Ce lo chiede l’Europa!

di Anna Belligero

Solo due giorni fa la Cassazione ha riconosciuto (finalmente è ufficiale!) che “le gesta” delle forze dell’ordine durante le giornate di Genova 2001 hanno screditato l’Italia agli occhi dell’opinione pubblica internazionale. Posto che questa è la parte delle motivazioni che ci riguarda meno, mi chiedo come sia possibile che un Capo di Governo come Monti, così attento alle reazioni dell’opinione pubblica mondiale,  abbia voluto, e continui a mantenere nel suo Governo, un responsabile di primo piano di quella figuraccia come Gianni De Gennaro. Ma questo importerà, mi auguro, anche a Mario Monti.

 A noi, che di quella vicenda abbiamo sempre saputo tutto dal primo momento, e che non abbiamo smesso di cercare verità e giustizia, adesso che la verità è di pubblico dominio, interessa la giustizia.

L’operazione “si è caratterizzata per il sistematico ed ingiustificato uso della forza” da parte di tutti i poliziotti che hanno fatto irruzione” , si legge nei documenti. Ed ancora: “i poliziotti che fecero irruzione si erano scagliati sui presenti, sia che dormissero, sia che stessero immobili con le mani alzate, colpendo tutti con i manganelli (detti ‘tonfa’) e con calci e pugni, sordi alle invocazioni di ‘non violenza’ provenienti dalle vittime, alcune con i documenti in mano, pure insultate al grido di ‘bastardi’”. Ecco, questa è la parte che ci interessa, e, drammaticamente, ci riguarda di più. La parte in cui viene descritta la violenza, la ferocia, con cui i poliziotti hanno trattato dei semplici cittadini indifesi e indignati la notte del 21 luglio 2001.

Stiamo aspettando, dunque, dopo 11 lunghi anni, ancora la giustizia (che ovviamente non sarà mai davvero tale, perché Carlo non tornerà tra noi), e mentre aspettiamo, senza aver smesso di essere indignati e di dimostrarlo, senza aver smesso di credere che sia possibile un altro mondo e di lottare per ridisegnarlo, ecco che ancora torna, violenta e ingiusta, la repressione.

Oggi le strade italiane si sono riempite di giovani studenti che manifestavano per un sapere pubblico, laico, accessibile davvero, per una democrazia effettiva nei luoghi del sapere, e contro i tagli scellerati di un Governo che obbedisce solo ai diktat della Troika.

Un Governo, quello targato Monti, che tra poco più di un mese spegnerà la prima candelina, dopo aver spento qualunque speranza di uscita dalla crisi.

Perlomeno, qualunque speranza di uscirne senza far pagare sempre gli stessi: studenti, lavoratori, pensionati, precari, donne, migranti. Utilizzando, certo, le stesse politiche del Governo Berlusconi che l’ha preceduto, ma con il sostegno fondamentale dei voti del PD, questo Governo ci sta trascinando in un debito senza fine, con l’obiettivo di disabituarci financo alla democrazia.

Questo è un governo di classe, e sta portando avanti un progetto integralmente liberista di smantellamento dello stato sociale, dei diritti e delle libertà e della democrazia reale. Un governo che meriterebbe un’opposizione molto più forte e compatta di quella che è in campo, sparpagliata, a tratti timorosa, spesso inefficace.

Un governo che giustifica ogni suo provvedimento, ogni nuovo sacrificio, ogni azione repressiva, con la fatidica frase: “Ce lo chiede l’Europa”.

Io credo, invece, che l’Europa sia un’altra cosa, e ci chieda ben altro.

La nostra Europa è quella del Portogallo infuocato dagli scioperi, di Madrid invasa dagli indignados contro l’austerity e per il proporzionale, quella delle rivolte greche e del 27% di Syriza. La nostra Europa è quella che s’incontrerà dall’8 all’11 novembre a Firenze, dove dieci anni dopo il Forum Sociale Europeo del 2002, che vide la partecipazione alla manifestazione conclusiva di oltre un milione di persone, reti, movimenti, partiti della Sinistra Europea, si rincontreranno, per costruire insieme strategie, campagne e mobilitazioni paneuropee.

Il nemico non è l’Europa, ma quest’Europa, e noi dobbiamo lavorare affinchè i luoghi di discussione e conflitto si moltiplichino, e lo facciano senza perdere di vista l’obiettivo: sconfiggere la Troika, battere l’austerity, riprenderci la nostra democrazia e i nostri diritti.

Le manifestazioni di oggi hanno colto nel segno, perché hanno mantenuto visibile la relazione fortissima che c’è tra i tagli ai saperi (ovviamente non solo ai saperi), questo Governo, e quest’Europa.

Le manifestazioni delle prossime settimane, da quella del 12, promossa da studenti ed FLC, fino a quella esplicitamente e integralmente contro Monti e il montismo del 27 ottobre, promossa da vari soggetti tra cui PRC e GC, non possono non tener conto di questo, perché, appunto, ce lo chiede l’Europa, la nostra Europa.

Non basta esultare per quello che accade altrove, o dire le cose a metà, o semplicemente indignarsi dietro una tastiera, è necessario organizzare le nostre mobilitazioni e connetterle con quelle di Spagna, Grecia, Portogallo; è necessario alimentare i focolai di resistenza che si accendono anche nel nostro Paese e che hanno bisogno di un luogo di confronto e unificazione. E io credo che ottobre sia il mese ideale per realizzare un progetto così ambizioso e complesso, ed è bene che si sappia che quella di oggi era solo “la prima mobilitazione dell’autunno”. E noi non solo non abbiamo paura, ma, come a Genova 2001, abbiamo ancora ragione.

ANNA BELLIGERO
Portavoce nazionale Giovani Comuniste/i – Resp. saperi

6 ottobre 2012

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