Le ragioni del NO

italia-unitaLa Riforma Costituzionale del Governo Renzi (legge costituzionale 12 aprile 2016) non essendo stata approvata da almeno i due terzi dei membri di ciascuna camera, non è stata direttamente promulgata, essendo prevista la facoltà, già sfruttata, di richiedere un referendum per sottoporla al giudizio popolare. Il referendum si terrà ad ottobre 2016 in data ancora da determinarsi. La riforma «superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione».
Nel 2013 si affermava che il Job Act avrebbe portato vantaggi, eppure è di pochi giorni fa l’uscita di Confindustria e Padovan sulla crescita insoddisfacente col calo dello 0,5 del pil. Si diceva lo stesso riguardo la riforma della scuola: la buona scuola avrebbe risollevato le sorti dell’istruzione del nostro paese, sono dell’altro ieri i dati OCSE sull’istruzione che dipingono un’Italia impoverita culturalmente e con una sforbiciata che si alza del 10% per quanto riguarda i NEET (la più grande percentuale in Europa..) Ad oggi riguardo il referendum i sostenitori del Sì replicano che una loro vittoria assicurerà maggiore stabilità a chi governa, “per fare presto e bene le leggi che servono”.
Secondo i più,la riforma snellisce un Senato che così come è ritarda l’iter legis: solo che la Riforma Renzi prevede una decina di modalità per l’approvazione di una legge e complica di più il quadro. Ad onor del vero si può dire che tale commento sia pretestuoso: se servono leggi, se c’è urgenza, necessità, esistono i decreti legge, senza dover per forza limitare il dibattito. Purtroppo forse il governo si è reso conto di non poter più scavalcare il parlamento quando si vuole e come si vuole a suon di decreti, e quindi ha elaborato il deus ex machina per entrare a gamba tesa nel dibattito parlamentare fissando gli argomenti prioritari nell’odg e dando poi gli strumenti di celerità per approvarli… Abbiamo detto che la riforma ha nel titolo il “ superamento del bicameralismo”, anche se a mio avviso potremmo parlare della creazione un bicameralismo differenziato, il cui Senato ha una strada che funzionalmente non è stata ben delineata. Se per i sostenitori del Sì, la previsione delle riduzione dei senatori e la loro elezione indiretta, porta ad un serio risparmio di soldo pubblico, anche se il senatore non elettivo ha un costo per la trasferta e la permanenza a Roma, nonché per l’esercizio delle funzioni e si prevede anche un aggravio politico: quanto sarà efficace il lavoro parlamentare con la sussistenza del doppio incarico? E quanto sarà rappresentante dell’interezza della regione senza elezione diretta del senatore? Non sarà mica una camera dei localismi? Ovviamente tutto questo popò di cambiamenti sarebbero associati all’Italicum…tra l’altro nella previsione di riforma boschi renzi c’è una possibilità davvero simpatica: per evitare di sbagliare e non produrre più porcellum e connessi parlamentari incostituzionali, la riforma introduce il giudizio preventivo di costituzionalità sulle leggi elettorali delle Camere. Geniali! La riforma tra l’altro aumenta i numeri per le lip, portando il numero a 150 mila (prima il limite era 50 mila)… ma perchè il governo con pochissimi componenti entra negli ordini del giorno del parlamento iscrivendo i propri disegni di legge con priorità ma i cittadini con sovranità popolare devono sperare nei miracoli? (autofinanziandosi poi..) Esiste una cosa da spavento la “clausola di supremazia statale” ai fini della tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica o dell’interesse nazionale si prevede che su proposta del Governo – che se ne assume pertanto la responsabilità – la legge statale possa intervenire anche in materie di competenza esclusiva delle Regioni. Mette mano alla riforma del titolo v del 2001 Nient’altro che un nuovo centralismo statale che depotenzia rappresentatività e autonomie territoriali…e la sussidiarietà? È quindi la riforma costituzionale a poter rimettere in gioco il nostro paese? No come non è stato possibile con la riforma Fornero, con il jobs act, con il fiscal compact, con l’art. 81 in costituzione sul pareggio di bilancio, con il buona scuola, con lo sblocca italia, etc etc… ci si rimette in moto solo con un uscita a sinistra dalla crisi, contro quindi i razzismi di Salvini, la demagogia di grillo, i populismi di destra su uno mattina di Renzi, Per invertire la rotta il punto fondamentale è quello di una drastica redistribuzione del reddito e del lavoro.
p.s. quando urliamo a forma di slogan “difendiamo la Costituzione così com’è”, mi viene subito in mente la modifica più recente: l’introduzione del pareggio di bilancio… e allora: difendiamo la Costituzione così com’era e soprattutto attuiamola!
ROSSELLA PUCA – Giovani Comunisti/e Salerno

1 commento su “Le ragioni del NO”

  1. Nel merito, la riforma costituzionale è quantomai strampalatae misurata d hoc per misurare un escamotage nei confronti dei “soliti noti” delle autonomie locali. Si parte da un assunto fondamentale: voto il sindaco per fare il sindaco, il governatore per fare il governatore e così via.
    Basterebbe diminuire il numero di parlamentari e tagliare di netto gli stipendi per diminuire il costo della politica, poi incidere sugli altri centri di costi propri della macchina burocratica.

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