CONTRIBUTO ALLA DISCUSSIONE DEI GIOVANI COMUNISTI DI ROMA

CONTRIBUTO ALLA DISCUSSIONE DEI GIOVANI COMUNISTI DI ROMA

di Andrea Folchitto, Danilo Borrelli, Virginia De Cesare, Sirio Zolea

1) La città e i focolai di conflitto

Il dato fondamentale del periodo che attraversiamo, con cui ciascuno si trova a fare dolorosamente i conti, è la crisi: effettiva, concreta, tangibile, e percepita diffusamente come tale. Una crisi che inizialmente gli apologeti del capitalismo dicevano limitata al solo settore finanziario e che oggi invece dimostra ampiamente il fallimento dell’espansione economica infinita promessa dal neoliberismo, mettendo in discussione tutte le politiche, non solo economiche, portate avanti in questi anni. Una crisi che i governi vogliono ancora una volta rovesciare sulle spalle delle classi popolari, salvando banche e imprese e colpendo i lavoratori e i loro figli.

Gli effetti della crisi sono stati intensi e visibili nella realtà romana, andando ad incidere su un tessuto sociale già messo a dura prova da anni di precarizzazione, lavoro nero, speculazione edilizia, mancanza di spazi di aggregazione, nel quadro di una più generale offensiva contro i diritti e le conquiste dei lavoratori. La fase attuale si caratterizza per un ulteriore netto peggioramento delle condizioni di esistenza e di sfruttamento delle classi subalterne, aumentando le già stridenti disuguaglianze: le realtà metropolitane sono particolarmente coinvolte in questo processo e Roma ne è un esempio lampante. Così i precari hanno cominciato a perdere a migliaia i posti di lavoro, in una situazione di totale assenza di prospettive e di un futuro, le fabbriche chiudono e il Governo offre come unico palliativo l’erogazione di casse integrazione, per addormentare il conflitto sociale mantenendo i lavoratori in una situazione di provvisorietà e di debolezza. A ciò si accompagna il tentativo di incanalare la forte rabbia sociale esistente esclusivamente in una “guerra tra poveri”, stornandola dai veri responsabili della crisi: così, da una parte si dà una sempre più forte legittimazione, anche istituzionale e giuridica, ai più biechi sentimenti di razzismo e di intolleranza; dall’altra si rafforza la repressione del conflitto sociale, rispondendo con la violenza alle lotte e ai tentativi delle classi popolari di opporre una risposta organizzata alla crisi e alle politiche di Governo e Confindustria. Roma si presenta come un vero e proprio laboratorio di repressione con i protocolli sui cortei, che rappresentano il tentativo estremo (a cui oggi si vuole dare seguito a livello nazionale) di togliere ogni spazio di agibilità ad ogni forma di opposizione, e con gli sgomberi sistematici che si susseguono degli spazi occupati a scopo abitativo o di aggregazione alternativa.

D’altra parte proprio la nostra città ha visto svilupparsi in questi mesi un alto livello di conflittualità: scioperi, occupazioni dei luoghi di lavoro (emblematico il caso dell’Eutelia, dove la determinazione e la compattezza dei lavoratori hanno rintuzzato il tentativo di sgombero ad opera dell’ex amministratore delegato e dei suoi picchiatori), manifestazioni operaie dai contenuti radicali si susseguono in questi mesi, con frequenza crescente man mano che cresce l’organizzazione ed il coordinamento fra le lotte, non più isole di conflittualità in un mare in bonaccia, ma una tempesta che si allarga progressivamente rompendo ogni argine che il potere borghese cerca di porvi con la repressione e tentando di fomentare divisioni.

Fondamentale e potenzialmente determinante è in tale contesto il ruolo del Partito e della Federazione della Sinistra, a cui non possiamo in questo far mancare il nostro apporto di giovani e sane forze; un’esperienza avanzata a tale proposito è quella della Rete romana contro la crisi “Nessuno resti solo”, nel tentativo di riunire soggetti organizzati, strutture sindacali, movimenti e diverse esperienze di lotta in un’unica, più efficace, azione di contrasto alle politiche sulla crisi del Governo e di Alemanno, partendo da ciò che unisce e non da ciò che divide. Operiamo affinché la svolta “in basso a sinistra” che abbiamo deciso a Chianciano, l’impegno in campo sociale del Partito, non restino sulla carta, ma si concretizzino in una prassi conseguente, da svolgersi nella costruzione capillare del conflitto sociale. Particolarmente intensa è stata a Roma l’attività di sostegno organizzativo e politico alle lotte dei lavoratori portata avanti dalle Brigate di Solidarietà (dal presidio dei precari sotto al Ministero dell’Istruzione, alla già citata vertenza Eutelia, all’occupazione a scopo abitativo promossa dall’ASIA RdB a Viale del Policlinico), aperte a iscritti e non iscritti, a cui hanno dato un impegno concreto e generoso diversi compagni dei Giovani Comunisti.

