“Defend Catanzaro”: ma difenderla da chi?

Nella giornata dell’undici febbraio è previsto un presidio contro l’immigrazione selvaggia voluto dal comitato Defend Catanzaro. Le motivazione di questo evento ci appaiono, in quanto cittadini, ambigue.

Sappiamo che dietro alle ragioni dell’iniziativa vi è in realtà la volontà di fare del becero razzismo, usando il populismo per accaparrarsi il consenso della cittadinanza. Ci pare evidente che, anche nella nostra città, c’è chi cerca di cavalcare l’onda dell’insoddisfazione generale per incolpare le fasce più deboli della società dei problemi dei cittadini. Chi sta dietro a queste iniziative, infatti, non è nuovo ad episodi di razzismo e violenza nei confronti del diverso, simpatizzando per le idee del ventennio.  Ci sembra inaccettabile che in una città come la nostra, in cui i valori di solidarietà e l’accoglienza vengono difesi strenuamente da molti cittadini e organizzazioni politiche e culturali, si lasci spazio ad iniziative del genere e si assista passivamente a manifestazioni di intolleranza e odio nei confronti del diverso. Catanzaro di certo non è nuova ad avvenimenti del genere. Più volte e da troppo tempo è stata invece teatro di azioni di questa portata, ma ci sembra impossibile continuare a stare in silenzio. Già nei mesi passati lo stesso comitato ha portato avanti azioni contro i migranti e gli stranieri, in nome di un necessario “antiaccattonaggio”, con altri pretesti quali, ad esempio, quello del decoro urbano. Iniziative come queste ricordano quelle di un’organizzazione di estrema destra che di recente ha esibito in alcune città calabresi uno striscione che recitava: “Chi fugge dalla guerra non merita rispetto”.

Coloro che sono costretti a fuggire dai propri paesi, teatri di miserie, guerre, torture, carestie e morte, sono persone alla ricerca di una vita migliore, pronte a mettere a repentaglio la propria vita intraprendendo viaggi di lunga durata e in condizioni disumane. Chi riesce a superare il viaggio si ritrova sfruttato da caporali, costretto a lavorare da chi lo riduce a schiavitù in cambio di qualche euro al giorno  oppure recluso nei Centri di identificazione ed espulsione (CIE) o in Centri per rifugiati e richiedenti asilo (CARA). Nei CIE i migranti si ritrovano reclusi per una durata di tempo ignota con l’impossibilità di muoversi liberamente, perdendo qualsiasi contatto col mondo esterno, senza assistenza medica  e in pessime condizioni igieniche, senza dimenticare anche i casi di maltrattamento.

E’ vero che esiste un business economico sulla pelle dei migranti e che il sistema di accoglienza presenta delle criticità, ma questo non significa né che dobbiamo rinunciare ai valori dell’accoglienza e della solidarietà, né che si possa accettare la posizione di chi, cavalcando l’onda del malcontento a fini di propaganda, è incurante della dignità delle persone al solo fine di costruire, attorno ad essa, il proprio “business politico”. Per questo, in quanto cittadini coscienti, ci sembra doveroso prendere le distanze da manifestazioni ed organizzazioni che fanno dell’odio nei confronti del “diverso” la propria bandiera.

COLLETTIVO STUDENTESCO CATANZARO
RIFONDAZIONE COMUNISTA – CIRCOLO “ANTONIO GRAMSCI” CATANZARO
GIOVANI COMUNISTI/E CATANZARO
I COMPAGNI E LE COMPAGNE DI CATANZARO
SINISTRA ANTICAPITALISTA CATANZARO

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