«Vietato pubblicare immagini della polizia»

di Giuseppe Grosso

È «Rodea el congresso» parte quarta. Ultimo – solo in ordine di tempo – capitolo di quest’autunno spagnolo di contestazioni che l’altro ieri – ancora una volta – ha radunato a Madrid il popolo degli indignados. Per la quarta volta in un mese migliaia di persone hanno cercato di accerchiare il parlamento in segno di protesta contro il governo e il suo bilancio generale dello stato, in fase di discussione proprio durante la protesta. Ad impedirglielo hanno trovato il solito presidio di forze dell’ordine: 600 uomini in assetto antisommossa che hanno difeso l’inviolabilità della Camera. Non che ci fosse granché da difendere, in realtà. La manifestazione è stata pacifica e il tentativo di accerchiamento si è limitato a poco più di un gesto simbolico.
Un ragazzo, che voleva saltare le transenne per fronteggiare il cordone di Policia Nacional, è stato addirittura richiamato all’ordine dagli altri manifestanti. Un saggio tentativo di non fomentare il gioco del governo che in occasione delle precedenti manifestazioni «Rodea el congreso» ha cercato di delegittimare le protesta tacciandole di «estremismo radicale».
E, infatti – contrariamente all’esordio di «Rodea el congreso» che aveva fatto registrare 64 feriti e 35 detenzioni – né arresti né incidenti hanno segnato protesta dell’altro ieri, organizzata in concomitanza con il primo dei due dibattiti parlamentari per l’approvazione di questo bilancio generale dello stato a base di «oppressione e miseria», che si è protratto in aula fino alla tarda serata di martedì.
La concentrazione – convocata, come le tre precedenti, dalla coordinadora 25-S – non era stata notificata col dovuto anticipo alle autorità, che infatti hanno già intrapreso un’azione legale contro 50 manifestanti subito identificati dalla polizia. Uno di essi, che si è offerto volontario per formalizzare la comunicazione a manifestazione già iniziata, è stato multato con 6.000 euro. La delegata del governo Cristina Cifuentes, infatti, aveva dichiarato in anticipo l’intenzione di applicare alla lettera la legge che prevede sanzioni in caso di cortei non notificati, benché il presidio fosse già stato ufficiosamente annunciato dalla coordinadora 25-S già da molto tempo.
Pronta la reazione del movimento 25-S che tramite un suo avvocato ha fatto sapere che «bisognerà verificare se è lecito sanzionare un gruppo di persone che si riuniscono pacificamente. La vera intenzione di Cifuentes – ha proseguito il legale – è criminalizzare i movimenti sociali».
Anche senza arrivare a tanto, ciò che è certo è che il governo vuole rendere loro la vita difficile. Il ministero degli interni ha, infatti, proposto una norma per vietare l’acquisizione e la diffusione di immagini o video di poliziotti nello svolgimento delle loro funzioni. Il testo della legge non è ancora stato definito nei dettagli, ma vari giuristi hanno già evidenziato l’incostituzionalità della proposta che, a margine delle considerazioni di ordine giuridico, ha uno sgradevole sapore repressivo che si inserisce nel solco del generale inasprimento del codice penale attuato dal governo. Una vera e propria «forma di censura», come fa notare la presidente de la Federazione di associazioni di giornalisti (FAPE) Elsa González, che in un periodo di costanti proteste di piazza, punta a dissuadere la partecipazione dei cittadini. Un’eco delle proteste è arrivata fin dentro la Camera. «Perché c’è così tanta gente che protesta contro il bilancio se è “il più sociale dell’epoca democratica?”», ha chiesto al titolare del tesoro, Cayo Lara, portavoce del gruppo Izquierda Plural, riferendosi alla paradossale definizione del bilancio data dallo stesso ministro Cristóbal Montoro. E non solo la sinistra radicale ha manifestato la sua contrarietà all’approvazione del bilancio. Tutta l’opposizione ha cercato – con sforzo vano, data la maggioranza assoluta del Pp – di affondare un bilancio «ingiusto ed inefficace» che, tuttavia, ieri mattina ha puntualmente superato la prima ratifica.
Messa a tacere l’opposizione, il ministro ha speso parole poco concilianti anche sulla questione nazionalista: «Mentre alcuni approfittano per trarre vantaggio politico dalla situazione, il governo paga le fatture» – ha detto Montoro. Intanto i manifestanti arrestati nella manifestazione del 25 settembre, rischiano di tornare davanti all’Audiencia nacional per difendersi dall’accusa di crimini contro lo stato, dopo che il giudice istruttore ha impugnato la sentenza del tribunale nazionale che aveva ravvisato vizi di forma nell’imputazione. Una commissione del tribunale di Madrid prenderà una decisione definitiva sul caso.

GIUSEPPE GROSSO

il manifesto, 25 ottobre 2012

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