Se il “maquillage” di Casa Pound fa breccia a sinistra…

di Roberto D’Andrea

L’operazione estetica compiuta dai fascisti di Casa Pound sembra ormai aver raggiunto gli scopi che si prefiggeva: sono numerosi infatti gli episodi di contatto, di incontro, e quindi di legittimazione, che hanno incassato i fascisti “del terzo millennio”, ai danni di opportunisti o sprovveduti in cerca di fama, che orbitano in quello che un tempo si chiamava arco costituzionale, nel Pd o in alcuni movimenti. Si tratta di esponenti politici in cerca di pubblicità, o di giornalisti non più sulla cresta dell’onda che comunque provano a galleggiare, o ancora autori di libri che tentano operazioni azzardate di marketing organizzando eventi nelle sedi di Casa Pound (o prestandosi a dibattiti). Abbiamo smarrito la memoria e forse è il caso di fermarci tutti a fare una riflessione.

Fascismo e neofascismi
Il fascismo, prima di consolidarsi come regime e di incamminarsi sulla via del totalitarismo, nasce in Italia come movimento populista, ma fin dai suoi primi passi istituisce un’alleanza solidissima con la classe borghese che era – ovviamente – contraria al movimento operaio che all’inizio del secolo scorso si stava sviluppando ed organizzando. In questo senso, il fascismo, specialmente nella sua componente ideologica, non si pone come una mera risposta reazionaria ai mutamenti della società, ma prova ad indicare una presunta terza via fra capitalismo e socialismo. Si tratta del tentativo di disarticolare il campo politico e di mascherare il lavoro sporco fatto in nome del capitale.

Il fascismo propaganda se stesso utilizzando anche, parzialmente ed in modo strumentale, l’immaginario del movimento dei lavoratori: esso richiama in teoria tematiche sociali ma predica nella sostanza l’interclassismo; declama la retorica sul lavoro e, nel contempo, vieta le riunioni di più di tre persone nei luoghi di lavoro, reprime l’organizzazione dei lavoratori, abolisce la libertà sindacale, devasta le camere del lavoro e le sedi dei partiti dei lavoratori.

L’ideologia fascista non muore, in Italia, assieme al suo regime, sebbene sia stato sconfitto dalle forze della Resistenza. Rimane in certi angoli della società, riorganizzandosi nei settori estremi della destra italiana. E, come aveva fatto al suo principio, continua la sua opera di camaleontismo e travisamento.

Si tralascia qui qualunque considerazione e valutazione sul fenomeno dell’Msi e sul traghettamento e sdoganamento della classe politica di quel partito dalla Prima alla Seconda Repubblica; tema su cui esistono ampie ed approfondite analisi. Interessano invece, per l’attualità del fenomeno, le forme del neofascismo nell’ambito cosiddetto “movimentista”, e i suoi rapporti con una certa parte del centrosinistra.

Un antecedente dei movimenti neofascisti attuali si può ravvisare nei “nuovi” fascisti degli anni Sessanta e Settanta: gruppi che si autodefinivano nazi-maoisti, e che con una retorica subdola riuscivano ad infiltrarsi nel movimento studentesco, nel nostro ’68, auspicando – nelle assemblee – la “dittatura fascista del proletariato”.

Casa Pound
Questo maquillage, ossia l’operazione programmatica di mascheramento di un’ideologia violenta e repressiva dietro una maschera più o meno politically correct, continua anche ai nostri giorni: Casa Pound fa infatti una mera operazione di contaminazione contenutistica che ai meno accorti (o ai più politicamente disinvolti) è sembrata forse sostanziale. Ma non lo è nei fatti.

Casa Pound negli ultimi anni ha fatto una operazione di abbandono, almeno sul piano pubblico, delle retoriche palesemente sessiste, razziste e omofobe. L’intento appare quello di rassicurare le donne madri, i migranti, le persone omosessuali, ma soprattutto di certificare la natura sinceramente democratica del movimento neofascista.

