Costruire il Popolo, organizzare la Lotta!

Documento Politico di proposta esecutivo nazionale al coordinamento nazionale Giovani Comunisti – 16/17 gennai 2016
544791_3744428164875_2017794992_nCome giovani comunisti/e ripetiamo (e scriviamo!) spesso nei nostri documenti di doverci preparare ad un nuovo inizio, ad un rilancio dell’organizzazione e della rifondazione del pensiero comunista nel nostro paese. E’ evidente che la necessità imprescindibile della nostra organizzazione deve essere quella di rimodulare uno sguardo lungo e un pensiero profondo che vada al di là della mera analisi della politica contingente. Molte, troppe, volte ci siamo persi dietro l’analisi dell’attualità politica, inseguendo un eterno tatticismo che ci ha permesso di rivolgerci solo all’ambito di coloro già interessati alla politica, risultando completamente afoni nei confronti del resto del mondo.
Prima di qualsiasi proposta, riteniamo dunque necessario partire dall’analisi di quello che è il contesto italiano attuale, per capire che tipo di spazio, come forza riaggregativa dei giovani studenti, lavoratori e disoccupati e come motore di conflitto contro capitale, sia necessario sfruttare e coprire.
Come generazione “post muro di Berlino” prendiamo innanzitutto atto di un fatto: gli eventi, internazionali e nazionali, degli ultimi decenni, non ultima l’identificazione nella maggioranza sociale del partito socialista europeo in generale, e del PD in particolare, come partiti antipopolari promotori dell’austerity, hanno reso sempre più difficile l’identificazione popolare in un discorso di sinistra, ormai svuotato dei suoi contenuti simbolici più pregnanti. Capire lo svuotamento simbolico che le classi dominanti hanno fatto di quello che è stato uno dei principali strumenti delle classi sfruttate ci è fondamentale per provare ad analizzare che altro tipo di simbolismo e di pratiche sono invece necessarie al nostro scopo, ovvero il ribaltamento dello stato di cose presenti attraverso l’abbattimento del sistema economico capitalista, che continua a riprodursi sullo sfruttamento senza limiti del lavoro dell’uomo e della natura .
Continuiamo infatti a credere che continuino ad esistere gli oppressi e gli sfruttati, e che all’interno del sistema economico attuale nessuna reale redistribuzione di ricchezza e potere sia realmente possibile; nondimeno, riteniamo sia necessario, per l’efficacia della nostra proposta politica e per la comprensibilità di un pensiero comunista rifondata e all’altezza della sfida con il capitale nel ventunesimo secolo, rediscutere i nostri simbolismi, i nostri riti, e le nostre eterne discussioni, perchè possano intercettare quella generazione appartenente a quella che volevano farci credere essere la “fine della storia”.
Perchè quella della attuale “sinistra italiana” non è una politica per giovani, non è adeguata alle sfide del nostro tempo. Gli accordi dall’alto, gli appelli rivolti sono a chi è già immerso nell’agone politico, l’appello ad un’ “identità di sinistra” che è sempre più minoritaria (oltre che svuotata di significato) in Italia, non ci permette di essere la forza riaggregativa delle giovani generazioni nel campo largo di tutto il paese che invece dovremmo tentare di essere.
Quello che proponiamo dunque come giovani comunisti/e è un rilancio della nostra attività e proposta: non più solo coloro che si rivolgono a chi (sempre meno) già va alle manifestazioni o occupa le scuole, ma come la forza con l’obiettivo di organizzare tutto quello che è “fuori” il sistema, schiacciato e sfruttato dal potere altrui, contro coloro che sono interni, “dentro” e compatibili con il sistema.
Come fare? Riportare al centro il tema del lavoro, che è il vero dramma delle giovani generazioni italiane, costrette ad una vita di instabilità, sacrifici, emigrazione, e farne la vera frontiera di lotta dei prossimi anni. Essere riconoscibili, sia simbolicamente che fattualmente, come l’organizzazione che aggrega le tematiche del lavoro e del non lavoro, attraverso pratiche sociali, una nuova “simbologia” che riporti al centro del dibattito pubblico il tema del lavoro, ormai completamente eliminato dalla scena pubblica, la ridiscussione del tema della distribuzione del potere economico, oltre a delle proposte pratiche che si dà mandato all’esecutivo di individuare. L’obiettivo deve essere quello di ricreare una contrapposizione tra due blocchi (lavoratori/disoccupati vs padroni/status quo) che possa sostituire le contrapposizione interne alla classe lavoratrice (v. autoctoni vs immigrati) su cui perlopiù è fondato il discorso politico attuale. Riteniamo infatti che, allo stato attuale, la domande riguardanti il lavoro possano assurgere a domande fondamentali attorno cui aggregare il popolo italiano, emblematiche della contraddizione principale esistente nel nostro paese e delle complessive lotte da condurre per una società più giusta.
Ciò naturalmente non significa non impegnare la nostra organizzazione anche su altri fronti quali il diritto allo studio, su cui elaborare una proposta complessiva utile su tutto il territorio nazionale, la questione europea, con una ferma opposizione all’austerità e all’assetto dell’Unione Europea così come disegnata dagli accordi Maastricht, Amsterdam e Lisbona, la casa, con la partecipazione alle lotte per il diritto all’abitare, l’antifascismo, le pratiche sociali, da diffondere e contaminare con tutti gli altri nostri ambiti di intervento, i diritti civili, l’impegno per il NO al referendum costituzionale, tema politico centrale per quanto riguarda il 2016; va tuttavia elaborato un progetto a lungo termine, come la creazione di fronti e di riconoscibilità per il nostro partito qui proposti, utilizzando il metodo emegonico della pratica dell’obiettivo volto alla riaggregazione sociale e la creazione di un fronte (blocco) unitario, che possa farci uscire dalla residualità e dall’inefficacia che abbiamo ottenuto lavorando solo in vista della successiva scadenza elettorale.
Una ripartenza all’attacco, con degli obiettivi sociali che siano definiti, che non comporti più il mero ripiegamento su noi stessi e sulla tattica elettorale, con un’egemonia da fare nella società e non più nel recinto della “sinistra” dove ci siamo autorinchiusi. Ribaltando anche la nostra forma mentis , perchè essere “fuori” il sistema in questo momento storico, pur non essendo sicuramente un fatto positivo, può darci il vantaggio di essere “pari” alle persone, ai giovani e alle giovani che vogliamo organizzare e che in questo momento non possono che essere avversi a quel “dentro” che non gli ha lasciato più nessun futuro in cui credere.

Claudia Candeloro Portavoce Nazionale Giovani Comuniste/i

Andrea Ferroni Portavoce Nazionale Giovani Comuniste/i

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