Battaglie in fabbrica e feste di paese, e Rifondazione raddoppia i voti

E’ rimasta l’ultima roccaforte «rossa» della provincia di Vicenza. Dopo che anche una città col cuore a sinistra come Schio si è svegliata lunedì con la Lega Nord primo partito e la sinistra ai minimi storici, il risultato di Recoaro Terme, nel suo piccolo, fa storia: qui la Federazione della sinistra (che unisce Rifondazione e Comunisti italiani) raggiunge l’8,63 per cento. La sinistra fieramente comunista raccoglie 303 voti, ed è il quarto partito dopo Lega, Partito democratico e Pdl. Altro che partiti «leggeri», «liquidi» o «mediatici »: confrontando le urne di oggi con quelle di cinque anni fa, i voti sono sempre gli stessi, saldi e sicuri. E sono quasi il doppio delle Europee dell’anno scorso. Un fortino granitico che sta in piedi – nel mezzo di un Veneto un tempo bianco e ora verde, sempre moderato – grazie a una formula antica: un’idea del partito come organizzazione radicata, una sede in piazza dove discutere guardandosi negli occhi, tanti giovani iscritti, mille occhi nelle fabbriche e poi feste di paese, bandiere e volantinaggi al mercato. «Qui abbiamo mantenuto credibilità perché abbiamo lavorato come lavorava il vecchio Pci, come partito di massa e non di opinione. Abbiamo ottenuto un risultato lusinghiero del 13 per cento con la nostra lista civica alle comunali del 2009, e oggi ci confermiamo con una percentuale toscana più che veneta» dice Giuliano Ezzelini Storti, unico consigliere comunale di Rifondazione comunista in tutta la provincia. Nato il 24 gennaio del 1982, operaio magazziniere alla Valentino Fashion group di Valdagno, è stato eletto lo scorso anno in opposizione alla anomala alleanza (vincente) fra Lega e Pd. A soli 28 anni, Storti ha raccolto, alle regionali di domenica e lunedì, 244 preferenze a Recoaro e 424 nella provincia, risultando il più votato nella sua lista e, in paese, secondo solo a miss preferenze, Elena Donazzan. Ed è lui che, con i compagni, ha voluto spostare in centro a Recoaro il circolo della Federazione della sinistra, intitolato al partigiano Clemente Lampioni.

E’ l’unica sezione di partito del comune, nemmeno la Lega ne ha una. «Siamo l’unico circolo della provincia che organizza ancora la festa di Liberazione, ogni anno a Ferragosto, proprio dove il vecchio Pci faceva la festa dell’Unità, nelle scuole del centro – dice Ezzelini Storti -. Continuiamo a fare assemblee pubbliche e ad essere visibili sulla stampa ». A vincere è anche quel radicamento operaio che non si è interrotto. «Abbiamo un rappresentante sindacale di riferimento per ogni grande fabbrica dove lavorano i recoaresi: allo stabilimento dell’acqua minerale, alla Marzotto, alla ex Raumer, alla Valentino Fashion group. Un punto di riferimento per raccogliere le istanze dei lavoratori, che poi portiamo dentro le istituzioni. Un esempio? La crisi della Gds di Cornedo Vicentino, entrata prepotentemente nelle istituzioni grazie alle nostre interrogazioni: nei Comuni della Valle dell’Agno, in Provincia, in Regione». Non è un caso, forse, che Ezzelini Storti sia il responsabile regionale per gli enti locali della Federazione. «Stasera in consiglio comunale porterò quattro proposte su lavoro, ambiente, scuola e giovani – racconta -. Per il lavoro, vogliamo creare un fondo sociale che aiuti direttamente i lavoratori in cassa integrazione o mobilità, una delibera che stiamo facendo votare in tutti i comuni del Veneto. Un fondo aperto a tutti i residenti, anche agli immigrati». Già, perché, a quanto racconta il giovane consigliere, fra i monti di Recoaro la retorica leghista anti- immigrati non sembra attaccare più di tanto. «Recoaro è un modello dell’integrazione» dice Storti, citando il caso della «Chiamata di marzo», la sfilata festosa che ogni due anni, l’ultima domenica di febbraio, invade le strade con carri e figuranti in costume d’epoca.

Un’antichissima tradizione contadina cimbra che saluta l’arrivo della primavera e che ha contagiato anche i cittadini extracomunitari. «Qui l’integrazione è talmente avanti che vedi persone di colore partecipare alla sfilata, vestiti da figuranti. E’ impossibile che qui attecchisca la xenofobia e infatti la Lega cerca piuttosto di competere con noi sui temi sociali» prosegue il consigliere comunista con la barba e un nome altisonante («Ma sono un nobile senza portafoglio » scherza). Può sorprendere che, in un paese di quasi settemila abitanti dal glorioso passato fra le montagne vicentine, il partito con la falce e il martello possa contare su trenta giovani comunisti iscritti e su un segretario, Davide Marchi, di 21 anni. Ma stupisce ancora di più la fermezza di Ezzelini Storti quando gli si chiede il numero totale degli iscritti. «Quello non si dice, è segreto. I giovani sono una buona parte, ma il partito è molto più consistente » risponde. Fedele anche in questo alla vecchia scuola del Pci.

GIULIO TODESCAN, da Corriere della Sera.it

1° Aprile 2010

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