GIOVANI E COMUNISTI IN FABBRICA

Giovani e comunisti in fabbrica: l’esperienza della Fiat di Pomigliano D’Arco

di Domenico Loffredo (Segretario del circolo PRC Fiat auto – Avio di Pomigliano d’arco. Documento 2 “Lottare, occupare, resistere” alla conferenza dei GC)

La Conferenza dei Giovani Comunisti quest’anno è inserita in uno scenario sociale che non ammette errori, specie perché dovrebbe servire a formare nuove leve, di cui il partito ha notevolmente bisogno,  che sappiano  affrontare il domani.
Oggi ci troviamo immersi in una crisi che ha dei risvolti inediti per la maggior parte della popolazione italiana, ed è giusto partire da questo dato per comprendere le difficoltà che ci troviamo ad affrontare. Solo analizzando concretamente la fase che viviamo e relazionandola alle esperienze passate potremo avere, come comunisti, la possibilità di trovare le giuste soluzioni, rendendole al contempo credibili agli occhi della nostra gente.
È proprio il dato generale della crisi a rendere particolare il campo di battaglia in cui ci troviamo e in cui si trovano specialmente le nuove generazioni che più di ogni altro pagano il prezzo in termini di disoccupazione, espulsione dal mondo del lavoro in seguito ai contratti non rinnovati, maggior ricattabilità sul posto di lavoro per mezzo della precarizzazione e assoluta assenza di prospettive per la propria esistenza.
Una situazione drammatica che fatica a trovare uno sbocco politico all’altezza della situazione.
Il nostro lavoro affinché le giovani generazioni non paghino il costo sociale della crisi va di pari passo con la necessità di guadagnare terreno e consenso da parte nostra, a partire dai singoli luoghi di lavoro. Cosa non facile, considerando la sfiducia nella politica e nei partiti, specie quelli storici, testimoniate dal proliferare di nuove formazioni politiche, nonostante queste siano per lo più solo nuova pelle di vecchi serpenti.

Il tema è dunque come riconquistare la fiducia del nostro popolo per riuscire a portare avanti le nostre idee, e soprattutto come farlo in un contesto caratterizzato dalla crisi e da un generale livello di arretramento delle forze del nostro campo, che non manca di produrre però l’esplodere di lotte che assumono tratti di radicalità e combattività come non vedevamo da tempo.
Bene, il nostro partito dopo notevoli cambiamenti e scosse oggi riprende a lavorare, tra mille difficoltà, in questo senso. Lo fa  tentando un dialogo oramai quasi del tutto perso, in special modo con i lavoratori, per far capire a quest’ultimi che c’è ancora un partito che si definisce comunista e che tende a ridare voce agli sfruttati.
Lo sforzo fin qui perpetrato si è basato per lo più su una presenza mediatica (comunicati stampa o presenze simboliche ai presidi di lotta) e un sostegno materiale dato attraverso  le pratiche di mutualismo, con la buona esperienza del partito sociale, le casse di resistenza, la vendita di prodotti a basso costo per sostenere economicamente la lotta e così via.
Ritengo che questa strategia sia giusta, a patto però di non perdere di vista il vero lavoro che bisogna svolgere per la risoluzione definitiva dei problemi che attanagliano il mondo operaio.
Queste pratiche infatti rischiano di essere insufficienti a confronto dei disagi percepiti dai lavoratori e possono risultare efficaci solo se si aggiunge sostanza a quanto fatto, entrando cioè nel merito delle vertenze con proposte precise su cui far intervenire il corpo militante del partito e dei Giovani Comunisti.
In altre parole il punto è che abbiamo bisogno di un salto di qualità che permetta il passaggio da un approccio basato essenzialmente sul sostegno, dato per lo più dall’esterno delle mobilitazioni, a un altro che punta ad entrare nel  merito della lotta e in prima  fila, con l’obiettivo di essere percepiti come parte interna alla mobilitazione stessa, in grado di intervenire con i lavoratori, da pari, con le nostre proposte di merito e di metodo. È questo l’unico modo per rompere la diffidenza che possiamo avere intorno quando ci approcciamo ad  una  mobilitazione.
Questa modo di agire si può produrre solo se si ha una conoscenza dei problemi delle varie vertenze che si presentano quotidianamente ai nostri occhi, che spesso hanno gli stessi risultati (tagli del personale, chiusure di impianti, delocalizzazioni) ma risoluzioni più complesse che non possono seguire schemi precostituiti, e ancor meno più bastare lo schiacciamento delle nostre posizioni su quelle sindacali.
Sarebbe infatti un grave errore affrontare il mondo del lavoro con tutte le sue diverse sfaccettature sempre con lo stesso approccio. La realtà è che per dare sbocchi che possano essere ritenuti perseguibili dai lavoratori c’è un elemento fondamentale: la conoscenza diretta delle dinamiche e degli andamenti delle lotte, che vuol dire comprendere i rapporti di forza come gli aspetti psicologici, che spesso fanno da elemento determinante nel rendere percorribile o meno una soluzione.
Questo ragionamento è particolarmente valido per le giovani generazioni di lavoratori che oggi percepiscono Rifondazione, ma anche i Giovani Comunisti, come qualcosa di distante dalla propria attività politica quotidiana, col paradosso di compagni che magari sono presenti nei luoghi di lavoro, ma non hanno nessun indirizzo dal proprio partito per intervenire nelle mobilitazioni.
Quindi la presenza di compagni all’interno dei luoghi di lavoro può concederci elementi utili alla pianificazione di strategie adeguate ad ogni singolo caso, ancor di più se il partito e i GC divengono il luogo di confronto delle diverse esperienze in lotta.