Roma, città sede di tre importanti università e di moltissime scuole, spesso disagiate e carenti di strutture e spazi adeguati, è anche una delle città in cui si è sviluppata l’Onda, riuscendo a trovare punti di connessione avanzati con i movimenti sociali e del lavoro. La nostra scelta fin dall’inizio, che rivendichiamo in pieno, è stata quella di internità consapevole nel movimento, senza mai abdicare ad un ruolo di direzione politica, contrastando attivamente da subito le tendenze al qualunquismo e all’antipolitica (che lasciavano pericolosi spazi aperti all’estrema destra) e spingendo sempre per una più forte unità fra il movimento degli studenti e quello dei lavoratori.

2) Bilancio dell’attività dei GC

Poche righe certo non bastano per un bilancio completo di questi anni di riattivazione e poi di attività dei Giovani Comunisti di Roma, ma sull’argomento vogliamo comunque brevemente soffermarci, dando sicuramente una valutazione positiva dell’operato fino a questo momento, per poter poi fornire una serie di proposte per rafforzare ulteriormente la nostra presenza sul territorio, la nostra azione, la nostra militanza.

Riteniamo di aver praticato effettivamente quanto delineato a Chianciano, sia con un impegno diretto, anche attraverso i circoli, nelle attività di mutualismo, nel “Partito sociale”, sia con la presenza nei movimenti che si sono sviluppati in ambito giovanile, sia promuovendo, da soli o con altri soggetti, iniziative, manifestazioni, cortei, inserendoci nelle dinamiche cittadine e in quelle studentesche ed essendo in maniera sempre crescente riconosciuti dalle altre realtà antagoniste che vi operano: riconosciuti, in tali ambiti, anche da chi ha impostazioni molto diverse dalla nostra, per la nostra coerenza politica e per l’opposizione senza compromessi che conduciamo contro i poteri forti di questa città e di questo Paese.

Da un nucleo iniziale effettivamente molto ridotto di compagni, e dovendo scontare i molti errori commessi nel passato a livello di Partito e di organizzazione giovanile (dall’incapacità di esser parte del movimento mantenendo e portandovi una linea politica definita, alla partecipazione al Governo Prodi, ai tentativi di liquidazione del PRC e dei GC), si è allargata la militanza attiva e la partecipazione alle iniziative organizzate dai GC a livello centrale e territoriale; anche il numero complessivo di iscritti e simpatizzanti si è sensibilmente accresciuto, in maniera particolare negli ultimissimi tempi.

Un recente riconoscimento del lavoro politico svolto è stato il risultato ottenuto alla Consulta Provinciale degli Studenti, dove, oltre a dare un sostegno determinante alla vittoria del fronte antifascista, il primo degli eletti nel Consiglio di Presidenza (l’organo di direzione della Consulta) è stato un compagno dei Giovani Comunisti.

Per quanto riguarda il funzionamento interno dell’organizzazione, principio ispiratore di ogni attività è stato sempre, in primo luogo, quello del rispetto della democrazia interna, nel prendere le decisioni, allargando periodicamente la discussione a tutto il corpo militante nella definizione dell’indirizzo politico. La valorizzazione dei compagni, sulla base delle loro effettive competenze e “voglia di fare”, è stata trasversale alle aree e componenti organizzate, rivendicando la convinzione che il superamento del correntismo parta proprio dal riconoscimento ad ogni compagno di pari dignità nell’organizzazione e nelle sue attività: nell’elaborazione della linea politica, nelle decisioni, sottoposte a discussione democratica, nella militanza. Purtroppo non tutti i compagni si sono riconosciuti in questa impostazione, e non possiamo che stigmatizzare il comportamento di chi, ancora perseguendo una “militarizzazione” del funzionamento del Partito, continua ad anteporre la “corrente” al Partito, concependosi come un corpo separato da esso, anche nell’attività militante, con ovvio danno per la stessa.

Lo sforzo continuo di collegare l’attività centrale con quella dei circoli, mettendo al centro i territori, ha dato sicuramente buoni risultati, rafforzando i GC specialmente nelle zone di periferia e permettendoci di rientrare realmente nel tessuto sociale.

