«Una Syriza europea per fermare l’austerity»

Intervista. Il segretario del partito della sinistra greca Tasos Koronakis: non accetteremo dall’Ue misure vessatorie, ma il problema vero sarà a giugno, quando si porrà la questione del debito

31europa-grecia-koronakis-3Tasos Koro­na­kis ha il phy­si­que du rôle dell’altermondialista. Anche ora che è segre­ta­rio di Syriza, per que­sto uno degli uomini più influenti per le sorti dell’Europa, con­serva atteg­gia­menti e un look non lon­tani da quelli di un anti-giottino dei tempi di Genova (anche se, come molti altri suoi con­na­zio­nali, in quei giorni non andò oltre il porto di Ancona) o di un Bloc­kupy di ritorno da Fran­co­forte. Quasi a voler riba­dire che il par­tito di cui lui è alla guida è figlio di quella sto­ria ed è tut­tora «un par­tito di lotta». Bar­betta arruf­fata, cami­cia verde fuori dai pan­ta­loni, codino alla Pablo Igle­sias, Koro­na­kis (ieri a Roma per una «prova di unità» al Capra­ni­chetta tra le forze che sosten­gono Syriza in Ita­lia), una lau­rea al Poli­tec­nico di Patrasso e vent’anni di mili­tanza, dalle pro­te­ste con­tro il Fmi a Praga al movi­mento no war, fino alla segre­te­ria dei gio­vani del Syna­spi­smos, ha ben pre­sente il ruolo di que­sto strano ani­male poli­tico che è Syriza: «Non siamo un par­tito di appa­rati, dob­biamo avere le nostre antenne nella società e pro­muo­vere la partecipazione».

Quanto c’è dell’esperienza dei movi­menti degli ultimi quin­dici anni in Syriza?
Gran parte degli espo­nenti di que­sto governo è cre­sciuta den­tro quei movi­menti. Syriza stessa è arri­vata ai livelli di oggi dopo il soste­gno alle pro­te­ste di piazza Syn­tagma del 2010 ed è sem­pre stata al fianco delle lotte sociali, anche nei momenti più duri, come nel 2008. È gra­zie al fatto che abbiamo deciso che la sini­stra dovesse assu­mersi la respon­sa­bi­lità di gover­nare anche nella crisi che abbiamo potuto costruire un pro­getto antagonista.

Anche in Ita­lia sono in corso ten­ta­tivi di costruire qual­cosa di ana­logo. Sabato scorso a Roma è scesa in piazza la coa­li­zione sociale pro­mossa dalla Fiom.
Tutte que­ste mani­fe­sta­zioni danno una grande spe­ranza. Ma in ogni paese le con­di­zioni sono diverse e spetta alle forze che ci sono deci­dere come muo­versi. Io credo che ci sia biso­gno della par­te­ci­pa­zione dei par­titi nei movi­menti e lì den­tro si devono costruire con­di­zioni di partecipazione.

La pre­senza ita­liana in Gre­cia, nei giorni delle ele­zioni, è stata la più mas­sic­cia e visi­bile tra quelle delle sini­stre europee.
Voglio rin­gra­ziare, a nome di Syriza, la sini­stra ita­liana, che ha soste­nuto i nostri sforzi. La miglior soli­da­rietà che pos­siamo rice­vere in Gre­cia è che in ogni Paese cam­bino gli equi­li­bri, e su que­sto siamo dispo­ni­bili a for­nire il nostro aiuto. Sap­piamo molto bene che i poteri forti ci attac­cano per distrug­gere la pos­si­bi­lità di un cam­bia­mento in Europa. Per que­sto la prima cosa che fac­ciamo, quando andiamo in giro per il con­ti­nente, è infor­mare su quello che accade real­mente in Gre­cia. Poi vogliamo aiu­tare con la nostra pre­senza le forze che si orga­niz­zano e soste­nere l’idea che il nostro è un ten­ta­tivo di cam­biare l’Europa.

Nel frat­tempo sono pas­sati due mesi e le trat­ta­tive con l’Ue non si sono ancora sbloccate.
Abbiamo già fatto molte cose. Il governo pre­ce­dente aveva messo in atto una stra­te­gia di sof­fo­ca­mento, che abbiamo supe­rato con l’accordo del 20 feb­braio per­ché abbiamo potuto sle­gare il finan­zia­mento dal Memo­ran­dum, gua­da­gnare quat­tro mesi, met­tere in dub­bio l’ammontare del sur­plus pri­ma­rio e comin­ciare ad appli­care il nostro pro­gramma di Salo­nicco per affron­tare la crisi uma­ni­ta­ria e dare la pos­si­bi­lità ai cit­ta­dini di pagare i debiti in cento rate. Da que­sta misura abbiamo già incas­sato 500 milioni. Que­sto per­mette al governo di ripar­tire, ma anche alla gente di respi­rare. Se l’Ue avesse accet­tato la prima lista di riforme saremmo andati anche più spe­diti, ma evi­den­te­mente qual­cuno non voleva che l’accordo fosse appli­cato. Ora abbiamo pre­sen­tato una seconda lista di riforme, ma è chiaro che, così come rispet­tiamo le regole Ue anche se non siamo d’accordo, allo stesso modo rispet­te­remo anche il man­dato che abbiamo avuto dal nostro popolo. Non accet­te­remo misure reces­sive e di austerità.

