di creare una divisione che in realtà per noi comunisti manco esiste!! Viene creata una contraddizione inesistente (omofobi VS libertari). Chi se ne frega se uno è etero, gay o LGBTQRSTUVZ. A noi non ci interessa. A noi interessa se quella persona (al di là delle sue preferenze sessuali) lavora in un call center o è maenager di una grossa azienda.

    Avrei poi parecchio da dire sul’inutilità dei gaypride come forma di pressione politica ma non ho tempo.

    In definitiva noi ci dobbiamo inanzittutto battere per la giustizia sociale, il lavoro e il socialismo evitando di perdere tempo in pagliacciate e argomenti secondari

    p.s. sia ben chiaro che io sono a favore dei diritti dei LGBTQRSTUVZ

  4. Caro Robespierre, a noi comunisti interessa e deve interessare ogni ingiustizia. Se un operaio oltre ad essere operaio, se un lavoratore qualunque oltre ad essere tale è discriminato sul suo posto di lavoro in quanto omosessuale possiamo dire che questo non ci interessi?
    Io credo che la lotta di classe non sia qualcosa di esclusivamente legato al rapporto tra capitale e lavoro. Se il capitale produce pregiudizi oltre che profitti, se le sovrastrutture ideologiche che si reggono sulla struttura economica vivono di ingiustizie e le alimentano, allora le dobbiamo combattere senza fare classifiche di serie A o B sul primato o meno delle lotte stesse.
    Ogni passo contro l’ingiustizia è un passo verso la liberazione dell’uomo dall’uomo stesso.
    La giustizia sociale è liberazione dal profitto, ma che società sarebbe quella senza il profitto ma col pregiudizio verso handicappati, verso omosessuali, verso neri o asiatici, verso gli africani…?
    Non è vero che queste cose non ci devono interessare. Ci interessano e, molte volte, andiamo controcorrente, contro la morale “corrente” perché semplicemente è socialmente immorale e lo è anche, a volte, individualmente.
    Un Partito Comunista o lotta per la generale liberazione dal profitto e dalle ingiustizie che genera, o non è degno di dirsi comunista.
    Essere comunisti vuol dire essere: anticapitalisti, antirazzisti, femministi, antisessisti, ecc….
    Il Comunismo, in fondo, è solo una grande, generale armonia, una bella e splendida libertà.

  5. “””Io credo che la lotta di classe non sia qualcosa di esclusivamente legato al rapporto tra capitale e lavoro.”””

    Non sono daccordo :D. Essere discriminati in quanto LGBT non è collegato alla lotta di classe, tanto è vero che esistono paesi capitalisti che riconoscono i diritti degli omosessuali mantenendo inalterati i rapporti di sfruttamento economici. Questo non vuol dire che non dobbiamo occuparci anche di questa materia, ma che esse hanno un importanza secondaria e andrebbero affrontata in maniera differente.
    Al riguardo riporto un breve intervento che scrissi un pò di tempo fa sulla questione dei gaypride:

    <>

  6. “Premetto che come comunisti siamo tutti contrari all’intolleranza sessuale. Detto questo:
    Il movimento LGBT dovrebbe farsi un esame di coscienza e vedere a cosa hanno portato 20 anni e più di Pride. Questa particolare “forma di lotta” non mi sembra che abbia accresciuto il consenso attorno agli omosessuali e ai trans, anzi. Vengono percepiti come dei buffoni che sanno solo perdere tempo organizzando carnevalate.
    Fare i gaypride è diventato un modo per voler essere percepiti come diversi, un modo per non lasciare la sessualità nell’ambito della sfera privata (come succede per gli eterosessuali) ma farla diventare pubblica. Paradossalmente quindi, i gaypride hanno finito per suscitare un effeto contrario rispetto a quello si prefiggevano. Al posto che far aumentare la tolleranza e la sensibilità rispetto a certe tematiche hanno aumentato l’intolleranza.
    Qua secondo me sta il nocciolo della questione, e sinchè non lo capiranno non andranno avanti.

    Inoltre quando Ianniti snobba frettolosamente quei comunisti che avrebbero preferito stare davanti a termini immerese e alle fabbriche piuttosto che ad una sfilata a dissetare chi ballava, bollandoli come “dottrinari” e”antichi” stabilisce irrevocabilmente quali sono le sue priorità* (che possono andare benissimo sia chiaro, ma non per un comunista)

    * La discriminante per dividere la società non è più la classe, il rapporto con i mezzi di produzione, ma le preferenze sessuali.”

  7. “Essere comunisti vuol dire essere: anticapitalisti, antirazzisti, femministi, antisessisti, ecc….
    Il Comunismo, in fondo, è solo una grande, generale armonia, una bella e splendida libertà.”