Rivendichiamo e vogliamo estendere la pratica dell’autofinanziamento, unico modo di garantirsi l’agibilità economica senza dover scendere a compromessi con nessuno: in questo possiamo dire di aver ottenuto risultati significativi, riuscendo a finanziare l’attività ed i materiali di propaganda politica senza pesare sui bilanci già gravati del Partito.

3) Rafforzare la militanza

Siamo ben consci delle oggettive difficoltà della proposta politica strategica che in quanto comunisti ci appartiene: l’abbattimento rivoluzionario della società capitalistica per costruire una società che si fondi sull’autogoverno dei lavoratori, garantendo a tutti pace, uguaglianza, libertà. L’alternatività di tale progetto a tutte le forze politiche che sostengono la permanenza, o la riforma dall’interno, di un sistema fondato sullo sfruttamento, e a tutti i poteri forti, ci dà la coscienza di poter contare solo sulle forze nostre e di tutti gli sfruttati di questa società, che puntiamo ad organizzare politicamente: ma allo stesso tempo abbiamo la coscienza della schiacciante preponderanza di queste forze su quelle della minoranza di sfruttatori e dei suoi agenti infiltrati: per questo sosteniamo consapevolmente che un altro mondo è non solo possibile, ma necessario! Rifiutiamo però qualsiasi meccanicismo, ben sapendo che questa necessità non è scolpita in un processo storico a cui le masse organizzate sono estranee, ma si realizza dialetticamente nell’azione collettiva concreta, di cui noi vogliamo essere forza propulsiva: non accettiamo pertanto l’ottica minoritaria di chi di fronte alla realtà si pone come commentatore e non attore, disposti invece ad impegnarci fino in fondo per la trasformazione sociale che propugniamo.

Per questo ci assumiamo la piena responsabilità dell’impostazione militante che in questi anni abbiamo cercato di dare all’organizzazione, mirando ad incidere effettivamente nel conflitto reale, e proponiamo un rafforzamento di essa. Tappe imprescindibili di tale processo sono l’aumento del radicamento nei territori, nelle strade, nei mercati e nei quartieri, nei luoghi di lavoro e di studio, puntando all’aggregazione cosciente dei giovani intorno ad un progetto politico chiaro e definito; la formazione politica dei compagni che avviciniamo, individuando per ciascuno un percorso adeguato: un indispensabile investimento sul futuro, perché ognuno possa dare il maggiore e il più consapevole contributo nell’elaborazione e nella prassi; la ricerca di un ruolo sempre maggiore nell’organizzazione delle lotte che toccano in maniera più diretta le tematiche giovanili; la propaganda capillare delle nostre posizioni, non solo durante le campagne elettorali, per riuscire a far passare i nostri contenuti in un sistema che mira al nostro totale oscuramento: indispensabili sono a questo proposito volantinaggi, attacchinaggi, in cui è necessario riuscire a coinvolgere un numero maggiore di compagni, ma anche un uso mirato dei moderni strumenti di comunicazione: internet, facebook, twitter, blog, forum.

Un particolare rilievo ha l’organizzazione di un servizio d’ordine (compito con cui bene o male ci siamo già dovuti misurare in più occasioni in questi mesi, e dando sempre prova di prontezza, disponibilità e generosità): l’esigenza di dare un contributo all’autotutela delle manifestazioni e di garantire in ogni momento almeno l’agibilità fisica dei compagni, nelle scuole, nelle università e nei quartieri, si pone oggi come una necessità inderogabile, in un momento in cui il clima di repressione della nostra città si manifesta nella copertura istituzionale di ogni atto di squadrismo, nella repressione violenta delle manifestazioni e nell’infiltrazione nel movimento di ogni genere di provocatori.

4) Intensificare l’aggregazione

Già abbiamo richiamato l’attenzione sull’importanza di estendere il consenso consapevole alla nostra organizzazione: è un dato ineludibile la necessità di aumentare ancora il gruppo di compagni che si impegnano in politica con noi, per allargare l’ambito di attività ed essere riconosciuti come una struttura politica saldamente presente nel territorio cittadino: ignorare ciò è soltanto sintomo del settarismo di chi decide di autoescludersi in partenza dalle dinamiche di conflitto che attraversano la società. Ovviamente quella che cerchiamo è un’aggregazione cosciente, intorno alle nostre parole d’ordine, per cui però dobbiamo trovare mezzi e momenti di socialità adatti alla società di oggi, che, specie tra i giovani, tende proprio alla disgregazione dei legami sociali e all’individualizzazione del conflitto.

È anche importante stringere sempre più rapporti con gruppi di giovani che già si stanno impegnando nel fare attività politica, nelle scuole, nelle università, nei posti di lavoro e nei quartieri: aumentare i simpatizzanti, trovare percorsi comuni con ognuno di essi, coinvolgerli nelle attività, puntando ad allargare anche così le adesioni al progetto politico e all’organizzazione.