Quali misure state adot­tando, nel frattempo?
Il nostro obiet­tivo, in que­sti primi mesi, è di miglio­rare la vita della gente. La gente capi­sce che in que­sto momento è in corso una duris­sima trat­ta­tiva, per que­sto abbiamo un grande soste­gno anche da per­sone che non ci hanno votato. È impor­tante inol­tre fare delle riforme strut­tu­rali che ripri­sti­nino i diritti e la demo­cra­zia, dalla ria­per­tura della tv pub­blica Ert alla rias­sun­zione dei dipen­denti pub­blici licen­ziati, fino alla riforma della Pub­blica ammi­ni­stra­zione. Un punto molto impor­tante è quello delle fre­quenze tele­vi­sive, dove c’è uno scon­tro molto forte per­ché finora i pri­vati non hanno pagato nulla. Vogliamo inol­tre fare una grande bat­ta­glia con­tro la cor­ru­zione, i traf­fici di com­bu­sti­bile, il con­trab­bando di siga­rette e abbiamo avviato trat­ta­tive con le auto­rità sviz­zere per met­tere una tassa sui capi­tali all’estero. Abbiamo inten­zione anche di tas­sare i grandi patri­moni e ripri­sti­nare i con­tratti col­let­tivi di lavoro, affron­tare il lavoro nero e dare la cit­ta­di­nanza ai figli degli immi­grati, non­ché chiu­dere le car­ceri di mas­sima sicu­rezza di tipo C. Poi ci sono le misure per la crisi uma­ni­ta­ria: vie­tati i pigno­ra­menti della prima casa, soste­gno eco­no­mico agli affitti, la cor­rente elet­trica rial­lac­ciata a chi se l’era vista staccare.

Pro­prio oggi il Wall Street Jour­nal ha scritto che i cre­di­tori non sareb­bero con­tenti delle pro­po­ste greche.
Siamo in una fase di trat­ta­tiva dura, ma il governo greco ha deciso di appli­care il suo pro­gramma. Per noi non c’è nes­suna pos­si­bi­lità di fare una poli­tica che si è dimo­strata sba­gliata e inac­cet­ta­bile per il popolo greco. Ma credo che alla fine potremo tro­vare una solu­zione sod­di­sfa­cente per tutti.

Crede che l’area cri­tica del suo par­tito accet­terà l’eventuale compromesso?
Nes­suno in Gre­cia si è sor­preso delle dif­fe­renti posi­zioni den­tro Syriza. Anche se ci sono opi­nioni dif­fe­renti, abbiamo dimo­strato nelle situa­zioni dif­fi­cili che pos­siamo andare tutti insieme. L’accordo del 20 feb­braio non era tutto posi­tivo, si trat­tava del risul­tato di una trat­ta­tiva dif­fi­cile. Ma la car­tina di tor­na­sole sarà a giu­gno, quando si porrà il grande pro­blema del debito.

Cosa pensa che accadrà?
La cosa impor­tante è che riu­sciamo ad arri­vare in una posi­zione favo­re­vole. Sap­piamo che di qui ad allora ci saranno trat­ta­tive con­ti­nue e momenti dif­fi­cili, ma è già posi­tivo che nel Con­si­glio euro­peo abbiano accet­tato che le poli­ti­che adot­tate finora hanno creato la crisi uma­ni­ta­ria: è l’ammissione che si trat­tava di una poli­tica sba­gliata. La Gre­cia deve libe­rarsi dal cap­pio del debito per poter tra­sfe­rire le risorse neces­sa­rie a far ripar­tire l’economia: l’abbiamo chia­mato “Patto per la rico­stru­zione pro­dut­tiva del paese”. Solo così pos­siamo rom­pere il cir­colo vizioso dell’austerità e affron­tare i grandi pro­blemi della disoc­cu­pa­zione e della crisi umanitaria.

E se l’Ue non accetta?
Abbiamo rice­vuto un man­dato ben pre­ciso dal popolo greco: di lot­tare den­tro l’Ue per far uscire il paese dalla crisi, con una poli­tica com­ple­ta­mente diversa da quella appli­cata finora. Non vogliamo la rot­tura, ma non siamo nep­pure dispo­sti ad appli­care la poli­tica così com’è stata finora. Que­sto lo capi­scono anche a Bruxelles.

ANGELO MASTRANDREA

da il manifesto

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