Noi ricordiamo tutto, anche ciò che viene dimenticato!

di Marco Giordano e Daniele Maffione

Negli ultimi 20 anni il tema delle foibe è entrato nel dibattito pubblico e culturale italiano, acquistando attenzione da parte dell’opinione pubblica. Attorno a questo tema si è sviluppato una lettura del fenomeno, animata soprattutto dalle forze di destra ma che ha avuto il consenso anche di alcuni settori della sinistra, che vede le foibe come genocidio degli italiani perpetrato dai partigiani comunisti jugoslavi. Tale visione si è inserita sullo sfondo di un clima culturale segnato dal revisionismo storico, corrente di pensiero che ha mirato a screditare la memoria della Resistenza antifascista nel nostro Paese, equiparando di fatto partigiani ed ex combattenti della Repubblica di Salò, ed ha preparato il terreno fertile per l’avvento del bipolarismo maggioritario e della Seconda Repubblica, approfittando della crisi dei partiti di massa a causa di Tangentopoli. Effetti immediati di questi cambiamenti politici sono stati lo sdoganamento della destra postfascista, l’affermarsi del berlusconismo, gli attacchi alla Costituzione espressione dei valori antifascisti di libertà, democrazia e giustizia sociale, la creazione di un sistema politico bipolare segnato dalla “rincorsa al centro”.

Il grande assente di questo dibattito è la politica di italianizzazione forzata condotta nei territori lungo il confine orientale italiano verso la popolazione slovena, preceduta da veri e propri toni razzisti usati dall’irredentismo verso “i barbari slavi”, ritenuti inferiori. Una politica iniziata dall’Italia liberale uscita vittoriosa dalla Prima guerra mondiale, continuata poi dal regime fascista. Una politica che ha prodotto persecuzioni xenofobe, violenze contro civili, esecuzioni, modifica di cognomi di persone , di nomi di luoghi e città. Si tratta di un elemento necessario per capire davvero la spirale di odio e di violenza che ha determinato le foibe. Accanto a questa assenza si aggiunge una diffusione errata del numero dei morti, manipolato in eccesso, come molti storici italiani e sloveni hanno dimostrato.

Per i Giovani comunisti, la nostra storia, la storia del movimento operaio, è anche terreno per praticare la cultura della rifondazione comunista: non si tratta né da un lato di arroccarsi nel silenzio, nell’evitare alcuni argomenti perché ritenuti scomodi ed imbarazzanti, o di aggrapparsi a presunte certezze della tradizione, mostrandosi giustificazionisti; né dall’altro lato di assimilare il punto di vista dominante dei nostri avversari, che mirano a cancellarci, a partire dalla nostra memoria. Commetteremmo in entrambi i casi degli errori. Pensiamo che le foibe siano state una manifestazione di violenza, che abbiano coinvolto anche persone innocenti, ma che queste violenze vadano lette alla luce del contesto storico in cui si sono svolte, un contesto di guerra a cui si è aggiunto un passaggio violento da una condizione politica ad un altra. Si tratta di praticare la ricerca, contro i dogmatismi ed i luoghi comuni.

In vista del 10 febbraio, Giornata del Ricordo delle vittime delle foibe e dell’esodo dall’Istria e dalla Dalmazia, il Coordinamento Nazionale GC, riunito a Roma il 29/01/2012, promuove l’organizzazione di momenti di discussione e di approfondimento, nelle scuole, nelle università, nei nostri circoli, su queste tematiche, in collaborazione con l’ANPI e le altre realtà antifasciste, chiedendo la partecipazione di esperti della materia. Vogliamo che si conoscano anche le violenze e le persecuzioni xenofobe del fascismo sulla popolazione slovena, che si faccia chiarezza su un tema doloroso e complesso, che vengano analizzati i disegni politici che stanno dietro la strumentalizzazione di questo argomento, che possa emergere un’idea moderna di antifascismo su cui fondare le mobilitazioni antirazziste.

MARCO GIORDANO
DANIELE MAFFIONE

Ordine del giorno approvato dal Coordinamento nazionale delle/dei giovani comuniste/i il 29 gennaio 2012

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