[Palestina] Le celebrazioni della Nakba e “l’accordo del secolo”

Il maggio scorso ha segnato il 71 ° anniversario della al-Nakba, la catastrofe palestinese che ha provocato milioni di rifugiati, un ciclo di violenze e portato a oltre 100.000 morti in 71 anni. Mentre al “popolo di Israele” fu consentito di ottenere la propria indipendenza dal colonialismo britannico e creare uno stato indipendente in conformità con le risoluzioni delle Nazioni Unite, al popolo palestinese fu negato quello stesso diritto. La al-Nakba è la profonda ferita che ha scolpito il corpo, l’anima, la mente e i ricordi del popolo palestinese. Fino ad oggi, il popolo palestinese sta aspettando di realizzare i suoi diritti fondamentali di autodeterminazione e di creare lo stato palestinese indipendente, con Gerusalemme Est come capitale. Per più di cento anni il popolo palestinese ha resistito ai tentativi da parte israeliana di essere eliminato.

La commemorazione della al-Nakba è essenziale per porre al centro di ogni risoluzione del conflitto la questione del diritto al ritorno. In particolare questo risulta ancora più importante alla luce della notizia “dell’accordo del secolo”, il quale priverà il popolo palestinese del proprio fondamentale diritto all’autodeterminazione, senza riconoscere la Palestina come uno Stato indipendente in base ai confini del 1967 con Gerusalemme Est come capitale. In questo accordo, non viene menzionata alcuna clausola sul Diritto al ritorno, un diritto universalmente riconosciuto nel diritto internazionale, menzionato anche nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Il diritto al ritorno ha raggiunto lo status di consuetudine nel 1948, quando l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione 194 che dichiarava il diritto dei rifugiati palestinesi di tornare alle loro case e ottenerne la restituzione e il risarcimento.

Un altro dei nostri obiettivi nella commemorazione dell’anniversario dell’al-Nakba è quello di sottolineare i responsabili del trasferimento forzato del popolo palestinese: le forze sioniste, imperialiste e reazionarie arabe. Queste forze sono state e continuano ad essere la causa principale della continua sofferenza di un intero popolo. Come Lega Giovanile Comunista siamo impegnati nel sostenere il popolo palestinese finché non avrà acquisito tutti i propri diritti. Per questa ragione, dobbiamo unirci a tutte le forze che tentano di combattere al nostro fianco contro l’attuale governo fascista e razzista israeliano. Pertanto, ogni anno, ci occupiamo della gestione di diverse attività che commemorano la al-Nakba con diverse organizzazioni e partiti arabi ed ebraici non sionisti.

Quest’anno la annuale “marcia del ritorno” (ritorno alle proprie case in Palestina, ndr) si è svolta l’8 maggio, in coincidenza con il Giorno dell’Indipendenza israeliano, e ha avuto luogo nei villaggi palestinesi spopolati chiamati “Khubaiza”, situati nella regione di Haifa. Sebbene il governo abbia cercato di vietare questa marcia, l’Associazione per la Difesa dei diritti dei profughi in Israele è riuscita a organizzare questa marcia e nonostante tutte le minacce del governo ha avuto successo.

Nelle università israeliane l’organizzazione studentesca del “Fronte democratico per la pace e l’uguaglianza” – un movimento studentesco che include la Lega della Gioventù Comunista di Israele e attivisti palestinesi ed ebrei – ha organizzato molteplici attività in diversi campus, nonostante i tentativi delle università di vietare queste attività e punire gli studenti per l’organizzazione di questi eventi.

La Lega della Gioventù Comunista di Israele in vari villaggi e città ha tenuto discussioni e attività educative finalizzate a informare il pubblico sulla al-Nakba e sull’“Accordo del secolo”. Queste attività e queste conferenze sono tentativi di mantenere vive la lotta palestinese e la lotta per la pace nonostante tutti gli sforzi del governo israeliano di sradicare la memoria della al-Nakba cambiando i fatti e falsificandoli.

La gioventù comunista continuerà a stare accanto agli oppressi ovunque si trovino e si impegna a rimanere in prima linea nella lotta, la stessa lotta che porterà i due popoli a vivere in pace. È dovere della gioventù comunista educare e sensibilizzare riguardo i problemi dei popoli oppressi, specialmente in situazioni così tragiche come la realtà attuale in Medio Oriente.

Testo di Layana Khoury (Lega della Gioventù Comunista – Partito Comunista Israeliano) – Traduzione di Pietro Pasculli (dip. esteri GC)