«LIVORNO VUOLE ESSERE COMUNISTA»

di Frida Nacinovich

Nei comitati politici, nelle discussioni fra compagni, anche sulle pagine dei giornali si dice continuamente “ripartiamo dai territori”. Facciamolo. La federazione di Livorno è da sempre una delle roccaforti di Rifondazione comunista, Niccolò Gherarducci si occupa di organizzare il partito in un’area molto vasta, dove il Prc è radicato non solo nel capoluogo ma anche nella sua provincia.
Per anni Rosignano è stato il circolo di Rifondazione con il maggior numero di iscritti, Sandro Curzi inviò la già famosissima Rina Gagliardi, all’epoca prima firma di Liberazione, alla festa del partito. Oggi chiediamo a Gherarducci di fare il punto della situazione.

Domanda diretta: resiste Rifondazione a Livorno? 
Abbiamo più di seicento iscritti, un numero che è rimasto stabile anche dopo la scissione del 2009. Dieci circoli cittadini e quattro nella provincia. Qui Rifondazione è un partito radicato, che ha stretti rapporti con le altre realtà della sinistra livornese. Mi riferisco alla Cgil, all’Anpi, all’Arci, la Uisp, alle cooperative e alle associazioni di quartiere. La brutta prova elettorale di Rivoluzione civile si è fatta sentire anche a Livorno, ma meno che in altri territori. Il nostro 5% è pur sempre il doppio del risultato nazionale alle elezioni di febbraio. Dico con un certo orgoglio che la nostra scelta di stare fra i lavoratori e di essere presenti nelle vertenze territoriali ha pagato.

Seconda domanda, altrettanto diretta: il congresso di Rifondazione è alle porte. Come si sta avvicinando il Prc labronico all’appuntamento?
Penso che questo congresso sia un’opportunità da non perdere. In gioco c’è la possibilità di dare una strategia ed un ruolo politico ai comunisti. Bisogna ricreare in Italia un polo della sinistra, rilanciare la costruzione di un partito unitario dei comunisti, che sappia essere un punto di riferimento per i lavoratori e avanguardia nelle lotte. Lo dico chiaramente: Rifondazione comunista deve scegliere se vivere o morire. Vanno lasciate da una parte le posizioni minoritarie, settarie e autoreferenziali. Dobbiamo metterci generosamente a disposizione per l’unità di tutta quella pluralità di forze, individualità e culture esistenti nel campo della sinistra italiana. Per valorizzare tutte le energie ancora esistenti nel partito occorre evitare scorciatoie maggioritarie nella formazione degli organismi dirigenti.

Che significa? Avete perplessità sul regolamento di questo “straordinario” congresso? 
Premessa: il documento politico congressuale a mio avviso è poco chiaro. Avanza tante proposte ponendole tutte quante sullo stesso piano, senza far riferimento alle classi sociali, quindi alla lotta di classe, al partito di massa, rinunciando ad un’analisi marxista della società. Spero che vengano presentati emendamenti per mutarne radicalmente lo spirito. Ho forti dubbi anche sul regolamento, e alcune vere e proprie contrarietà. Chi esprime posizioni politiche diverse deve avere la possibilità di essere rappresentato in base ai consensi che ha raccolto. Invece questo non sta succedendo. Peraltro l’aver impostato percentuali basse per la presentazione degli emendamenti è anch’esso un elemento negativo. Così si favorisce il frazionamento.

Non ti sembra di essere un po’ troppo tranchant? Il congresso straordinario non rischia di trasformarsi in un’ordinaria occasione per avviare un nuovo capitolo della franca discussione interna al partito della Rifondazione comunista? 
Nel documento si ricorda Gramsci sostenendo che i partiti sono lo specchio della società. Ecco, una parte del gruppo dirigente ha introiettato le logiche che oggi vanno di moda. In quest’ambito si vogliono istituire le assemblee dei segretari di circolo, gli adepti che fanno riferimento al capo, oppure si vuole formare parte cospicua del prossimo Cpn direttamente con i segretari di federazione. Si otterrebbe evidentemente l’effetto opposto a quello auspicato. Intanto perché con il trenta per cento del partito una parte potrebbe divenirne maggioranza assoluta, poi si svilirebbe il ruolo degli organismi interni al partito.

Da convinto proporzionalista, cosa pensi del referendum tra gli iscritti?
Anche la proposta dei referendum tra gli iscritti mi lascia perplesso, non perché non credo si debba allargare la partecipazione, anzi questo sarebbe un nobile intento. Ma piuttosto perché bisogna ridare autorevolezza agli organismi dirigenti e a chi ne fa parte. Agli iscritti spetta poi naturalmente il compito di verificare tutto ciò.

Insomma se ne vedranno delle belle…
Segnalo che la segreteria dei verdi tedeschi ha rassegnato le dimissioni dopo aver raccolto alle ultime politiche soltanto l’8,4 per cento dei consensi. Concedimelo. Fa sorridere, non trovi ?

Torniamo a Livorno. Si dice da più parti che la crisi non ha risparmiato neppure questa città. 
La crisi ha picchiato duramente su una realtà già provata da anni di deindustrializzazione, perdita di posti di lavoro e crescita di precarietà. E’ l’effetto di una situazione più generale, ma segna anche il fallimento del tentativo portato avanti dalla classe dirigente cittadina targata Pds-Ds-Pd di dare gambe solide al sistema economico livornese. In questo senso è emblematica la situazione delle realtà industriali cittadine e dello stesso Porto di Livorno, dove si rischia la perdita di altre centinaia di posti di lavoro. Le realtà dell’autogestione all’interno del porto hanno permesso che la ricchezza creata avesse una ricaduta significativa sulla città. E nonostante la crisi, sono ancora oggi – pur tra mille difficoltà – un pezzo vitale dell’economia e della vita sociale livornese, che occorre salvaguardare dagli attacchi dei grandi gruppi armatoriali. Un passaggio decisivo è quello di un programma di investimenti infrastrutturali: escavo dei fondali, messa in sicurezza delle imboccature del porto, parziale completamento della “piattaforma europa” ed i collegamenti soprattutto quello ferroviario.

Ce la fa Rifondazione e più in generale la sinistra livornese, che si trovano di fronte a un Pd egemonico, a far pesare le proprie ragioni politiche?
Rifondazione comunista a Livorno ce la sta mettendo e ce la metterà tutta. Incalzeremo il centrosinistra, la città ha bisogno di risposte concrete. Le stesse scelte urbanistiche di questi anni hanno prodotto la desertificazione sociale, culturale e commerciale del centro città. Ripensare un assetto equilibrato del territorio, che restituisca al centro importanti funzioni di servizio collettivo ed una riqualificazione edilizia ed il riuso del patrimonio pubblico degradato (le Fortezze, le caserme, i Macelli, le Terme del Corallo, ecc.) è uno dei capisaldi per la rinascita del pentagono del Buontalenti ed i quartieri vicini.

FRIDA NACINOVICH

da Liberazione.it

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