5) Istruzione

Scuola e università sono stati in questi anni ambiti di lavoro fondamentali per i Giovani Comunisti, non solo perché vi si trovano molti giovani disposti ad impegnarsi in politica, ma anche perché il tentativo da parte degli ultimi governi di demolire sistematicamente l’istruzione pubblica, in favore di un modello privatistico che aumenti ancora e perpetui le disparità, ne fa uno dei “fronti caldi” del conflitto di classe nell’Italia di oggi, che ha visto svilupparsi un consistente e determinato movimento. Positiva riteniamo la nostra presenza in esso, sempre lavorando per portarvi dentro una maggiore coscienza politica e conducendo una lotta senza quartiere, anche esponendoci direttamente, contro ogni infiltrazione di provocatori neofascisti e tentativo di divisione del movimento.

In ambito scolastico i risultati incoraggianti ottenuti (dovendo peraltro partire quasi da zero) con la presenza organizzata nel movimento, col rafforzamento nelle scuole e con la vittoria in Consulta ci spingono ad intensificare l’azione già svolta, in particolare per quanto riguarda il radicamento negli istituti, l’allargamento del raggio di attività ed un più forte coinvolgimento degli studenti medi nelle attività organizzate a livello centrale e territoriale, oltre che nei volantinaggi e nell’organizzazione delle manifestazioni e nella presentazione di liste nelle proprie scuole. Anche in questo campo si è dimostrata l’utilità dell’intervento sociale del Partito e dei GC, con attività come il mercatino del libro usato e le ripetizioni popolari, già sperimentate in alcuni territori e che adesso vogliamo praticare in maniera più sistematica.

Per quanto riguarda l’università, sin dall’inizio delle mobilitazioni abbiamo dovuto fare i conti con la presenza preponderante di strutture organizzate talvolta più interessate a contendersi fra loro consenso e visibilità negli atenei che non a impegnarsi unitariamente per una battaglia che appartiene a tutto il movimento studentesco e che ha molti punti di contatto con quello dei lavoratori. Cogliamo quindi favorevolmente la maggiore unità politica che si è conseguita nelle ultime manifestazioni, adoperandoci affinché essa si concreti più visibilmente anche nell’organizzazione e nella presenza ai cortei.

Le due esigenze coesistenti, ma che sarebbe erroneo considerare contrapposte, sulla base delle quali abbiamo regolato il nostro intervento in questo ambito sono state da una parte quella di declinare concretamente l’internità nei movimenti, attraverso la partecipazione degli iscritti ai GC alle attività e nei processi decisionali delle varie strutture e dei collettivi universitari; dall’altra quella di dare comunque a questi compagni, e attraverso loro al movimento di cui abbiamo scelto di essere parte attiva, un indirizzo politico unitario, discusso democraticamente in sede di coordinamento e di attivi, anche dei soli universitari, e riportato poi concretamente dai singoli compagni nei propri atenei. Trovare in ogni momento un punto di equilibrio dinamico fra queste due esigenze è una responsabilità delicata ma fondamentale, a cui non vogliamo sottrarci neanche nel futuro, cercando nel contempo di allargare la nostra area di consenso nelle varie facoltà e nei movimenti universitari e preparandoci a un inverno e a una primavera in cui le mobilitazioni universitarie potrebbero recuperare una rinnovata vitalità e in cui noi dobbiamo essere in grado di sostenere un alto livello dello scontro sociale.

6) Lavoro

L’esistenza nel territorio metropolitano di grandi masse di giovani e giovanissimi lavoratori, quasi sempre precari, molto spesso in nero, sfruttati e sottopagati, in una condizione di oggettiva difficoltà ad organizzarsi e ribellarsi, evidenzia l’urgente bisogno di fare di più, non bastando adesso la sola presenza solidale nelle vertenze e nelle manifestazioni. Occorre mettere maggiormente in connessione i compagni che lavorano, spesso in zone contigue, perché possano coordinarsi in una sola azione; attraverso di essi o attraverso i circoli territoriali, con campagne di volantinaggi e di solidarietà attiva, dobbiamo radicarci dentro i luoghi di lavoro dei giovani, nelle “fabbriche di precariato”, per poter dare anche noi alle lotte del lavoro un indirizzo dall’interno.