 L’innovazione di Casa Pound è quindi esclusivamente estetica: ostentano infatti modalità democratiche in pubblico, predicano il libero confronto fra le idee, mentre propagandano la violenza e si prestano ai pestaggi.

 Bravi ragazzi con la faccia buona insomma, che organizzano la socialità nelle loro sedi e costituiscono associazioni di promozione sociale e fanno tanto sport, che pacatamente discutono di merito nascondendo così l’immagine del fascismo come movimento violento e antidemocratico.

Quasi che fosse possibile bere veleno senza morire.

Sessismo, razzismo, omofobia
Se non si è in malafede o animati da altre mire, però, basta consultare il programma di Casa Pound per leggere quanto siano profondamente sessiste le ricette che interpretano le donne solo come produttrici di figli e quanta retorica “sulla vita” venga fatta.

 Non ci vuole poi molto a notare che nella sezione dedicata ai migranti si parla sostanzialmente solo di blocco dei flussi e di rimpatri. Venendo ai fatti recenti, poi: non basta liquidare come pazzo chi ha ucciso due ragazzi senegalesi a Firenze. È del tutto evidente che la creazione di un immaginario collettivo che individua in chi ha il colore diverso della pelle un corpo estraneo da espellere (propria storicamente di tutti i movimenti di estrema destra e dunque anche di Casa Pound) crea un terreno fertile e favorisce in maniera diretta episodi di efferata violenza criminale.

Per quanto riguarda la tematica dell’omofobia, i nuovi fascisti “terzomillenari” non si definiscono (più) omofobi, ma nel loro programma non vi è alcun punto che riguardi il riconoscimento dei diritti per le persone lgbti. Questo fa il paio con quanto accade in certi settori del centrosinistra, dove alcuni sono vittime di un preoccupante vuoto di discorso politico e hanno rinunciato a qualunque tentativo di costruire egemonia culturale, di spostare il terreno della rivendicazione di diritti su un piano acquisitivo, ma si sono affannati nella ricerca di un dialogo a destra che, oltre ad essere palesemente inaccettabile, è anche sostanzialmente controproducente. In Italia non c’è più (o forse non c’è mai stata) la convinzione che per le persone omosessuali il riconoscimento della parità dei diritti non è questione di liberalismo (o di carineria dei soggetti che ne dibattono), ma è una questione sociale e come tale va affrontata, in un’ottica complessiva, da sinistra.

Sessismo, razzismo, omofobia, rimangono tuttora punti distintivi del ragionamento neofascista, accompagnandosi alle classiche rivendicazioni sociali con cui questo tipo di destra estrema ha sempre scimmiottato il socialismo propriamente detto e mascherato quindi la sua vera identità.

Si noti, peraltro, che la propaganda di politiche sociali e pseudo-stataliste, ampiamente corredate di razzismo e di omofobia, condite dall’offerta di socialità, è propria tanto dei movimenti neofascisti extraparlamentari, quanto di forze politiche quali la Lega Nord.

L’analogia fra Casa Pound e Lega, con le dovute differenze, non è casuale: la responsabilità dell’affermarsi di questi fenomeni di destra sociale deve essere ricercato nell’abbandono, a sinistra, dell’elaborazione e dell’iniziativa politica. Così come delle pratiche antifasciste.

  O dentro o fuori Casa Pound
Il fatto è che ormai gli episodi di contaminazione, di reciproca legittimazione, di scambio gratuito di pubblicità fra fascisti e chi li frequenta, iniziano ad essere più d’uno. Occorre pertanto riflettere in maniera ampia e collettiva su quanto sia globalmente pericoloso rimuovere il vincolo antifascista e sdoganare l’estrema destra.

La cosa che maggiormente lascia sgomenti molti antifascisti è il fatto che chi è di sinistra e si presta a questa operazione non si accorge che frequentando quegli ambienti fa esattamente il gioco e rientra esattamente nel disegno di sdoganamento dei fascisti “del terzo millennio”. O, peggio, forse lo mette in conto e decide che, in fondo, lo scambio fra abbandono delle pratiche antifasciste e conseguimento di notorietà personale sia accettabile.