Sulla base di questa riflessione il circolo di FIAT AUTO-AVIO di Pomigliano D’Arco sta lavorando, riuscendo ad incidere, nonostante tutte le difficoltà, nel percorso di lotta, ottenendo così la fiducia di buona parte dei lavoratori che vedono comunque nei compagni un punto di riferimento su cui fare affidamento.
Un gruppo di compagni che oltre ad essere impegnati in prima fila sul terreno sindacale, intervengono come circolo di fabbrica tra i lavoratori. Un circolo che dopo un periodo di forte crisi si è riattivato a partire da singoli quadri rimasti nelle fabbriche rendendo possibile la sua ricostruzione e il suo rilancio.
A Pomigliano è stato perciò possibile il passaggio di testimone alle giovani generazioni, garantendo l’entrata di giovani operai nella lotta politica a partire dalla fabbrica e innescando un processo di formazione collettiva di quadri che è un bene prezioso per l’intero partito.
Certo non sempre si riesce a raggiungere gli obiettivi prefissati ma quanto meno questo ci da la possibilità di superare quel muro tra i lavoratori e il corpo vivo delle idee comuniste che si è creato attorno al nostro partito, a causa di tanti errori e di mancanza di strategie.
Ci tengo a sottolineare questo aspetto perché la forza lavoro presente nel sito produttivo di Pomigliano D’Arco ha un’età media di 35 anni, e non è affatto facile parlare con loro di temi quale la nazionalizzazione, ma questo è stato possibile proprio conoscendo fino in fondo e vivendo la discussione in fabbrica,  articolando una proposta capace di sfidare quanto Marchionne e Fiat dicevano e dicono rispetto al mercato automobilistico in Italia e nel mondo.
Con questo approccio è stato possibile elaborare la proposta di  voler costruire una autovettura ecologica capace di dare prospettive future ai lavoratori. Proposta che ha avuto un ascolto in fabbrica grazie al lavoro quotidiano dei compagni in cui il ruolo dei giovani comunisti presenti nel circolo è stato sicuramente fondamentale nell’abbattere la barriera di diffidenza nei nostri riguardi.
Credo per questo che la nostra esperienza, per quanto parziale, possa essere utile per fornire un esempio di come sia possibile riconquistare terreno perduto attraverso un radicamento nei luoghi di lavoro.

Gli sforzi da compiere sono tanti ancora, ma è per questo che mi rivolgo ai Giovani Comunisti; la direzione da seguire e gli impegni da perpetrare devono assolutamente seguire questi aspetti, utilizzando le conoscenze passate, adeguandole al presente e modellandole sulla realtà.
Senza stravolgere i nostri capisaldi, potremo ottenere un buon ritorno al futuro.

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