Una linea chiara per i Giovani Comunisti

9446-1Compagni, la nostra conferenza è conclusa. Per la prima volta dopo molti anni i Giovani Comunisti si sono ripresi il ruolo che la storia assegna alle giovanili delle organizzazioni del movimento operaio: esserne la punta più avanzata.

Per raggiungere gli obiettivi che si sono posti, i Giovani Comunisti vogliono e devono dotarsi di una linea politica definita, priva ambiguità e moderatismi. La necessità di rompere con il precedente corso è emersa in maniera chiara e determinata. Ha incontrato e travolto l’opposizione di chi, con tutti i mezzi, ha tentato di ancorare la giovanile a quel ferro vecchio che è il suo recente passato.

La spaccatura che si è creata in seno ai GC potrebbe spingere alcuni compagni, che sinceramente tengono all’unità della nostra organizzazione, a cercare una mediazione tra chi si limita a voler governare l’esistente e chi invece vuole ricostruire un’organizzazione che veramente, e non solo a parole, si rifaccia al marxismo e al leninismo. Nulla sarebbe più dannoso di ciò per la rinata organizzazione dei Giovani Comunisti. Tale operazione finirebbe per catapultarci violentemente nell’eterno ritorno dell’uguale. Si tratterebbe della ennesima mediazione e contrattazione, dell’esito naturale di quei processi che per anni hanno reso i GC il teatrino farsesco degli scontri politici del partito e che invece vanno cancellati dalle nostre pratiche una volta per tutte.

Si potrebbe criticare chi fa tali considerazioni accusandolo di essere poco dialettico e di non cercare la sintesi. Ebbene compagni è giunto il momento di attribuire alla parola sintesi il significato che le è più consono. La sintesi non è la mediazione, il punto medio tra una tesi e la sua antitesi. La sintesi è qualcosa di diverso sia dall’una che dall’altra, che le ingloba e le supera entrambe. E dunque così come il comunismo non è una via di mezzo tra dittatura della borghesia e dittatura del proletariato, ugualmente il nuovo corso dei Giovani Comunisti non può consistere in una via di mezzo tra la vecchia organizzazione e un nuovo modo di concepirla. Nel nostro caso la sintesi dovrà consistere nel dotarsi sì di una organizzazione che funzioni in maniera diversa, libera da personalismi, da appartenenze fideistiche, da cordate e che usi nuovi strumenti che permettano il vero esercizio della democrazia interna e l’applicazione di un genuino centralismo democratico (cosa assai diversa dal centralismo burocratico), ma anche di una linea politica forte, marcatamente anticapitalistica, in aperta contrapposizione a quelle forze borghesi che, vestite di mentite spoglie socialdemocratiche, attraggono sempre di più la dirigenza del nostro partito.

I Giovani Comunisti dovranno quindi essere in grado di tornare nei luoghi fisici vissuti dai giovani, dove la dialettica tra classi si manifesta con tutta la sua forza, e dovranno portare avanti parole d’ordine rivoluzionarie, chiare e assolutamente univoche rispetto a ciò vogliono fare della realtà, ovvero abbatterla.

Dovranno riacquisire la capacità di stare in piazza da protagonisti, di organizzare cortei, gestire servizi d’ordine, superare la generale inesperienza dei compagni (il sottoscritto in primis), facendo tesoro delle rare ma significative eccezioni rappresentate da diverse esperienze territoriali.

Dovremo riuscire a ricostruire nell’immaginario collettivo l’idea della rivoluzione come qualcosa di possibile da realizzare, e non come mera utopia romantica.

Dovremo essere in grado di aggiornare le nostre pratiche ai tempi, cercando di rendere moderne e accattivanti le nostre proposte politiche, senza rinunciare ai riferimenti teorici imprescindibili del comunismo.

Dobbiamo essere capaci di utilizzare i mezzi che la tecnologia ci mette a disposizione, con la consapevolezza che la bontà o meno di qualsiasi innovazione non è in sé ma dipende dall’uso che se ne fa.

Infine dobbiamo essere in grado di entrare in connessione con i giovani della nostra classe di riferimento, tentando di coglierne il livello di coscienza dato al fine di innalzarlo ad una visione globale e alternativa della società che leghi e unisca i giovani, aldilà delle differenze etniche, di genere, culturali, nel processo di annientamento dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

SIMONE DI CESARE
Giovani Comuniste/i – Roma

12 novembre 2015

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