Proprio per la difficoltà del Partito ad entrare in questo genere di luoghi di produzione, scarsamente sindacalizzati, intensamente sfruttati, il valore aggiunto che possiamo integrare come Giovani Comunisti è significativo, e lo è doppiamente nel momento in cui il Partito è impegnato a connettere tutte le lotte, perché nessuno sfruttato resti solo nella crisi. Pertanto, per dare maggiore efficacia politica e comunicativa a tutte le mobilitazioni, deve continuare lo sforzo per mantenere uniti in un fronte unico, in nome della comune avversità al sistema di produzione capitalistico e di obiettivi comuni, gli studenti con i lavoratori. Il nostro intervento sarà quello di portare fra loro una nuova unità popolare dove oggi c’è solo disgregazione, costruire coscienza e organizzazione dove il capitalismo genera anomia e rassegnazione, indurre protagonismo collettivo nella grande passivizzazione di massa del capitalismo realizzato. Per fare questo, i Giovani Comunisti si impegneranno nella campagna referendaria che, a partire da questo inverno, il nostro Partito lancerà, congiuntamente alla Federazione della Sinistra, per l’abolizione della legge 30 e contro la precarietà, al fine di restituire dignità, lavoro ed un futuro alle giovani generazioni.

7) Antifascismo

Roma è da anni, e dopo l’insediamento di Alemanno con una crescita esponenziale, teatro di una serie continua di raid, aggressioni ed intimidazioni di carattere fascista, razzista, omofobo. A tutto ciò occorre dare una risposta di antifascismo militante, insieme a tutte le strutture antifasciste che operano nel territorio cittadino, contrastando attivamente la repressione fascista in tutti i modi in cui essa si presenta, istituzionali e non: squadrismo, sgombero degli spazi occupati, impedimento di un’aggregazione alternativa, divieto di manifestare pubblicamente le proprie idee. Questo significa per noi riappropriarci della città!

Allo stesso tempo, siamo consci della necessità di una profonda e continuativa campagna culturale, in un momento in cui l’ideologia reazionaria delle destre, fondata sulla rivendicazione del razzismo, dell’intolleranza, del patriarcato, cerca, ed in parte riesce, a far breccia nel senso comune. Anche per questo riteniamo importante la collaborazione con associazioni come l’ANPI, impegnate proprio in tale battaglia culturale, promuovendo anche l’iscrizione ad esse..

8) Unità della sinistra, a partire dalle lotte

A livello giovanile vi è una forte domanda di unità a sinistra, dopo anni di divisioni e scissioni che sicuramente ci hanno penalizzato fortemente. Memori tuttavia degli errori commessi anche in nome di questa unità (un esempio fra tutti: la Sinistra Arcobaleno), oggi dobbiamo essere capaci di rispondere positivamente all’istanza senza diluire i contenuti che portiamo avanti nell’idea di una “sinistra senza aggettivi”, rinunciando così alla prospettiva di superamento del modo di produzione capitalistico. Per questo crediamo inopportuna un’alleanza nelle prossime elezioni regionali del Lazio con partiti come il PD o peggio l’UDC. Siamo convinti che la sfida che il partito dovrà farsi carico sarà quella dell’unità nella radicalità. L’unità di coinvolgere nel percorso che stiamo portando avanti più forze possibili, senza per questo, come detto, rinunciare ai nostri punti programmatici che non possono che essere alternativi al PD: ciò lo diciamo e lo diremo con chiarezza in tutte le discussioni interne che il partito affronterà, portando avanti questa linea con assoluta fermezza, ma anche con la lealtà che da sempre caratterizza l’organizzazione dei giovani comunisti di Roma nel rapporto col Partito, dai suoi organi dirigenti alla base dei militanti e degli iscritti. Il Partito a livello nazionale e cittadino ha intrapreso la strada della Federazione della Sinistra, lanciando a Roma esperienze importanti come la rete anticrisi; come Giovani Comunisti riteniamo necessario, allo stesso modo, perseguire un’unità effettiva con altre organizzazioni giovanili comuniste (in primo luogo la FGCI), movimenti, collettivi, centri sociali, strutture impegnate in vertenze sulla casa, sull’ambiente, sui diritti sociali, reti antirazziste: un’unità che si concreti nel lottare fianco a fianco prima di qualsiasi ricaduta organizzativa, un unità che sia veramente dal basso, dalla necessità di unire le forze per conseguire obiettivi comuni e condivisi. Per questo vogliamo moltiplicare i rapporti che abbiamo stretto in questi mesi di mobilitazioni con tanti compagni, nei conflitti che abbiamo attraversato insieme: nella sincera convinzione che solo insieme possiamo costruire un blocco sociale in grado di invertire il progressivo scivolamento del Paese e del senso comune verso posizioni sempre più reazionarie e adeguato a riproporre all’attualità politica il tema di una trasformazione globale della società.