    Ma chi si nasconde dietro questo commento.
    Essere comunisti è altro per fortuna, non una armonia generale. Questa è roba da Frikettoni anti questo e quello

  8. Caro Andrea, nessuno si nasconde. Sono io e mi scuso se il nome “webmaster” ha occultato la mia identità.
    Non pensavo, peraltro, di celarmi dietro nulla. Non l’ho fatto da quindici anni or sono, da quando ho cominciato la mia lotta di omosessuale contro il pregiudizio. E l’ho sempre fatto da comunista, quale mi ritengo essere.
    Non sono un frichettone, ma semplicemente un 37enne che vorrebbe vedere dei giovani comunisti crescere senza pregiudizi politici verso diritti civili e sociali.
    Così come stiamo al fianco delle nostre compagne, delle donne tutte quando rivendicano il loro ruolo nella società e nel mondo, altrettanto dobbiamo fare verso chi uomo o donna che sia, è discriminato e subisce una ingiustizia per via di uno stupido pregiudizio nato chissà dove e quando.
    Il mio comunismo è solo libertà: dal profitto, dal pregiudizio, dalla schiavitù, dal pensiero chiuso.
    Un caro saluto.

    Marco Sferini
    PRC Savona

  9. Ciao Marco, l’ho chiesto solo per correttezza.
    Lo stesso discorso vale per Robespierre
    Siccome le discussioni spesso e volentieri (per fortuna) continuano fuori da questo forum è giusto sapere con chi si sta parlando.

    A presto!

  10. Compagni non so chi sia roberspierre, ma in mezzo a tutto quello che ha scritto ha citato una cosa scritta da me dicendo che era sua..non è così..vorrei ribadire che continuo a pensare quello che ho scritto rispetto ai gaypride (cioè che non sono un efficace strumento di lotta) ma che non mi permetterei mai di dire che sono pagliacciate (tanto è vero che ho scritto che sono percepiti in questo modo, non che io gli percepisco così) o che è giusto scrivere LGTQRSTHGZ per sfottere.
    Inviterei Robespierre a farsi avanti e a dirci chi è.
    Se poi qualcuno vuole confrontarsi sul merito dell’intervento ben venga.
    Noto con piacere che c’è gia quella canaglia di Perno e mi fa piacere 😀

  11. Io non ho nulla da dire a Seu, anche perchè quello che ha scritto, secondo me, non entra incontraddizione con quello che dico io.

  12. Sono assolutamente d’accordo con tutto,tranne che in due punti;
    1) I trans non possono essere considerati normali; normale é un ermafrodita che ha la sfortuna di esserci nato,non qualcuno che si sottopone a degli interventi appositamente per poter meglio godere della compagnia di partner di ambo i sessi!
    2) Volevo solo ricordare che matrimonio in latino significa” donna che diventa madre”, per cui in una coppia di gay o di lesbiche credo sia impossibile che ció accada nei fatti; per lo stesso motivo ritengo sia immorale concedere le adozioni a coppie gay,perché ció causerebbe il traviamento dell’adottato/a in questione.
    Concludo dicendo che l’omofobia,al contrario di come potrá essere apparso,non mi appartiene,anzi,ho un parente omosessuale,ma semplicemente sono convinto che i loro diritti non debbano ledere la morale e la normalitá della societá!!Non c’entra nulla in fatto che la societá sia pronta o meno!!
    P.S.Da Siciliano,non mi é piaciuto in un articolo contro il razzismo come questo leggere l’aspro ed inopportuno,oltre che stupido,commento riguardante le presunte “prescrizioni” del Papa

  13. Sono assolutamente d’accordo con tutto,tranne che in due punti;
    1) I trans non possono essere considerati normali; normale é un ermafrodita che ha la sfortuna di esserci nato,non qualcuno che si sottopone a degli interventi appositamente per poter meglio godere della compagnia di partner di ambo i sessi!
    2) Volevo solo ricordare che matrimonio in latino significa” donna che diventa madre”, per cui in una coppia di gay o di lesbiche credo sia impossibile che ció accada nei fatti; per lo stesso motivo ritengo sia immorale concedere le adozioni a coppie gay,perché ció causerebbe il traviamento dell’adottato/a in questione.
    Concludo dicendo che l’omofobia,al contrario di come potrá essere apparso,non mi appartiene,anzi,ho un parente omosessuale,ma semplicemente sono convinto che i loro diritti non debbano ledere la morale e la normalitá della societá!!Non c’entra nulla in fatto che la societá sia pronta o meno!!
    P.S.Da Siciliano,non mi é piaciuto in un articolo contro il razzismo come questo leggere l’aspro ed inopportuno,oltre che stupido,commento riguardante le presunte “prescrizioni” del Papa o del Re nelle quali noi cercheremmo sicurezza… Strano sentirlo dire da un corregionale…Alla fine,sembra quasi che questo articolo cerchi di stare dalla parte dei piú…Che sia per cercare nuovi adepti dei GC?Mah…Lascio ai lettori di questo mio commento llibera interpretazione…

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