#JeSuisCharlie. Quel che ho detto agli studenti di Bologna

Matite-in-aria-JeSuisCharlieOggi si è tenuto un presidio con più di 1000 studenti delle scuole superiori di Bologna, sotto le foto dei partigiani martiri della Libertà in Piazza del Nettuno. Ognuno di loro aveva una matita con se. Ci sono stati moltissimi interventi, gli studenti e le studentesse hanno dimostrato molta maturità, hanno dimostrato di essere un’argine consapevole contro le bestialità razziste che anche nella nostra città, come in tutta Europa, non mancano di palesarsi. Di seguito è scritto il mio intervento fatto dal loro microfono aperto.

La nostra coscienza, le nostre consapevolezze e sensibilità ci portano qui oggi a ricordare i vignettisti e giornalisti morti nell’attentato alla redazione di Charlie Hebdo. In un attimo di orrore l’odio ha spezzato le loro vite, i loro disegni e la loro critica senza se e senza ma ad una società che, ancora oggi nel 2015, vuol dirsi laica e libera ma che nelle sue fondamenta dimostra tutt’altro.

Se mettessimo da parte il contenuto delle loro vignette, su cui naturalmente si può discutere, dei loro lavori e della loro satira li colpiremmo una seconda volta. In queste ore molti si sono detti “Charlie”, molti hanno postato sui social network l’hashtag scelto per non essere indifferenti a quanto successo. #JeSuisCharlie, nous sommes Charlie… ma è davvero così? La loro satira colpiva l’ipocrisia delle autorità religiose, l’ipocrisia dei governi e delle forme che la politica si da. Senza esclusione di colpi quel giornale spietato denunciava l’influenza che la religione istituzionalizzata ha sulla vita di tutti. È per questo che qui, di fronte agli studenti che non sono rimasti indifferenti rifletto, ragiono e mi dico sinceramente che non tutti sono Charlie. Non lo sono le sentinelle d’odio, non lo sono i razzisti, non lo sono quei giornali italiani che oggi sono usciti con dei titoli bestiali. Non lo sono quei politici e quei partiti che negli ultimi anni hanno promosso “editti bulgari” contro la satira italiana; se oggi apparentemente si dicono “Charlie” è perchè quest’evento permette loro di avere un ruolo, di sopravvivere.

Chi oggi è Charlie, chi combatte per la libertà, l’uguaglianza e la fraternità universale non può non porsi dei problemi, non può permettere che continui un calderone “conformista” nel quale un tipo come Charb non si sarebbe mai sentito a suo agio. Abbiamo spesso questo difetto, anche chi è in buona fede: ritualizzare ed omogeneizzare per rendere il tutto più digeribile a chiunque.

Oggi questi valori sono a rischio, viviamo un tempo di guerra, una guerra che spesso non percepiamo o che, se intuiamo, riteniamo lontana da noi. I paesi occidentali nel portare “la democrazia” sulla punta dei cannoni hanno fomentato odio, hanno distribuito povertà tanto quanto hanno scippato risorse, i nostri governi hanno trattato il resto del mondo come il proprio giardino, il proprio “backyard”, il proprio orto privato. I paesi occidentali, la NATO che occupa militarmente i territori dell’articolo 11 della nostra Costituzione, i nostri territori, da ormai troppo tempo si sono resi i principali artefici di quest’odio, lo hanno fomentato e costruito ad hoc nelle situazioni che più convenivano loro. Senza girarci intorno, NATO e “fan a stelle e strisce” hanno armato le mani del terrorismo di matrice islamica per colpire gli ostacoli alla loro egemonia ed al loro espansionismo. Dopo l’11 settembre dei “pastori afghani” che buttano giù le Torri Gemelle si è scatenata la spirale d’odio più atroce e sanguinosa dell’ultimo secolo.

Ma che c’entra quel che dico con Charlie?

Mi pongo degli interrogativi, forse è troppo presto per avere chiaro il quadro, per conoscere i mandanti di quegli esecutori di morte. Abbiamo imparato in questi anni che l’apparenza inganna, che la verità è qualcosa di più complesso. Portavamo “democrazia” in Iraq, chi l’ha vista? Toglievamo le “armi chimiche” a Saddam, chi le ha viste? Nessuno, ma tutti hanno potuto vedere con i propri occhi lo scippo delle risorse petrolifere di quella terra, tutti hanno ascoltato le tante motivazioni “ufficiali” (la “sicurezza”, la “civiltà in pericolo”, la “democrazia a rischio”), tutti hanno i risultati sotto gli occhi. C’entra Charlie perchè in suo nome qualcuno ci riproporrà presto tutto questo. C’entra Charlie perchè in suo nome fomenteranno l’odio contro i tanti mussulmani che vivono pacificamente insieme a tutti noi, c’entra con Charlie perchè svieranno l’attenzione verso questo odio “orizzontale”, facendoci completamente dimenticare che l’insostenibilità di questa società si combatte dal basso verso l’alto e non verso quello che sta accanto a noi che, spesso, vive le nostre stesse condizioni, che ha la sola colpa di avere una storia diversa da molti di noi.

Chi oggi nelle scuole si interroga fa già un atto rivoluzionario, l’indifferenza tanto quanto la paura rendono i popoli più gestibili, più governabili, meno inclini alla critica e alla protesta. Chi oggi si interroga qui tra noi ha secondo me un compito fondamentale: trasformare la nostra tristezza ed indignazione in attivismo critico, in un collettivo che sappia renderci cittadini alla ricerca continua della verità, non semplicemente spettatori proni delle verità svelate, concesse, opportune. Il rischio è che sia un rito questo, diciamocelo, un rito che ci fa stare un po’ meglio, ma che domani lascia tutto così com’è. Io credo fortemente che tra di noi possa nascere un ampio e vero movimento per la pace, contro le violenze degli stati, contro l’imperialismo e la globalizzazione, contro le strumentalizzazioni di fatti tragici come questo. Combattere oggi per la pace e per il disarmo delle potenze imperialiste e guerrafondaie significa lottare per un mondo libero, dove l’unica vera unità di misura sia il pensiero, le opinioni, anche dure, anche se apparentemente offensive come le vignette.

Questo è il mio augurio, non perdetevi e non perdiamoci di vista, perchè non costruiscano su questa tragedia mille altre tragedie. Dietro le vendette, dietro le “guerre umanitarie” e contro il terrorismo, dietro i presunti paladini delle libertà “occidentali” c’è molto altro, c’è l’odio che solo un dio è in grado di creare: il dio denaro.

SIMONE GIMONA
Giovani Comuniste-i Bologna

da www.prcbologna.it

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