E quanti affermano che frequentare i fascisti sia una cosa che mette più in difficoltà “loro” che “noi”, che li si frequenta per metterli in difficoltà politica, per finalità scientifiche o sociologiche, e che lo fanno per conoscere il nemico, dovrebbero capire che la loro azione complessivamente è dannosa. E dovrebbero trarne le dovute conseguenze. Qualsiasi atto è politico. E quanto avvenuto di recente a Roma circa presenze di sinistra nelle sedi di Casa Pound è altrettanto politico.

Non si può discorrere di politica, di giornalismo, di sociologia coi fascisti, ignorando i percorsi reali dei territori, delle scuole e delle università, delle città e dei quartieri metropolitani (e a Roma, ovviamente, il problema è più grave che altrove), il vissuto reale di chi quotidianamente combatte il dilagare sul territorio delle formazioni neofasciste. Non si può andare a parlare con gli stessi che aggrediscono i ragazzi nelle strade di Roma.

Sandro Pertini, citando Voltaire, in una storica intervista (facilmente reperibile anche su Youtube), afferma di essere pronto a battersi fino al costo della vita perché un altro individuo possa esprimere liberamente il proprio pensiero, anche se diverso dal suo. Aggiunge che, da socialista, rispettava la fede politica degli altri. Affermava che l’essenza della democrazia risiedeva nella discussione, nel polemizzare con gli altri, che dovevano essere liberi di esprimersi. Ma quando il giornalista, in quell’intervista, chiede al presidente partigiano se sia degna di rispetto anche la fede politica dei fascisti, egli risponde: “NO! Questa la combatto con ben altro animo. Il fascismo per me non può essere considerato una fede politica, il fascismo a mio avviso è l’antitesi delle fedi politiche. Il fascismo opprimeva tutti quelli che non la pensavano in quel modo: chi non era fascista era oppresso. E quindi non si può parlare di vera fede politica per chi opprime le fedi altrui”. O dentro o fuori insomma.

ROBERTO D’ANDREA
dal proflio Facebook, 13 gennaio 2012

1 commento su “Se il “maquillage” di Casa Pound fa breccia a sinistra…”

  1. invio copia di un mio commento su antiwar songs (v. la savoiarda) in merito alla soidisant ” terza posizione” e odierni epigoni…
    suggerisco poi “fascisti giù le mani dall’Irlanda” che gira in rete e, compatibilmente con le possibilità dell’autore (un “proletario autoalfabetizzato” privo di titoli accademici) affronta la questione in maniera più approfondita
    ciao
    GS

    da antiwarsongs:
    “Butto giù senza riflettere..
    precisiamo: terza posizione diceva di appoggiare i baschi e i palestinesi…poi sappiamo che in Libano (tra TP e NAR l’osmosi era continua, spesso coincidevano) frequentavano la Falange (fondata da un ammiratore di Hitler e Mussolini) e in Spagna i GAL….Provate a dirlo a qualche basco abertzale che eravate di TP…
    In Gran Bretagna venivano accolti e ospitati dal NF (fascista e ferocemente anti repubblicani irlandesi), oltre che dai servizi inglesi…
    Ma finiamola: erano solo infiltrati e provocatori, guardie bianche (se poi nel loro delirio preferivano rappresentarsi come “rivoluzionari” si tratta di problemi psichiatrici). Non è mai esistita una “terza posizione”. Sono invece esistite ed esistono variegate posizioni a sinistra (pensiamo oltre agli anarchici -nelle diverse interpretazioni – a consiliari, situazionisti etc…, ma comunque sempre anticapitalisti) con cui confrontarsi.
    Ricordo che alcune statue di Somoza padre (anche a cavallo) in Nicaragua erano un dono personale del Duce…(in realtà sarebbero state di Benito venute male e di cui voleva liberarsi…).
    ciao
    GS

    PS Tassinari avrà anche fatto un buon lavoro, ma sono convinto che abbia “guardato troppo a lungo nell’abisso..” (e la cosa notoriamente non è senza conseguenze).

    Gianni Sartori – 9/10/2014 – 10:01

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