Pio La Torre, un comunista contro la mafia

di Francesco Bellina

Sono passati ventinove anni da quel 30 aprile del 1982, quando persero la vita  l’allora Segretario Regionale del PCI, Pio La Torre e il suo autista, Rosario Di Salvo. Pio è stato ucciso a colpi di pistole e mitragliette perché dedicò la sua vita alla lotta alla mafia e al bene di contadini, operai e di tutti i siciliani. E’ Pio la Torre nel lontano 1949, da membro del Consiglio Federale del PCI, a dare inizio all’occupazione delle terre incolte affinché venissero assegnate in parti uguali a tutti i braccianti che ne avessero bisogno.

Con lo slogan: “LA TERRA A TUTTI!” inizia una lunga battaglia per la terra e i diritti, capace di far tremare padroni e padrini siciliani, fino a coinvolgere decine di migliaia di braccianti e cittadini.

Dopo la galera, l’esperienza al Consiglio Comunale di Palermo e l’elezione all’Assemblea Regionale Siciliana e al Parlamento, il compagno La Torre, continuò a battersi a testa alta contro il sistema mafioso: insieme al giudice Cesare Terranova, redasse la relazione che metteva in luce i legami tra mafia e politica e a questa aggiunse la proposta di legge “Disposizioni contro la mafia” volta ad integrare la legge 575/1965 e a introdurre un nuovo articolo nel codice penale: il 416 bis, proposta che fu un enorme passo avanti contro il fenomeno mafioso. Fino ad allora, infatti, questo non era riconosciuto come passibile di condanna penale.

La Torre però non si fermò e nel 1981, da Segretario Regionale del Partito Comunista Italiano, iniziò la grande battaglia contro l’installazione dei missili Nato nella base militare di Comiso.

Fu necessario il piombo delle pallottole per fermarlo, ma nessun proiettile è in grado di cancellare la memoria di un compagno come lui.

Come per Peppino Impastato, Mauro Rostagno, Placido Rizzotto e tanti altri compagni morti ammazzati, è nostro dovere, da giovani e da comuniste/i, riportare in vita il loro ricordo, la memoria e l’impegno.

La storia politica di Pio La Torre non può che essere , per ogni siciliano e per ogni comunista, un motivo di orgoglio e un esempio da seguire.

Nell’era del trasformismo imperante, dei Deputati dell’Assemblea Regionale Siciliana che fanno a gara per chi riceve più avvisi di garanzia, del Presidente della Regione Raffaele Lombardo indagato (tanto per non smentire il suo predecessore Totò Cuffaro) per concorso esterno in associazione mafiosa, riscoprire la storia di Pio La Torre non può che essere uno stimolo per le tante e i tanti siciliani onesti che sognano ancora una Sicilia migliore e un’Italia migliore.

FRANCESCO BELLINA

Coordinatore Provinciale Giovani Comunisti/e Trapani

30 Aprile 2011

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